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Amarcord torinese del calcio in radio e tv: da Barletti a Costa, da Boscione a Castellotti

Beppe Barletti della sede Rai di Torino, così come Cesare Castellotti (in alto)

TORINO. Un tempo, l’ora del campionato italiano di calcio batteva con i tuoni e i lampi di settembre, con l’autonomia dei calendari agonistici e, soprattutto, con l’appuntamento “sacro” della domenica pomeriggio. Rari erano gli anticipi e rarissimi i posticipi (solo cause di impegni internazionali di quella tale squadra o recuperi di partite non giocate o interrotte per il cattivo tempo oppure per infortunio dell’arbitro Tal dei Tali): tutti in campo alla stessa ora, che variava in base alle stagioni: alle 14,30 in autunno-inverno, alle 15,00 tra inverno e primavera, alle 16,00 nelle ultime giornate del torneo.

La domenica di chi non poteva andare allo stadio era scandita da appuntamenti fissi, offerti dalla radio e dalla televisione: le radiocronache dirette dei secondi tempi con “Tutto il calcio, minuto per minuto” (e dal 1977 anche i collegamenti per i primi 45 minuti di gioco con “Domenica sport – Prima parte”) e un nutrito menu tardo-pomeridiano e serale davanti al video: “90° minuto”, i tempi registrati di una partita di serie B e di una di A; “Domenica sprint” (e dai primi anni ’80 anche “Sport Tre-Domenica gol”) all’ora di cena e infine “La domenica sportiva”, con l’attesissima moviola.

Gino Rancati
Gino Rancati

Erano anni in cui la Juventus ed il Torino erano le principali elette del nostro calcio, mentre le altre compagini piemontesi si affacciavano solo sporadicamente in serie B (Alessandria e soprattutto Novara), popolando invece il girone A della serie C (e poi di C/1 e C/2). Comunque sia, anche i risultati delle categorie inferiori venivano ricordati, spesso sul finire delle trasmissioni, dandone un breve, ma giusto ragguaglio.

Il compito di informare i tifosi, domenica dopo domenica, di quanto accaduto sui campi di gioco era affidato, come ben si sa, a un ricchissimo, eccezionale gruppo di giornalisti, i quali ebbero il grande merito di costituire la vera e propria linfa di un’irripetibile stagione di teleradiocronisti sportivi. Anche la sede di Torino della RAI contribuì appieno a quell’epoca, resa immortale grazie anche al recente successo di repliche integrali di antiche trasmissioni televisive su RAI Sport 1 (e anche, finchè c’è stata, RAI Sport 2), oltre, naturalmente, a YouTube, enciclopedia audiovisiva che, seppur non “ordinata”, permette sempre anche ai cosiddetti “nati digitali” di imparare a conoscere quel periodo, con i suoi campioni e i suoi “cantori”.

Come capitava in altre sedi della RAI (escluse Roma e Milano), i corrispondenti sportivi in forza al Centro di Produzione di Torino si occupavano sovente anche di ben altro (soprattutto di cronaca, sia bianca che nera), ma proprio in ambito sportivo essi riuscivano a dare il loro meglio.

Carlo Nesti

In origine, a riferire per radio e televisione delle gesta bianconere e degli alti e bassi granata dopo Superga erano sovente Emilio Fede (sì, proprio lui!) e Pier Giorgio Martellini (quest’ultimo, da non confondere con il suo ben più noto omonimo collega romano Nando, avrebbe poi fatto carriera come giornalista del “Radiocorriere-TV”), ma il primo grande radiocronista, affermatosi grazie a “Tutto il calcio” sin dalla primissima puntata del 10 gennaio 1960, fu un ligure dai modi eleganti e dall’indubbia competenza, Andrea Boscione. Originario di Alassio, Boscione lavorò alla RAI di Torino seguendo, sia per la radio che per la TV, non solo il calcio, ma anche gli sport invernali, e nei primissimi anni ’80 collaborò anche alle prime edizioni de “Il processo del lunedì”, finchè, a seguito di un male incurabile, non si spense nell’estate del 1983, lasciando una figlia ancora piccola. Oggi una via sita nei pressi del Lungomare di Alassio è intitolata a lui.

A realizzare sovente i servizi televisivi su Juve e Toro per “La domenica sportiva” sin dall’epoca della conduzione di Enzo Tortora (1965-’69) era un altro giornalista non piemontese, ma trasferitosi a Torino perché esperto soprattutto di automobili (e naturalmente anche di automobilismo): il cremonese Gino Rancati (1923-1998), il quale viene oggi ricordato dai più per essere stato il solo a pronunciare correttamente il cognome del giocatore pugliese, in forza alla Juventus per tutti gli anni Settanta, Franco Caùsio, laddove tutti preferivano la dizione “Càusio”, accettata con gentilezza e tolleranza dallo stesso “Barone”. Rancati, oltre ad essere un bell’uomo, era anche noto in RAI per essere un “rubacuori”, tanto che sposò l’annunciatrice della sede milanese Nives Zegna, già Miss Italia 1956, e la portò a Torino con sé, inserendola nel “giro” della sede piemontese, anche come presentatrice a fianco di autorevoli partners (come il professor Claudio Gorlier nell’edizione del giovedì del rotocalco quotidiano “decentrato” dal titolo “Il pomeriggio” nel 1981-’82).

