Storie piemontesi: il fascino irresistibile di Camillo Benso conte di Cavour
PRIMA PARTE – Il grande statista piemontese, pur non essendo un uomo bellissimo, godeva indubbiamente di un fascino particolare, che faceva colpo sulle donne
Celibe per vocazione, in quanto troppo assorbito nella vita politica e nell’amministrazione delle proprie attività economiche, e dedito in toto al servizio dello Stato, Camillo Benso conte di Cavour (1810, Torino – 1861, Torino), nonostante la fitta scaletta quotidiana di impegni istituzionali e politici, trovava tuttavia il tempo di coltivare amicizie femminili. Non potremmo certo definirlo un uomo bellissimo: era di statura inferiore alla media dell’epoca, piuttosto rotondetto, e il suo profilo non era né aggraziato né proprio rispondente ai canoni di un fisico atletico. Eppure, il suo fascino era tale da consentirgli di annoverare numerose amanti.
Il conte sceglieva accuratamente le sue dame: dovevano essere colte e raffinate. Certo, anche belle, se possibile. Ma la caratteristica essenziale era che dovessero essere coniugate. Con le donne sposate, si sentiva più libero, nel senso che se la relazione si fosse dovuta interrompere per qualche motivo, non ci sarebbero stati troppi sensi di colpa, né da una parte né dall’altra.
L’elenco di dame del bel mondo che furono legate al grande uomo di Stato piemontese è molto lungo: piemontesi, liguri, italiane, francesi, ungheresi, ed altre ancora. Tra queste, limitandoci agli amori più giovanili del conte, ricordiamo la marchesa Clementina Guasco di Castelletto (1802-1836), Emilia Nomis di Pollone (1808-1877), Mélanie Waldor (Nantes, 1796 – Parigi, 1871), tanto per citarne qualcuna.
Il primo vero amore di Cavour (e forse anche l’ultimo, perché di esso gli rimase per sempre il ricordo e probabilmente qualche senso di colpa) fu però quello che lo legò alla colta nobildonna genovese Anna (Nina) Schiaffino Giustiniani (Parigi, 1807 – Genova, 1841), fervente mazziniana, già da cinque anni sposata con il marchese Stefano Giustiniani. La conobbe a Genova nel 1830. Camillo aveva appena vent’anni; Nina ne aveva ventitré. Tra i due nacque subito una grande passione, ma poi il giovane conte, che a Genova svolgeva servizio militare come ufficiale del Genio, venne richiamato a Torino. Il rapporto continuò a distanza, con un costante scambio epistolare. I due amanti si poterono incontrare di nuovo solo quattro anni più tardi. La nobildonna comprese però che Camillo era ormai troppo coinvolto nella carriera politica, e che la loro relazione non poteva essere più coltivata. Disperata, Nina si suicidò.
Attraverso le lettere che i due amanti lontani si erano scambiate per diversi anni, è possibile rievocare l’intensità di quel rapporto. Le lettere, recuperate tra le carte private di Cavour, sono ancor oggi avvolte da un nastro, insieme ad una ciocca di capelli biondi della bella Nina. Un amore giovanile dal risvolto tragico, che Cavour non poté mai dimenticare.
Nella seconda parte di questo articolo, di prossima pubblicazione, parleremo di un altro grande amore del conte, ormai al culmine della carriera politica, che segnò gli ultimi anni della sua vita. Quello con l’affascinante ballerina magiara Bianca Ronzani.
FINE PRIMA PARTE