Donata alla Mediateca di Piemonte Cultura la raccolta di libri in piemontese del poeta Calchera
Una nuova interessante raccolta di pubblicazioni in Lingua piemontese è stata donata alla Mediateca Folk, con sede in Via Luserna 8 a Torino, curata dall’Associazione Piemonte Cultura APS.
Si tratta della ricca Biblioteca che appartenne a Giovanni Calchera, poeta in Lingua piemontese che fece parte del gruppo dei Brandé, che riuniva le grandi voci della Letteratura regionale del Novecento: Calchera fu infatti amico di Camillo Brero, Pinin Pacot, Armando Mottura, Alfredino Nicola, Attilio Spaldo, Mario Albano, Censin Lagna, Aldo Daverio, Censin Pich.
Si tratta di un’importante donazione che comprende una settantina di preziosi volumi e raccolte di riviste, spesso rare e introvabili, provenienti dalla collezione privata della Famiglia Calchera. Il contatto tra Ettore Calchera, uno dei figli del poeta, e Bruno Donna, presidente dell’Associazione Piemonte Cultura, è avvenuto per il tramite di un esperto della lingua piemontese, Michele Bonavero, che cura la redazione del mensile “Piemontèis Ancheuj” e che ha segnalato a Calchera l’esistenza di questa prestigiosa Mediateca torinese, specializzata in pubblicazioni sulla Letteratura regionale, sulle Tradizioni del Territorio e sulla Musica popolare piemontese, quale Ente no profit ideale cui affidare la raccolta. Le opere, grazie alla scrupolosa supervisione del cantautore e cultore di Lingua piemontese Beppe Novajra, uno dei responsabili della Mediateca, saranno presto catalogate e indicizzate on line sul sito www.mediatecafolk.it per essere gelosamente riposte nelle teche dei locali di Via Emanuele Luserna di Rorà 8 Torino, e qui conservate per la consultazione da parte di appassionati studiosi.
Non tutti conoscono le opere di Giovanni Calchera, “il poeta piemontese della serenità”, come ebbe a definirlo Camillo Brero, e ciò nonostante l’eccellenza della sua produzione poetica. Il motivo è forse da ricercarsi in una indole riservata e nella umiltà dell’Autore, che non volle mai pubblicare le sue liriche. Fu per l’insistenza dei suoi figli, Ettore ed Augusta (la primogenita), che Giovanni Calchera cedette all’idea di autorizzarne la pubblicazione, purché ciò avvenisse solo dopo la sua morte.
Alla scomparsa di Calchera, con la collaborazione di Camillo Brero, la famiglia diede così il via al progetto editoriale: le liriche del poeta furono finalmente raccolte e pubblicate nella silloge “Feuje ‘d Brassabòsch” (1996), che riunisce una vasta selezione delle sue opere. Il volume venne distribuito a tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscere il poeta: un dono quasi esclusivo, e per questo ancor più prezioso, per gli amici più intimi.
Calchera nacque a Torino il 21 Luglio del 1907: i versi della poesia “Mè Pais” confermano le sue origini torinesi di barriera:
“ …Mi son nà a pòchi pass dal pont sla Dòira,
an facia a l’Arsenal, al borgh dl’Auròra.
Prima dël pont, la Gesia ’d San Gioachin,
un pò pì ‘n sù, ‘l Balon, Pòrta Palass…”
In Barriera di Milano trascorse la sua infanzia e intraprese i primi studi. Nel periodo estivo, dava spesso una mano alla famiglia Battagliotti nella gestione di un negozio di Caccia e Pesca. Completati gli studi tecnici, nel 1927 venne arruolato di leva al Centro Chimico Militare di Roma. Terminato il servizio militare, fece ritorno a Torino. D’estate, trascorreva le vacanze nel piccolo borgo valdostano di Antagnod, in Val d’Ayas, dove ebbe occasione di incontrare Leontina Trossello, che poi diventerà sua moglie nel 1935.
Sul finire degli anni Venti fonda con alcuni amici il periodo “Taurj”. Nel 1929 si trasferisce ad Annemasse, in Savoia, ma continua a scrivere articoli in italiano e in piemontese per la rivista da lui fondata, firmandosi con l’acronimo “q.d.b.” (ovvero, ‘quello della barba’, barba che in effetti onorava il suo mento).
Scrive articoli e poesie. E intanto, comincia ad appassionarsi anche di numismatica.
Nel 1943 viene richiamato a Roma con la qualifica di artificiere al Centro Chimico Militare di Roma, che nel 1944 sarà bombardato dai Tedeschi in ritirata. Giovanni, indossando abiti civili, riesce a fuggire e a ritornare in Val d’Aosta dopo un avventuroso e periglioso viaggio a piedi durato 25 giorni. Nel dopoguerra, viene assunto alla Nazionale Cogne con il ruolo di impiegato; in seguito, sarà promosso dirigente.
Gli impegni e la responsabilità del suo lavoro non gli impedirono di coltivare le sue passioni: la numismatica e la poesia. Colleziona monete di tutto il mondo del periodo 1850-1980 mentre continua a scrivere liriche in lingua piemontese.
Nel 1958, con un piccolo gruppo di appassionati amici collezionisti, fonda il Circolo Numismatico Valdostano, di cui ricoprirà la carica di Presidente sino al 1982; successivamente, ne diventa Presidente Onorario.
Non si spegnerà mai il suo amore per la montagna, la lingua piemontese e la poesia.
Cessa di vivere ad Aosta il 23 gennaio 1994.
Riportiamo a testimonianza del suo amore per le montagne questi versi del poeta:
Poesia ’d montagna
Mi i torno a ti, ò poesia ’d montagna,
e coma ’l temp passà mi veuj canté
le sime, ‘l sol e tut l’asur dël cel.
Sorid-me ancora, ò poesia dël cheur,
ch’a son fiorì ëd viòle ij pra dël cel
e j’eve a l’han ël gust dla fiòca.
Passa ‘nt ël cel na nìvola legera
e ’nt un laghèt ëd verdaram së specio
le rame dij sapin e la rochera,
e giù tut longh la val e ’l giàun dij camp
a rijo ij bluèt an mes jë spi dël gran,
mi torno a ti, ò poesia ’d montagna.
Il Fondo donato alla Mediateca Folk di Piemonte Cultura sarà ovviamento intitolato a Giovanni Calchera: sarà così per tutti possibile riscoprire il fascino della poetica di Calchera e accedere per motivi di studio, di consultazione o di approfondimento alle preziose e rare pubblicazioni che lo compongono.
Sergio Donna