Il Duo Fasano… le maestrine canterine di Torino che conquistarono gli italiani
TORINO. Le gemelle Fasano, uguali come due gocce d’acqua, erano nate a Torino nel 1924. I genitori le avevano chiamate Secondina e Terzina in quanto erano, rispettivamente, la loro seconda e terzogenita: in effetti non si erano sforzati molto nel trovare per quelle due bambine dai capelli biondi una coppia di nomi un po’ meno banale. Per fortuna, rimediarono – almeno in parte – con i nomignoli che scelsero per loro: Secondina fu chiamata più brevemente Dina, e Terzina divenne per tutti Delfina.
Quando Dina e Delfina s’iscrissero alle magistrali, essendo pressoché identiche, i loro insegnanti, dovendole distinguere, pretesero che si pettinassero l’una con la riga a destra, e l’altra con la discriminatura a sinistra. Ma pare che le due studentesse spesso si divertissero ad ingannare i professori, scambiandosi di acconciatura – ovviamente senza preavviso – e presentandosi in classe esattamente al contrario di come era stato loro richiesto, facendosi beffe dei docenti. Spiritose, graziose, ma soprattutto molto servizievoli, e senza grilli per la testa: al termine della giornata di scuola, si affiancavano spesso a mamma Anna, dietro al banco della Cartoleria di famiglia, in via Po.
Nel ’41, la guerra era in corso, eccome. E aveva già portato con sé immani ondate di tragedie e di morte: gli Italiani aveva ormai capito che il conflitto sarebbe durato ancora molto a lungo e che il suo esito sarebbe stato assai più incerto di quanto fosse stato prospettato dal regime. Quelle due ragazze, bionde, esili, sorridenti, spigliate e molto carine, avevano solo diciassette anni: il ’41 era l’anno del conseguimento del loro diploma magistrale. Avendo saldamente la testa sul collo, si impegnavano nello studio, e non si concedevano troppe distrazioni.
Ma un giorno vennero adocchiate da quel talentuoso scopritore di talenti chiamato Carlo Alberto Piano, dirigente dell’Eiar, proprio quello che aveva già saputo trasformare le tre sorelle Lescano in un trio canoro di travolgente successo. Fu nella Cartoleria della mamma che Piano, entrato per acquistare della carta da lettere, fu colpito dal fascino delle due ragazze; si presentò e propose loro un provino di canto all’Eiar. Dina e Delfina si schermirono dietro un imbarazzato sorriso. Fu la loro madre a insistere, e le due sorelle finirono per presentarsi alla prova.
Ancora una volta, l’esperto fiuto di Carlo Alberto Piano non aveva tradito le aspettative: le loro voci si rivelarono subito melodiose e complementari e si amalgamavano in un modo armonico e delizioso. Di tonalità più argentina la voce di Dina, di un colore più scuro quella di Delfina: una sovrapposizione di voci coese e all’unisono, che ricordavano quelle delle Andrews Sisters, il celebre girl group canoro americano, che al di là dell’Oceano faceva sfacelli.
Ma gli eccessi della guerra non consentivano ancora alle due sorelle Fasano di coltivare e far conoscere il loro talento canoro. Le trasmissioni radiofoniche erano ormai ridotte all’osso e la radio di regime mandava più che altro in onda – alternandoli a canzonette passate al setaccio della censura – rassicuranti messaggi di propaganda, in contrasto con le vicende belliche che invece stavano precipitando. Il lancio del Duo Fasano fu rinviato a tempi più tranquilli, se mai sarebbero arrivati. E in effetti, le talentuose sorelline ripresero a cantare nel dopoguerra, nel ’48, esibendosi in molte Sale Danze di Torino. Poi furono assunte come stabili coriste nell’Orchestra Angelini. Il salto di qualità era stato fatto. Ma il vero e definitivo lancio lo realizzarono partecipando al primo Festival di Sanremo, quello del 1951, che allora si teneva ancora nel Salone delle Feste del Casinò.
A quei tempi, i concorrenti non cantavano un solo brano: alle Fasano, stipendiate dalla Rai,si chiese di cantare ben otto canzoni, come soliste o come accompagnatrici di Nilla Pizzi o di Achille Togliani. Questi erano i titoli delle canzoni in gara da loro interpretate: Al mercato del Pizzighettone, Famme durmì, La cicogna distratta, La margherita, Sotto il mandorlo, Oro di Napoli, Sei fatta per me, Sorrentinella. Ormai stavano cavalcando il successo: dopo quel primo Festival, parteciparono alla kermesse sanremese del 1952, a quella del 1954, a quella del 1957 (anno in cui interpretarono la Casetta in Canadà, insieme ai big Carla Boni e Gino Latilla) e a quella del 1958.
Professioniste scrupolose, con il pallino della dizione perfetta e della corretta fonetica, rappresentavano il modo classico italiano di cantare i brani della musica leggera, con l’accompagnamento delle più grandi e prestigiose orchestre, in un momento in cui cominciavano ad imporsi gli urlatori, e in cui stava prendendo piede la musica elettronica e l’uso delle prime basi preregistrate.
La loro carriera si protrasse a lungo, e anche se le loro esibizioni in pubblico si ridussero gradualmente nel tempo, continuarono a orbitare nel mondo della canzone e della musica leggera, collaborando tra il 1974 e il 1975 con il cantautore Paolo Conte e partecipando alla trasmissione Cari amici vicini e lontani di Renzo Arbore. Il loro ultimo 45 giri fu registrato nel 1985.
Nel 1986, Francesco Cossiga, l’allora Presidente della Repubblica Italiana, le nominò Benemerite della cultura musicale e canora italiana. Nel 1988, si ritirarono definitivamente dall’attività artistica, spendendo gli anni più avanzati della loro vita nel quartiere della Crocetta, confondendosi tra i residenti e tra le bancarelle del mercato, come persone qualsiasi, ma fiere della loro “torinesità”, e nella consapevolezza del ruolo straordinario a suo tempo ricoperto nella storia della canzone italiana. Condivisero fino all’ultimo ogni giorno della loro vita, come se avessero “un’anima sola” – come ebbe occasione di affermare Dina in un’intervista – “perché noi due siamo un’unica persona, divisa in due per puro caso”.
Dina si spense nel 1996, Delfina nel 2004. Le cerimonie funebri, per entrambe, si celebrarono alla Chiesa della Crocetta. Le gemelle Fasano, le due “maestrine” bionde della canzone, riposano al Cimitero Monumentale di Torino, una accanto all’altra.