Era della Val Vigezzo il padre dei moderni impianti di riscaldamento: Pietro de Zanna
Poche cose sono accoglienti e piacevoli come il caldo della propria casa nelle gelide sere d’Inverno, quando fuori nevica ed è finalmente tempo di maglioni e cioccolate calde. Nemico senza tempo della società umana, il gelo ha portato l’uomo ad acuire il proprio ingegno ed a trovare nuove ed innovative soluzioni per migliorare le proprie condizioni di vita; così i greci, ad esempio, ed i romani subito dietro di loro, che furono i primi ad inventare una forma di “riscaldamento centralizzato” ed a diffonderlo in molte costruzioni pubbliche e private: l’ippocausto, semplice sistema di tubi e fornaci che permetteva il trasporto del calore di un fuoco all’interno di un edificio. Per arrivare alle stufe in Europa, dovremo però attendere l’età moderna e l’apporto indispensabile della Russia come mediatrice dall’Oriente, dove in Cina esistevano già dal sesto secolo a.C.
Se nelle nostre case abbiamo però i termosifoni ed un sistema di riscaldamento senza il fuoco, questo lo dobbiamo a Pietro de Zanna, all’anagrafe Pietro Giovanni Maria Zanna, classe 1779. Della Val Vigezzo, per la precisione di Malesco, frazione di Zornasco, a pochi passi dal confine con la Svizzera, Pietro de Zanna è stato l’inventore del termosifone ad aria compressa, e da quel prototipo, oggi, sono derivati tutti gli impianti di riscaldamento moderni. Era il 1839 e de Zanna, emigrato con il fratello Bartolomeo in Austria, aveva aperto a Vienna una fumisteria che produceva favolose “macchine per il riscaldamento”. Di origini piemontesi è quindi la prima macchina in grado di “diffondere bene il calore senza provocare correnti moleste, a filtrare e miscelare adeguatamente con acqua riscaldante, ad appartare perfettamente la camera di riscaldamento dalla camera di combustione e dalla canna fumarie, ad assicurare la buona tenuta delle condotte, adoperando con giudizio il metallo, la muratura e il cotto insieme, ad estendere il raggio d’azione dell’impianto senza limiti di spazio per mezzo di focolari sussidiari“.
La fortuna dell’invenzione fu a dir poco straordinaria: la buona tenuta dei condotti e le componenti isolanti che garantivano l’ampio raggio di riscaldamento ne determinarono il successo, tanto da permettere al piemontese di proporre la sua invenzione al palazzo imperiale del Hofburg, dove al tempo regnava Ferdinando I d’Asburgo-Lorena.
Come si può ben immaginare, la fama del calorifero di Zanna non si limitò solamente all’Austria, anzi… Ben Presto, la notizia della sua scoperta valicò le Alpi e giunse anche in Italia, alla sua terra natia. Qui, soprattutto tra i reali, ebbe una certa fama; alle nozze di Vittorio Emanuele con Maria Adelaide, si racconta di come l’Arciduca Ranieri d’Asburgo e Carlo Alberto, ritrovatisi nella Palazzina di caccia di Stupinigi, piuttosto che parlare di strategie militari e di arte politica, ebbero un lungo e vivace colloquio sul tema dei caloriferi e su quella mirabolante nuova invenzione che permetteva di riscaldare gli ambienti del palazzo imperiale senza l’utilizzo del fuoco, spesso causa di pericolosi incidenti.
Non appena Carlo Alberto seppe che l’inventore era un suddito del suo regno, subito lo chiamò e gli commissionò la realizzazione di un impianto di riscaldamento per il Palazzo Reale di Torino e per alcuni castelli di Casa Savoia. Non mancarono tra i suoi lavori anche alcuni interventi all’Università ed al Castello Reale di Racconigi, dove nell’ala di levante, intorno al 1842, furono installate nel seminterrato delle nuove cucine con quanto di più moderno ed innovativo c’era a disposizione al tempo. Oltre agli utensili e a una grande ghiacciaia, furono posizionate due stufe a legna realizzate dal de Zanna, chiamate in dialetto “potaggiere“. Questo avveniva nello stesso periodo in cui il fratello Bartolomeo si dedicò allo studio ed alla realizzazione del sistema di riscaldamento del Castello di Stupinigi.
Fatta fortuna ed ottenuta la particella del titolo nobiliare al suo cognome, il De Zanna tornò nel suo paese natale, beneficiando con generosità la comunità locale e la chiesa parrocchiale. Ahinoi, la storia di Pietro non ebbe un lieto fine: uomo fortemente religioso, de Zanna rimase particolarmente offeso nel vedersi assegnare l’ultimo cero e l’ultimo posto in chiesa, e non i trattamenti di riguardo che era uso dare ai benefattori. Così, almeno secondo la tradizione, l’inventore del calorifero ad aria compressa abbandonò l’Italia e Zornasco per far definitivamente ritorno Vienna. Secondo la storia tramandata, non tornerà più lì dov’era nato, offeso da quegli abitanti che non avevano riconosciuto il suo genio e la sua generosità.
Mirco Spadaro