In Piemonte, nel 3° trimestre rallenta la crescita della produzione industriale che si attesta all’1%
Unioncamere ha diffuso i dati relativi all’industria manifatturiera piemontese nel periodo luglio settembre 2023. L’indagine coinvolge 1.857 imprese industriali della regione, per un numero complessivo di 98.443 addetti e un valore pari a circa 60 miliardi di euro di fatturato. In un contesto caratterizzato da prospettive economiche internazionali molto incerte, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geo-politiche e dalle sfavorevoli condizioni finanziarie per famiglie e imprese, nel terzo trimestre 2023 anche il tessuto manifatturiero piemontese ha mostrato i primi segnali di rallentamento. Le dinamiche settoriali e territoriali appaiono fortemente eterogenee: accanto a settori che continuano a manifestare dinamiche positive, quali i mezzi di trasporto e la meccanica, si rilevano, invece, per altri, le prime contrazioni.
Complessivamente nel periodo luglio-settembre 2023 la produzione industriale regionale ha segnato un aumento dell’1,0% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, la crescita acquisita per il 2023, quella che si otterrebbe se l’ultimo trimestre dell’anno registrasse una variazione nulla, risulta quindi pari al +1,3%.
Il rallentamento nella crescita della produzione industriale (+1,0%) è stato accompagnato da una sostanziale stabilità dell’intensità dell’incremento registrato dagli ordinativi totali, aumentati complessivamente del 2,8%, grazie ad un trend particolarmente espansivo degli ordinativi esteri (+5,6%) e uno sviluppo più contenuto di quelli interni (+2,1%). Il fatturato totale segna una crescita del 1,5%, frutto di unadinamica piatta sul mercato interno (+0,0%) euna un po’ più brillante sul mercato estero (2,4%).
I mezzi di trasporto, sostenuti dall’aumento della produzione di auto e di componenti autoveicolari, segnano la crescita più significativa (+6,1%). Risulta consistente anche l’incremento evidenziato dalla meccanica (+4,3%). Superiore alla media regionale appare ancora il dato delle industrie dell’elettricità e dell’elettronica (+1,4%). Ancora in positivo, sebbene con un incremento di lieve entità, il comparto dei Metalli (+0,5%). Sostanzialmente stabile la produzione delle industrie chimiche e della gomma plastica (+0,1%).Iniziano a risentire del difficile momento congiunturale le aziende del comparto alimentare che segnano un calo dello 0,8%, seguite – con una contrazione maggiore – dalle imprese del legno del mobile (-1,2%) e del tessile e abbigliamento (-1,4%).
Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge un trend debole diffuso a quasi tutte le classi dei livelli produttivi. Le micro imprese (0-9 addetti) ele piccole imprese (10-49 addetti) registrano rispettivamente una crescita pari al +1,0% e al +1,8%. Le imprese di medie dimensioni (50-249 addetti),segnano una lieve contrazione (-0,5%)rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.Le grandi aziende (oltre 250 addetti) mostrano, infine, un aumento più significativo, pari a 2,0 punti percentuali.
Nel terzo trimestre 2023 l’industria manifatturiera mostra andamenti fortemente differenziati a livello territoriale. Solo Torino, Cuneo e Verbania segnano risultati ancora positivi. Torino registra la crescita più elevata (+2,7%), grazie ai risultati positivi evidenziati dalle industrie meccaniche, dei mezzi di trasporto e dell’elettricità ed elettronica. Cuneo mostraun aumento della produzione del +1,4%, sostenuto dalla filiera metalmeccanica. Risultato positivo di lieve entità per il Verbano Cusio Ossola (+0,9%), frutto di andamenti eterogenei a livello settoriale (molto bene la rubinetteria e il valvolame, male il tessile). La manifattura alessandrina, penalizzata dal risultato dell’industria alimentare, evidenzia una diminuzione della produzione dello 0,7%. Asti, nonostante la buona performance registrata dal comparto delle bevande, segna un calo dello 0,9%. Segue, a poca distanza, Novara, con una flessione dell’1,1%, portata dai cali segnati dal comparto alimentare, da quello tessile e da quello chimico. Il risultato peggiore appartiene al biellese che, con un comparto tessile in forte contrazione, segna una flessione complessiva dell’1,8%.