Franco Costa con Michel Platini
Franco Costa con Michel Platini

Meno noto (apparve poche volte in “90° minuto”) fu Pino Patti, giornalista più bravo a scrivere i propri pezzi che a presentare un servizio: lo si vedeva spaesato, confuso, intimidito dalla telecamera. Certo è che di solito lasciava che fossero gli annunciatori (come Alberto Pozzo, figlio dell’allenatore calcistico Vittorio, due volte Campione del Mondo nel 1934 e nel 1938, e per un breve periodo anche Fabrizio Casadìo, passato poi a lavorare a Milano come speaker di annunci pubblicitari) a leggere i suoi commenti. Qualche volta anche Giancarlo Càrcano (1934-1993)  e Alberto Nicolello (quest’ultimo in prevalenza telecronista di sport invernali e in seguito capo ufficio stampa della Fiat), entrambi poi finiti al TG 2 nel corso degli “anni di piombo” assai duri per Torino, seguirono qualche incontro di calcio, finchè non arrivarono i due giornalisti che per lunghi anni si identificarono con le vicissitudini della Torino calcistica, specie negli anni in cui bianconeri e granata erano le principali squadre in lotta per lo scudetto: l’occhialuto Beppe Barletti, di origini paterne salentine, già nella redazione de “La Stampa” e tra i fautori dell’infruttuoso tentativo di una stazione TV a circuito chiuso presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova nel gennaio del 1967 (il prossimo 30 settembre egli taglierà il traguardo dei 90 anni: auguroni ! ! !), e il torinesissimo Cesare Castellotti, non propriamente amante del calcio (fu per anni il “vice” di Gino Rancati nei servizi telegiornalistici inerenti alle nuove vetture e all’attività agonistica della FIAT), ma spessissimo in onda a “90°” con le sue curiose giacche e i baffetti che a volte si faceva tagliare tra un collegamento e un altro, provocando anche le battute satiriche di attori comici come Enrico Montesano.

Nel 1980, invece, debuttò il commentatore sportivo RAI piemontese forse più amato di tutti i tempi: un bel ragazzo di 25 anni di nome Carlo Nesti, reduce da sei anni di collaborazioni con periodici specializzati a diffusione non solo regionale (“Calciofilm”, ad esempio) e quindi un autentico intenditore della materia calcistica. Aldo Biscardi e Nando Martellini credettero subito in lui, facendolo sia lavorare ogni settimana per “La scheda” de “Il processo del lunedì”, sia inserire in modo sempre più stabile nel giro dei telecronisti (ma senza disdegnare una lunga collaborazione radiofonica). Dopo aver eliminato quell’inflessione subalpina che ne caratterizzò i primi anni di attività, una volta assunta una dizione più limpida egli fu sempre più impiegato nelle telecronache delle partite internazionali. In tutto cinque campionati del mondo (commentando in coppia con Bruno Pizzul la per noi sfortunata finale di Los Angeles del 1994, perduta ai

Federico Calcagno

calci di rigore contro il Brasile), altrettanti campionati d’Europa, i tre titoli continentali consecutivi conquistati dalla Nazionale Under 21 (1992-1994-1996) e svariate finali di coppe europee, a cominciare dal successo del Parma, nel 1993, a Londra in Coppa delle Coppe contro l’Anversa. Dopo il “divorzio” dalla redazione sportiva della RAI, oggi Nesti collabora con emittenti private, cura il sito Internet Nesti Channel”, ma soprattutto è autore di interessanti libri nei quali, in modo forse un po’ ardito, ma efficacissimo, sport e teologia si incontrano.

Vi furono alcuni servizi per “La domenica sportiva” anni ’80 realizzati dal povero Gianfranco Bianco (1952-2016); nei primi anni ’90 arrivò Federico Calcagno, fiero appartenente a una gloriosa dinastia piemontese di scrittori e giornalisti, che seguì per anni il calcio (a volte sconfinando anche in Lombardia), ma si specializzò soprattutto nella scherma. Sul finire di quello stesso decennio si affacciò Francesco Marino, di origini meridionali, oggi prima voce RAI del calcio piemontese unitamente a quella di Stefano Tallia, quest’ultimo da poco in forza allo sport dopo essersi occupato di problemi sociali internazionali.

No, non lo abbiamo dimenticato, ma vogliamo concludere questa nostra piccola storia delle voci e dei volti che hanno suscitato emozioni d’ogni tipo nel cuore dei tifosi di Juve, Toro e dintorni attraverso la radio e la TV seguendo le orme di un enorme cappello che ormai da sette mesi troneggia su nel cielo, quello di Franco Costa, in TV per circa vent’anni, dagli anni ’80 fino ai primi del nostro millennio. Ci piace vederlo ancora inseguire l’Avvocato e magari chiedergli cosa ha mangiato prima di un delicatissimo incontro di campionato per la Juventus. Chissà quale divertente siparietto essi avrebbero inventato, se fossero riusciti a vedere e conoscere l’uomo del giorno, l’elemento più atteso di questo campionato italiano di calcio 2018-’19 ormai al via: Cristiano Ronaldo.

Cesare Borrometi

Laureato in Lettere, da diversi anni insegna nelle scuole secondarie superiori, collaborando con testate giornalistiche locali. Esperto di musica e della storia della televisione, è autore dei volumi “Lunario dei giorni di Tele” (2012), omaggio alla vecchia TV, e “Blog Sessantasette”, di prossima uscita, cavalcata di eventi piccoli e grandi dell’annata 1967. Dal 2014 dirige l’emittente radio-web Lucky Wave Radio.

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