I 100 anni di nonna Maria, sopravvissuta alla guerra e a 4 pandemie
ALPIGNANO. Ha superato l’influenza Spagnola terminata il 1920, l’Asiatica del 1957, l’influenza di Hong Kong del 1969 e oggi la pandemia Covid-19. In 100 anni la nonnina Maria Irmici, nata il 5 aprile del 1920, di epidemie e pandemie ne ha viste almeno quattro. Oggi dalla casa della figlia Emanuela Carriera di Alpignano, si gode i suoi 100 anni, guardando dalla finestra vie e strade deserte, come ai tempi del coprifuoco durante la guerra, sperando che tutto passi in fretta e poter dire di aver superato anche questa pandemia.
Non ha potuto festeggiare i suoi 100 anni con gli oltre 40 parenti che da tutta Italia volevano venirla a trovare: da Milano, Ravenna, San Severo, Torino, e che avevano già prenotato pullman, treni e aerei per poterla festeggiare. Ma la figlia Emanuela, pur se dispiaciuta, non se ne cura: “Pensiamo che in questo periodo sia più importante concentrasi su ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo. Festeggeremo quando tutto sarà finito anche se una goccia di spumante e una torta glieli daremo e ci collegheremo in video conferenza con i parenti che potranno vederla”.
Ancora lucida, anche se non più in grado raccontare la sua centenaria storia, nonna Maria ha una lunga vita alle spalle: dagli anni delle pandemie, alla seconda guerra mondiale vissuta in casa quando una bomba cadde a pochi metri da casa sua e dei suoi genitori facendola esplodere e distruggendola, ma risparmiando miracolosamente le vite di tutti i familiari che sopravvissero allo scoppio. Dalla perdita prematura di due dei suoi tre figli (Anna, Matteo ed Emanuela) al lavoro in fattoria durante la seconda guerra mondiale fino all’uscita indenne dalla tubercolosi a 18 anni dove lei si era prodigata per assistere una cugina infettata poi morta per la malattia negli anni ’40.
Nata da una famiglia di 9 figli (lei è l’ultima rimasta in vita), allevatori di bestiame nel foggiano, in assenza dei fratelli partiti per il fonte della seconda guerra mondiale, fu lei a prendere in carico, insieme al padre, il lavoro della fattoria.
Durante la sua adolescenza diventa una apprezzata ricamatrice continuando con questa passione che trasforma in lavoro fino all’età di 85 anni, tra San Severo, suo paese d’origine, e il Torinese. La sua forza e determinazione ha fatto si che superasse tanti dispiaceri che la vita le ha riservato, tra cui la perdita prematura della figlia primogenita Anna e del secondogenito Matteo. Ha vissuto da sola fino all’età di 90 anni, poi dopo la morte del secondo figlio si è trasferita prima a Collegno nell’abitazione dell’ultima e più giovane figlia e poi, sempre con la figlia minore ad Alpignano, dove attualmente vive accudita da tutta la famiglia (7 i nipoti), senza mai una malattia e in buono stato di salute. Tra una giocata a carte, un ricamo e un rosario, nonna Maria non perde tempo per dedicare una preghiera a chi in queste settimane ha perso la vita e sta morendo per il coronavirus.
“La sua testimonianza può essere di auspicio, augurio e speranza – conclude la figlia Emanuela – in questo tragico periodo che tutti noi stiamo vivendo”.