I bambini che giocano a scacchi diventano più bravi a scuola
TORINO. I bambini che giocano a scacchi diventano più bravi a scuola. Lo dimostrano anni di studi e di ricerche svolte negli ultimi anni in Italia e in altri Paesi europei. Dell’argomento se n’è discusso nella giornata inaugurale del Salone del Libro nell’ambito di un incontro organizzato dalla casa editrice specializzata sugli scacchi, la bolognese Le Due Torri.
Un volume che espone sei anni di lavoro nelle scuole primarie è Gli scacchi – un gioco per crescere scritto da Roberto Trinchero, professore associato di pedagogia sperimentale all’Università di Torino. Dal testo emerge una correlazione piuttosto netta fra il numero di ore passate a contatto con il gioco e l’incremento delle capacità logico-matematiche. Altri libri si occupano di scacchi ed età infantile. E’ il caso di Giocomotricità su scacchiera gigante, un manuale per istruttori e insegnanti scritto da Irene Pulzoni e Paola Russo che illustra un progetto caratterizzato da dimostrazioni ludico-motorie su scacchiere giganti che permettono ai bambini di imparare, giocando, ad avere cura e controllo del proprio corpo.
L’incontro al Salone del Libro è stato l’occasione per richiamare i risultati di Castle, progetto transnazionale realizzato all’interno del programma Erasmus+, nato da un’idea del circolo “Alfiere Bianco” di Savigliano e sviluppato fra il 2015 e il 2017 in alcuni istituti scolastici in Italia, Spagna e Germania. «Siccome gli istruttori di scacchi conoscono bene la loro materia ma spesso difettano di competenze pedagogiche – ha detto il saviglianese Alessandro Dominici – si è pensato di formare direttamente gli insegnanti delle scuole. Siamo convinti che questo nostro lavoro permetta di individuare un metodo standard da diffondere su scala nazionale».