La ballerina di Clavesana che affascinò il Pascià d’Egitto
CLAVESANA. La località di Clavesana, adagiata tra le terre del Dolcetto, in provincia di Cuneo, serba nel suo passato la curiosa vicenda di una donna che divenne la protagonista di un periodo ormai dimenticato. Raccontare di Teresa Ferrero, la ballerina di Clavesana che affascinò il Pascià d’Egitto è come narrare una storia intrecciata tra la favola e la realtà.
Teresa nasce a Clavesana nel 1853 da una famiglia contadina, però il suo destino non sarà quello di stare in paese e condurre una vita modesta e di stenti, maritarsi e mettere su famiglia come le altre ragazze, ma sarà l’opportunità di trasferirsi a Torino ospite degli zii materni a darle altre occasioni.
Nella città la giovane Teresa inizia a lavorare a servizio presso una famiglia della borghesia e nel poco tempo libero ha la possibilità di frequentare corsi di danza e di canto che da sempre erano la sua passione. La forte personalità ed i fatti della vita la conducono a seguire una strada piena di incognite e non ancora diciottenne tra il 1869 e 1870 sarà già a Parigi con una compagnia di ballo.
Nel 1871 in occasione della prima rappresentazione dell’Aida al Cairo, commissionata a Verdi da Ismail Pascià Kedivè d’Egitto per l’inaugurazione ufficiale del Canale di Suez, Teresa sebbene appaia solo come comparsa nella compagnia di cantanti e ballerini ingaggiati per l’evento viene notata da Ismail Pascià. Non è alta di statura, ma è una donna fatale di straordinario fascino e bellezza: il Kedivè ne rimane incantato, nasce così tra i due una storia d’amore e d’amicizia che durerà per lungo tempo.
La fortuna ed il successo di Ester, nome d’arte suggerito da Ismail, come ballerina, cantante ed attrice non tardano ad arrivare. Inizia così a spostarsi per tanti anni tra le città europee e non solo: da Parigi, tempio del varietà, al Cairo.
Ma nel lungo peregrinare non dimentica mai Clavesana, dove torna abitualmente per brevi periodi finché verso la fine dell’ottocento dà incarico al geometra Pio Conti, che collabora alla realizzazione della Villa di Fontanafredda, di progettare la Villa Ester, una casa bizzarra con una mescolanza di stili, dal neo-gotico, all’orientale allo chalet.
Proprio in questo Romitaggio, come è solita definirla, Ester Teresa Ferrero, finito il suo tempo, si ritira definitivamente, e dopo una parte della vita sfarzosa, avventurosa e disinibita, si avvicina alla religione e diventa una grande benefattrice, contribuendo a distribuire quella fortuna accumulata in lasciti e donazioni. Muore a Torino nel 1941 dignitosamente povera.