Il lupo cattivo esiste soltanto nelle fiabe: parola di esperti
TORINO. Il lupo cattivo esiste solo nelle fiabe, nella realtà è un predatore da rispettare che vanta un passato da protagonista delle mitologie di tutto il mondo. Il ritorno di questo animale in Italia e in Europa – quindi anche in Piemonte – è un fenomeno spontaneo dovuto prevalentemente alla disponibilità di habitat ricchi di prede naturali.
Il lupo: realtà e leggenda è il titolo del convegno promosso dal Garante regionale per i diritti degli animali Enrico Moriconi, che si è tenuto mercoledì scorso in Consiglio regionale. Tema centrale dell’iniziativa è fornire più conoscenze possibili sul lupo, fornendo un’informazione corretta per cercare di individuare strategie comuni di convivenza. Gli interventi di alcuni medici veterinari presenti hanno messo in evidenza come la rinnovata presenza del lupo sollevi rilevanti problemi gestionali, principalmente connessi alla predazione sul bestiame domestico, alla percezione di pericolosità della specie e alle cure dei soggetti che sempre più spesso sono vittime di investimenti stradali.
Se negli Anni Settanta del Novecento quella del lupo in Italia era una presenza ormai residuale, limitata al centro-sud della Penisola, in questi ultimi 40 anni la tendenza è nettamente cambiata: si è osservato un recupero naturale della specie dapprima nelle zone montane appenniniche, con i branchi che si sono ristabiliti sull’Appennino tosco-emiliano e ligure, e in seguito sulle Alpi Occidentali. Oggiè ampiamente presente in Piemonte e la specie è in crescita sull’intero territorio montano. La maggior parte dei lupi presenti è stata campionata in provincia di Cuneo, dove nel 2017 sono stati documentati 17 branchi e 3 coppie per un totale di minimo 101 lupi, e a seguire nella provincia di Torino, con 10 branchi e 3 coppie per un totale di minimo 46 lupi (considerando anche il branco documentato in Val Soana dal Parco nazionale del Gran Paradiso). Nel nord del Piemonte, nelle province di Biella, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola e Novara, è documentata la presenza di individui solitari stabili e di passaggio, ma non di branchi
A fornire una panoramica esaustiva è la pubblicazione realizzata da Life WolfAlps, tre i cui obiettivi c’è quello di individuare strategie funzionali per assicurare una convivenza stabile tra il lupo e le attività economiche, in primo luogo la pastorizia. Il progetto è stato realizzato con il lavoro congiunto di dieci partner italiani, due partner sloveni e numerosi enti sostenitori. Vi sono anche misure di prevenzione degli attacchi del lupo sugli animali domestici, azioni per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’ibridazione lupo-cane, necessarie per mantenere a lungo termine la diversità genetica della popolazione alpina del lupo.