Giornata della libertà di stampa, a Torino si parla di Yemen
TORINO. Si avvicina l’appuntamento con la sesta edizione di Voci Scomode-Storie di chi sfida il potere, la giornata dedicata alla libertà di stampa nel mondo, promossa dal Caffè dei Giornalisti insieme alla Maison des Journalistes di Parigi. Nell’ambito dell’evento, Torino ospiterà mercoledì 20 novembre l’incontro Raccontare lo Yemen L’appuntamento è dalle 18.30 alle ore 20 al Circolo della Stampa di Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27.
Nello Yemen si consuma, da anni, un conflitto intestino, le cui prime vittime innocenti sono i cittadini inermi. Una guerra civile che continua a mietere vittime innocenti. Racconteranno lo Yemen due giornalisti costretti all’esilio, Ameen Al-Safa e Ali Al-Muqri, che ci restituiranno attraverso le loro esperienze, una visione drammatica, di sofferenze e ingiustizie quotidiane, per chi come loro lo Yemen l’ha dovuto lasciare perché minacciato di morte. Loro come tanti giornalisti, continuano a lottare per la pace e la libertà, cercando di raccontare, nonostante il clima di continue intimidazioni, le ragioni di un conflitto che non accenna ad arrestarsi.
I due giornalisti si confronteranno con Laura Silvia Battaglia, che ha da poco presentato un documentario, lo “Yemen nonostante la guerra”, dedicato alla situazione yemenita. Laura Silvia Battaglia, è una giornalista Italo yemenita, che ha vissuto per alcuni anni in Yemen, e una volta uscita temporaneamente all’inizio della guerra, vi è rientrata più volte per seguirne il conflitto. Il documentario non vuole solo spiegarci la tragedia delle armi usate contro le persone ma anche la volontà di chi sta cercando ogni mezzo per riconquistare la pace. Un video testimonianza diretta di ciò che sta accadendo sotto gli occhi di un mondo che non reagisce. Attacchi, minacce e violenze di ogni tipo rappresentano la quotidianità per i giornalisti yemeniti, uno Stato in coda alla classifica mondiale della libertà di stampa. Lo Yemen è al 168esimo posto su 179 Paesi risulta perciò complicato raccontare le violazioni dei diritti umani e le insensate sofferenze inflitte ai bambini.
Raccontare vicende professionalmente molto difficili, con il dilemma se mostrare o meno immagini molto dure, di bambini malnutriti, delle spose bambine o dei piccoli ricoverati a Sana’a, dove manca tutto dal cibo alle medicine.
In questo contesto di disperazione, in Yemen bambine di tre anni, vengono date in sposa per salvare la famiglia dalla fame. Con quasi dieci milioni di persone sull’orlo della carestia le prime a farne le spese sono le bambine, che vedono negata la loro infanzia. Proprio per questo è nata la campagna di sensibilizzazione “Sono bambina, non una sposa” , di cui è Advocacy, Giorgia Butera, Présidente Mete Onlus, con la collaborazione di Alessandra Lucca e Federica Simeoli. Una pratica quella dei matrimoni precoci, che seppur per molto tempo è stata abituale in Yemen, adesso sta raggiungendo , nell’indifferenza del mondo, proporzioni e modalità scioccanti. Una popolazione disperata, genitori che non hanno scelta, perché spesso le doti ricevute per le loro figlie, sono l’unico modo per mantenere in vita il resto della famiglia. All’origine di questo orrore c’è il conflitto in corso. Ma per Giorgia Butera tutta la comunità internazionale, deve fare tutto ciò che è in suo potere, per porre fine ai combattimenti e assicurare alla popolazione il cibo, l’acqua e le medicine di cui ha un disperato bisogno. Notevole il successo di questa campagna mediatica che è arrivata anche all’estero. L’obiettivo è quello di dire stop alle spose bambine e ai matrimoni precoci e forzati. Il matrimonio forzato è una pratica piuttosto diffusa in molte parti del mondo, Africa, Asia, America Latina ed Europa Orientale, e pone fine in modo brusco all’ infanzia, impedendo l’alfabetizzazione sociale. Purtroppo non è facile intervenire giuridicamente in questi Paesi, poiché molti di loro mantengono le loro tradizioni nonostante gli interventi legislativi.
Saranno diverse le azioni condotte da Giorgia Butera con Mete Onlus utili alla diffusione della conoscenza e alla necessità di far valere, da parte delle donne, la propria giustizia sociale in un Paese dove la negazione dei diritti umani è di enorme rilevanza.
Per aderire (sono esclusi i giornalisti) occorre inviare una mail con nome e cognome a eventi@caffedeigiornalisti.it.