I Giardini Reali riconsegnati nella pienezza del loro incantevole splendore ai Torinesi e ai turisti
Ultimati dopo cinque anni gli ingenti lavori di riqualificazione, è ora possibile accedere anche alla zona orientale del Parco, dove spicca per armonia e magnificenza la Fontana delle Nereidi.
La plurisecolare storia dei Giardini Reali di Torino inizia nel 1563, anno in cui Emanuele Filiberto decide di trasferire da Chambéry a Torino la capitale del Ducato di Savoia e la sua Corte. Il duca si insediò nell’antico Palazzo del Vescovo (che divenne così Palazzo Ducale, e poi Palazzo Reale). Già nel 1565 Emanuele Filiberto volle che venisse realizzato un Parco adiacente al Palazzo. Nel 1574 vi fece costruire la Fontana del Bastione, accolta in una grotta artificiale, con tanto di conchiglie, coralli e pietre a mosaico, come si conveniva ai grandi parchi di corte dell’epoca. Questa fontana fu poi smantellata sul finire del Seicento, quando il duca regnante si rivolse ad André Le Nôtre, che oggi definiremmo un grande archistar internazionale del paesaggio, per ridisegnare scenograficamente ed ampliare il Parco Ducale.
Così ricorda Stefano Garzaro nel volume “Giardini di Torino | Storia, Incontri & Leggende nei Parchi della Città” (Ël Torèt-Monginevro Cultura, Torino, 2021): “André Le Nôtre declinò l’invito, ma inviò a Torino i suoi giardinieri di fiducia. Sorsero così spazi fantastici con boschetti, aiuole geometriche, viali alberati, specchi d’acqua circolari, fontane, coinvolgendo sia il giardino d’origine, sia il vasto ampliamento che si aprì a Est”.
Nel 1751 – negli spazi più orientali del parco – fu realizzata la magnifica Fontana di Nereide e Tritoni, disegnata da Simone Martinez, nipote di Filippo Juvarra.
Durante il periodo napoleonico, i Giardini Reali vissero un periodo di degrado e di parziale abbandono. Fu Vittorio Emanuele II a far recuperare l’area esterna ai Bastioni (i cosiddetti Giardini bassi): quest’area verde si trasformò in un giardino di stile inglese, con romantici sentieri che si incrociavano fra boschetti e radure. Aperti in parte alla cittadinanza, nei Giardini Bassi i Torinesi nelle giornate di festa vi si davano convegno per merende e déjeuner sur l’herbe. I Giardini Alti, riservati al sovrano e alla corte, furono ridisegnati secondo lo stile francese, con aiuole e riquadri geometrici e simmetrici. Il re ci fece inserire le statue di alcuni antenati: Amedeo VI, Vittorio Amedeo I e Vittorio Amedeo II.
Un ulteriore restyling venne apportato negli Anni Venti del Novecento, con la creazione di due Viali che danno accesso al Corso San Maurizio e al Corso Regina Margherita: furono dedicati alla Principessa Maria Letizia (nipote di Vittorio Emanuele II) e a suo figlio, Conte di Salemi, oggi rinominati Viale dei Partigiani e Viale I Maggio.
Alla confluenza dei due Viali, nel 1933, venne posizionato il Monumento Nazionale al Carabiniere (opera di Edoardo Rubino)per onorare i caduti dell’Arma, istituita a Torino nel 1814 per iniziativa di Vittorio Emanuele II e allora denominata Corpo dei Carabinieri Reali.
Passeggiare tra i viali dei Giardini Reali offre l’opportunità di incontrare illustri personaggi che hanno dato lustro alla storia nazionale e della città. Oltre ai citati conti e duchi di Savoia, nei Giardini è accolto anche un busto, dedicato a Teofilo Rossi, conte di Montelera. Così lo ricorda Milo Julini nel già citato libro ‘Giardini di Torino‘: “Teofilo Rossi, conte di Montelera, imprenditore, deputato, senatore e sindaco di Torino dal 28 Giugno 1909 all’11 Giugno 1917, è nato a Chieri il 27 Ottobre 1865. Si laurea in Giurisprudenza all’Università di Torino nel 1866. Ma non esercita la professione di avvocato: preferisce impegnarsi nell’azienda di famiglia, la Martini & Rossi, produttrice di vini e vermouth, fondata nel 1847. È stato anche Ministro dell’Industria e Commercio (1922-1923), Presidente della Società Storica Subalpina e Presidente dell’Automobile Club d’Italia”. Quanto basta per dedicargli un monumento.
Dal 15 Luglio 2021, i Giardini Reali, dopo un periodo di ristrutturazione durato cinque anni, sono tornati all’antico splendore. Anzi, come commenta Anna Perrini, un’altra coautrice della monografia ‘Giardini di Torino’ “oggi i Giardini si presentano con un look elegante e raffinato da fare invidia ai Parchi delle principali regge d’Europa”.
Oggi è di nuovo possibile godere i giardini dell’area di Levante, dove brilla di bellezza e armonia la Fontana delle Nereidi e dei Tritoni. Il suo restauro è stato curato da Barbara Vinardi. Il fondo della vasca è stato ridotto da 90 cm a 35, per motivi di sicurezza: il bacino, di circa 800 m2, ora appare colmo fino al raso ed esteticamente più accattivante.
Anche i Bastioni (o meglio: ciò che resta dopo la demolizione delle mura cittadine disposta da Napoleone) sono stati restaurati: attraverso la riapertura di un’antica rampa elicoidale ottocentesca, si è ricreato il collegamento tra i Giardini Alti e quelli Bassi. Parallelamente, è stata recuperata anche l’area archeologica del vicino Teatro Romano, che sulla Via XX Settembre fronteggia il Palazzo del Vescovo, ora sede della Galleria Sabauda: sulle gradinate sarà presto possibile accogliere il pubblico, come avveniva 2000 anni orsono, per assistere a spettacoli teatrali open air.
Insomma: tanti buoni motivi per accedere, peraltro gratuitamente, a questo straordinario polmone verde nel cuore della città e al prestigioso polo museale che lo circonda (visita, quest’ultima, ovviamente a pagamento).
BIbliografia:
Andrea Parodi, Con Bastioni e Fontana delle Nereidi torna lo splendore dei Giardini Reali, La Stampa, 16 Luglio 2021
Stefano Garzaro, A spasso con la storia nei Giardini Reali, in “Giardini di Torino | Storie, incontri & leggende nei parchi della città”, Ël Torèt-Monginevro Cultura, Torino, 2021
Milo Julini, Profumo di fiori e aromi di vermouth nei viali dei Giardini Reali | L’incontro con Teofilo Rossi di Montelera, in “Giardini di Torino | Storie, incontri & leggende nei parchi della città”, Ël Torèt-Monginevro Cultura, Torino, 2021