ASTI. Dodici acciughe “rosse di Spagna”, 12 spicchi d’aglio, mezzo litro d’olio extravergine d’oliva, 200 grammi di burro, un vasto assortimento di verdure, crude e lesse, tipiche del Piemonte, uova e fette di polenta. Questa è la ricetta per quattro persone della “bagna caoda”, o “cauda”, il piatto per eccellenza del Piemonte, la cui paternità è contesa da numerosi paesi della regione.
Un carnevale di cardi, peperoni crudi, peperoni arrostiti e spellati, peperoni conservati sotto aceto e raspe, topinambour, cavoli verdi, bianchi e rossi, cuori bianchi di scarola e di indivia, porri freschi, cipollotti lunghi, rape bianche, barbabietole rosse al forno, cavolfiori lessi, cuori di cavoli lessi, cipolle al forno, piatti di patate bianche bollite nella loro buccia, mele, fette di zucca arrostite o fritte, fette di polenta calda, arrostita o fritta, cestini di uova fresche da strapazzare nell’ultimo cucchiaio di bagna caòda che rimane nel tegame di coccio. Tutto ciò rappresenta da sempre la bagna caoda in Piemonte, con le verdure che si prendono in mano, intingendole, accompagnate da vino rosso, in particolare Barbera.
I testi gastronomici piemontesi riportano, dal 1875, la preparazione così com’è conosciuta attualmente, grazie al romanziere Roberto Sacchetti, il quale la descrive a Montechiaro d’Asti. Ciò che si rileva è la considerazione attribuita dai contadini alla bagna caoda, degustata come piatto dell’allegria e della solidarietà, preparato, ad esempio, quando finiva la vendemmia.
E come non ricordare le figure degli acciugai? Gli “anciué” erano i rivenditori al dettaglio delle acciughe, che fino a tempi non lontani battevano le campagne per la vendita porta a porta, arrivando soprattutto dalla Valle Maria, e dalle altre vallate di collegamento tra il Piemonte e la Provenza. Le acciughe erano trasportate in barili, o nelle grandi e variopinte latte da 10 e più chili, e potevano essere acquistate in piccole quantità settimanali dalle famiglie contadine.
Da qualche anno a questa parte si festeggia addirittura il “Bagna Cauda Day”, una tre giorni in contemporanea ad Asti e nel mondo, in cui la ricette è preparata in oltre 100 ristoranti, osterie e cantine storiche, accendendo circa 15 mila “fujot”, i caratteristici tegami in terracotta smaltata, o porcellana, costituiti da due elementi diversi costruiti in un pezzo unico, un fornelletto e un contenitore dove si versano liquidi e salse.
I prossimi 23, 24 e 25 novembre si svolgerà, quindi, la sesta edizione dell’evento organizzato dall’Associazione culturale Astigiani, che comprende migliaia di appassionati. Quest’anno hanno aderito anche locali da Berlino a New York, dal Costa Rica all’Argentina, e perfino a Tonga nel Pacifico. «Il “profumo” d’aglio, la complessità della preparazione, la ricerca di materie prime eccellenti hanno però rischiato di relegarla al di fuori della ristorazione. Con il Bagna Cauda Day vogliamo riportare la bagna cauda al centro della proposta gastronomica che parte dal Piemonte, e coinvolge numerose realtà in tutto il mondo. In nome dell’amicizia, del gusto di stare insieme del valore di riscoprire sapori intensi, veri, autentici. La bagna cauda è un piatto senza divieti e ingredienti nascosti. Aperto ad ogni cultura e tradizione. Come diciamo noi: è riservato a chi non ha la puzza al naso», sostengono gli organizzatori.
Info telefonando al numero al 324.5654070.
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