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Il mistero delle reliquie di san Giovenale da Narni, divenuto patrono di Fossano

La festosa località di Fossano ha origini particolari, nel 1236 i contadini e i commercianti dei dintorni di Asti decisero che era il momento di unirsi e creare una nuova cittadina. Per fare questo si stanziarono sulla collina che recava in realtà già tracce di insediamento fin dall’800. Il nome Fossano ha tra l’altro origini più o meno ignote, si pensa che possa derivare da  Fons sana per le sue fonti o da Foxani per il fossato, ma c’è da dire che in realtà il famoso Castello venne costruito tra il 1324 e il 1332 da Filippo di Savoia Principe di Acaja, non sappiamo se prima di quella data fosse presente un fossato. In seguito divenne residenza signorile dei Savoia, ottenendo proprio da Emanuele Filiberto il titolo di città nel XVI secolo.

Come molti altri luoghi, ad esempio la Reggia di Venaria Reale, in provincia di Torino, anche il castello di Fossano divenne una caserma, ma prima di quello, fu testimone della storia, ospitando alcuni VIP dell’epoca, come la duchessa Bona di Milano, donna dalla forza non comune e nel secolo successivo la Madama Reale, Cristina di Francia. Purtroppo fu anche una prigione, dove vennero imprigionati i Valdesi, gli eretici inizialmente guidati da Valdo che si rifugiarono in Piemonte e in Svizzera.

Il castello di Fossano (foto Marino Olivieri)

San Giovenale è il patrono di Fossano, gli è anche stata dedicata la cattedrale, che sorge laddove i primi cittadini che vi si erano trasferiti, decisero di ricostruire la loro precedente chiesa, Santa Maria di Piazza. Giovenale era di origine africana e fu il primo vescovo di Narni, dove ancora si trovano le sue spoglie, dopo che erano state trafugate nel IX secolo, spostate a Lucca, trovando finalmente pace parecchio tempo dopo, grazie al riposizionamento a Narni. Ecco la storia raccontata dalla Diocesi di Fossano: “Secondo la tradizione, le Reliquie del Santo Vescovo furono trafugate, verso il 1100, in Narni, da un Canonico di Tolosa, ammirato per i prodigi che avvenivano presso il suo sepolcro. Durante il viaggio è costretto a sostare presso la Chiesetta della Madonna dei Campi, in regione Fraschea, poco distante dal luogo dove sorgerà Fossano. Lo colse la morte e il suo corpo fu sepolto, con il cofanetto delle Reliquie, nella Chiesetta stessa. Un miracolo (a. 1220 c.) ne rivelò la presenza, e i Canonici di Romanisio (attuale Gerbo) le trasportarono solennemente nella loro Collegiata. Distrutto il Borgo Romanisio (1279), gli abitanti si trasferirono a Fossano, portando con sé le sacre Reliquie che collocarono nella Chiesa di S. Maria di Piazza, in seguito demolita (1779) per erigere l’attuale maestosa Cattedrale”.

Il duomo di Fossano (foto Wikipedia)

Le reliquie dei santi o degli oggetti da loro posseduti erano al tempo piuttosto ricercate, anche perché, inventate o pagate care (o appunto, rubate…) erano un richiamo forte per i pellegrini e i credenti. Sull’argomento sono stati scritti fiumi d’inchiostro, val però la pena di ricordare che ci sono degli autori, come Antonio Lombatti, della Deputazione di Storia Patria, specialista sugli studi sul telo sindonico, che si sono presi la briga di fare un censimento, ottenendo risultati inquietanti: alcuni santi avrebbero infatti diverse mani, o piedi o ossa di vario genere.

Il busto reliquario di San Giovenale nel duomo di Fossano (foto Wikipedia)

In questo particolare caso, anche se gli antichi fossanesi non sono riusciti ad avere il corpo di san Giovenale, nella Cattedrale si trova il reliquiario del Santo, davanti al quale un lumino sempre acceso è posto a memoria del ringraziamento del popolo per l’intercessione di Giovenale nell’epidemia di colera che colpì la città nel 1837.

Uno scritto ricorda come le reliquie del santo siano giunte a Fossano (foto Marino Olivieri)

Diversi miracoli hanno avuto luogo in città, e c’è chi dice che San Giovenale sia prodigo di manifestazioni positive, tanto che i cittadini di Fossano gli hanno dedicato una preghiera: “O glorioso S. Giovenale, che con apostolica sollecitudine ti sei dedicato alla cura pastorale dei fedeli che Dio ti volle affidare, continua la tua opera di protezione su di noi che con fede invochiamo il tuo nome. L’esempio del tuo zelo generoso, della tua fede ardente e costante e delle tue virtù sia per noi un richiamo a seguirti nella via del bene. Amen”. E non solo, gli è stata altresì riservata una festa che si tiene nel mese di maggio, ormai dal lontano 1700. La solenne manifestazione è composta da una processione, dall’esposizione dei quadri dei Benefattori della città, ovvero persone che si sono distinte per opere di carità, assistenza o donazioni e da diverse occasioni d’incontro. Anche la città di Narni ospita una rievocazione storica dedicata al santo, si tratta della “corsa degli anelli”, una manifestazione ludica che ha un’età interessante, viene organizzata dal 1371!

Katia Bernacci

Katia Bernacci

Katia Bernacci, giornalista pubblicista, saggista e ricercatrice indipendente, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Yume. Da anni si occupa di divulgazione in ambito culturale.

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