Il “rix” di Superga, ovvero il monumento di Umberto I rappresentato come un re celtico
Un po’ in ombra, perché prevaricato dalla suggestiva imponenza della Basilica, sfugge spesso ai turisti ed è addirittura sconosciuto a molti torinesi. Il Savoia vi è raffigurato con tanto di elmo alato e spada (spezzata) rivolta verso lo scudo sabaudo
A chi sale a Superga, una volta giunto sull’ampio piazzale che si estende in cima al colle, talmente attratto dall’imponenza del profilo e dall’armonica e suggestiva eleganza delle linee della basilica, generalmente sfugge alla vista la presenza di un monumento molto particolare, che invece meriterebbe almeno un momento di sosta e di contemplazione.
Venne qui inaugurato l’8 Maggio del 1902, ad iniziativa delle Società Operaie ed Artigiane del Piemonte, che si autotassarono per poterlo erigere a suggello dell’impegno dei loro sodali per migliorare le condizioni ambientali di lavoro e le retribuzioni degli operai, e del voto di perpetuare nel tempo la preziosa attività di mutuo soccorso e di reciproco sostegno tra le classi lavoratrici.
L’opera di cui parliamo venne realizzata dallo scultore Tancredi Pozzi (Milano, 1864 | Torino, 1924), abilissimo – in particolare – nel riprodurre monumenti equestri, dove i cavalli sono rappresentati in tutta la loro realistica frenesia e in plastico movimento. Il monumento di Superga non è un monumento equestre, ma resta tuttavia un’opera tra le più originali e insolite di questo eccellente artista, perché raffigura il re Umberto I° (assassinato un paio d’anni prima a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci, e precisamente il 29 Luglio del 1900) nella veste di un antico rix celtico che indossa un elmo alato.
Nella mano destra impugna la spada (o meglio: impugnava la spada, più volte vandalizzata e spezzata e non più ricostruita dopo l’ultimo restauro), rivolta in basso verso lo scudo sabaudo. Alle spalle del re, si erge una colonna corinzia sul cui capitello è posata un’aquila trafitta da un dardo, simbolo del re assassinato, ma anche del popolo piemontese ferito e tradito per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze (e poi a Roma).
Ai piedi della statua, un cartiglio recita così: “Nel nome di Umberto I°, irradiato dall’aureola del martirio, il Popolo Subalpino con antica fierezza l’antica fede riafferma”, per ribadire la fedeltà dei Piemontesi dell’epoca all’ideale monarchico sabaudo, e a Roma, nonostante la delusione per la perdita del rango di capitale.
Posata su un cuscino, il monumento raffigura anche una corona ferrea, simbolo di regalità per i popoli che avevano dominato Roma e l’italica penisola dopo la caduta dell’Impero romano.
Una statua che, nonostante il suo pregio artistico e l’originalità dei suoi simbolismi, si mimetizza nell’ombra della soverchiante basilica e sfugge alla vista di migliaia di turisti, risultando spesso sconosciuta agli stessi Torinesi, nonostante sia lì, sul piazzale di Superga da centoventi anni e più.
La prossima volta che salite a Superga, prima di entrare nella Basilica juvarriana ad ammirarne la bellezza interna, a visitare le Tombe sabaude, e per recare omaggio alla lapide degli Invincibili granata, ricordatevi di soffermarvi almeno un minuto anche davanti alla statua del “rix”.
Sergio Donna