COLLEGNO. Fabrizio Catalano è scomparso nel nulla nel giorno di santa Maddalena, il 22 luglio di 13 anni fa. Aveva 19 anni ed era uno spirito fervente, un ragazzo molto religioso. Proprio per questo aveva deciso di partecipare ad un corso di musicoterapia ad Assisi, una delle città simbolo del credo religioso, della pace e della tolleranza. La città di san Francesco, il santo che papa Bergoglio ha preso a simbolo e di cui ha voluto portare il nome. Il primo nella storia della chiesa.
Sul sentiero francescano della pace Assisi-Gubbio in località Valfabbrica si erano perse le sue tracce. Inghiottito nel nulla, in quei posti intrisi di misticismo e mistero. Nell’appartamento in cui abitava, gli inquirenti avevano ritrovato il suo cellulare e gli occhiali da vista. Pochi giorni dopo la scomparsa lungo il percorso sterrato chiamato sentiero di San Francesco le squadre che avevano perlustrato la zona avevano rinvenuto prima lo zainetto bianco con dentro il portafogli e i documenti di identità, quindi sette mesi dopo la custodia della sua chitarra. L’ultima persona ad aver visto il giovane era stata una donna che gli aveva offerto, sulla via del sentiero, un po’ d’acqua e due pomodori. Quindi il vuoto assoluto. La Procura di Perugia nel 2012 ha chiuso il fascicolo che si è aggiunto ai tanti faldoni dei casi irrisolti.
Ma mamma Caterina, papà Ezio e il fratello Alessio in tutti questi anni non hanno perso la speranza ed hanno continuato a cercare Fabrizio, restando appesa a una speranza. Sono state organizzati incontri, iniziative, manifestazioni in sua memoria. E anche un libro, Cercando Fabrizio storia di un’attesa senza resa, scritto a quattro mani da mamma Caterina e dall’amica di famiglia Marilù Tomaciello. E’ stato indetto anche un premio letterario nazionale Caro Fabrizio, ti racconto, un concorso di narrativa aperto a chiunque voglia illustrare, esprimere ed imprimere su carta i mille volti del ritorno. Il concorso è giunto alla quarta edizione e quest’anno il tema era appunto “il ritorno”.
La mamma in tutti questi anni ha continuato a cercare suo figlio tra gli odori, i profumi, i racconti, le lacrime, le foto che ancor oggi guarda e riguarda con tenerezza per paura di perdere i contorni del suo viso, per paura di non riconoscerlo più se dovesse tornare. Ma dove può essere finito Fabrizio? Caterina teme che sia caduto in una setta o in una pseudo comunità. In quella terra ce ne sono tante. Piccole isole di estremismo religioso. Lei e suo marito Ezio hanno bussato ad oltre 400 di queste porte, pochissime hanno aperto. Gli sforzi sono stati enormi: viaggi, contatti, centinaia di telefonate, lettere, email. A distanza di tanti anni, Caterina rimane polemica sull’andamento delle indagini: «Noi abbiamo fatto tutto da soli, i contatti con i media ce li siamo procurati da soli. Abbiamo
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