Il volo fatale del B24 che nel 1944 si schiantò sul Monte Freidour, sopra Pinerolo
Il velivolo B24 Liberator KH-239 trasportava armi e rifornimenti ai partigiani in azione nella zona di Vigone
PINEROLO (To). A partire dal mese di settembre del 1944, gli Alleati – che erano impegnati militarmente nell’Italia Centro Meridionale Italia contro i Tedeschi – ritennero necessario sostenere la Resistenza sull’arco alpino, rifornendo le formazioni partigiane di armi, munizioni, viveri e vestiario. Per poter realizzare questo piano strategico, era però necessario sorvolare le Alpi per poi paracadutare il materiale con l’impiego di aerei adatti al trasporto pesante. I voli, con l’impiego di bombardieri, avvenivano soprattutto nelle ore notturne e a bassa quota, per renderli meno soggetti alle intercettazioni radar. Ma ciò comportava notevoli rischi, a causa dell’accidentata orografia del territorio alpino, oltre che per la mutevolezza delle condizioni meteorologiche sulla chiostra delle Alpi, nonché per la possibile azione della contraerea da parte delle truppe repubblichine e tedesche.
Fu così, che a poco più di un mese dalla tragedia del “Miss Charlotte”, il bombardiere americano che nella notte del 10 settembre 1944 si schiantò sul Gran Miol in Valle Argentera, travolto da una bufera durante una missione per sostenere i partigiani in azione sulla Valle Pesio, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre di quello stesso anno, avvenne un altro schianto aereo sulle Alpi Piemontesi. Anzi, come vedremo, più di uno schianto.
Da una base aerea nei pressi di Foggia, una flotta di 16 aerei della South African Air Force, con equipaggi misti, composti da aviatori sudafricani, inglesi, scozzesi e australiani, partì per una missione di rifornimento delle formazioni partigiane disseminate sulle Alpi Marittime e Cozie: ogni velivolo doveva dirigersi, in particolare, su un diverso luogo di aviolancio.
Nel corso della missione, ben cinque aerei – quella notte – furono travolti in volo da una bufera che impersava sulle Alpi, schiantandosi in luoghi diversi delle montagne del Piemonte. Tra questi, il quadrimotore Consolidated B24 Liberator KH-239, il cui target era stato localizzato nella fascia prealpina del Pinerolese, per rifornire di armi, munizioni e viveri i partigiani in azione attorno a Vigone. Il KH-239, impattò contro le pareti del Monte Freidour, sopra Pinerolo: nello schianto, perirono tutti gli otto componenti l’equipaggio, di età compresa fra i 20 ed i 24 anni. Questi erano i loro nomi:
Sergente Pilota RAF William Clarence Lawton; Sottotenente 2° Pilota Thomas Fotheringham; Sergente Eric Clift; Sergente Marconista Geoffrey Tennison; Sergente Bombardiere David Wilfred Bishop; Sergente Mitragliere Dennis Reymond Wellon; Sergente Mitragliere Stanley Lockton; Sergente Mitragliere John Bucks.
I resti degli aviatori vennero sepolti dapprima al Colle Sperina, poco sotto la vetta del Freidour, dove è stata collocata una lapide alla memoria dei caduti. Successivamente, le salme vennero traslate al Cimitero Militare Britannico di Milano.
Grazie al meticoloso e appassionato lavoro di ricerca effettuato dal Franco Manuel, cui si devono alcune foto pubblicate in questo articolo, è stato possibile rinvenire e recuperari negli anni molti frammenti del velivolo schiantatosi sul Freidour.
Nel 1994, sulla vetta del Freidour, a quota 1452 mt., venne posizionato un monumento alla memoria dell’equipaggio: l’opera, in acciaio, è stata realizzata dallo scultore Michele Privileggi (artista nato nel 1947, residente a Leinì, ma di origini istriane). L’imponente scultura raffigura un paio d’ali protese verso il cielo ed il territorio sottostante, metafora di un abbraccio fraterno.
Il Monte Freidour è raggiungibile attraverso un’agevole camminata nei boschi, partendo dal parcheggio in località Dairin, attraverso il già citato Colle Sperina. Dalla cima, ove è posizionato l’artistico monumento agli aviatori caduti, si apre un vasto e suggestivo panorama sulle Alpi Cozie e sul Re di Pietra, oltre che sulla pianura pinerolese. Un percorso-pellegrinaggio che è un doveroso e sacro omaggio alla Storia e alla Natura.
Sergio Donna