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La battaglia dell’Assietta del 19 luglio 1747, una feroce pagina di storia militare

Domani (sabato 20) e domenica 21 al Colle dell’Assietta si terrà, come ogni anno, la rievocazione della battaglia che si combatté il 19 luglio 1747 e che fece seguito a una lunghissima serie di schermaglie tra francesi e piemontesi. Nei giorni precedenti lo scontro, i piemontesi collocarono una serie di trinceramenti sul piano dell’Assietta, visibili dal contrafforte fra il Colle del Sestriere e la Testa del Gran Serin, che divide la Val Chisone dalla Valle di Susa. I piemontesi affidarono il comando al tenente generale Giovanni Cacherano, conte di Bricherasio, che, oltre alle truppe piemontesi regolari, poté contare sull’apporto delle milizie valdesi del Pinerolese e dell’alta Val Chisone, mentre quattro battaglioni austriaci, guidati dal generale Colloredo, arrivarono all’ultimo a rinforzo delle posizioni. Le postazioni piemontesi erano disposte a semicerchio su di una cresta ristretta e si appoggiavano alla Testa dell’Assietta e alla Testa del Gran Serin.

L’assalto dei francesi fu lungo e spietato, ma, grazie all’eroica Compagnia Granatieri del 1° battaglione delle Guardie, poi rinforzata dalla Compagnia Granatieri del Reggimento provinciale di Casale, i nemici furono fermati. I francesi, dopo aver rimpiazzato i combattenti in prima linea con truppe fresche, continuarono nell’assalto, ma i granatieri piemontesi, anche se erano privi di munizioni, li attaccarono facendone strage. Al tramonto, l’esercito francese, ormai esausto, si ritirò dal campo di battaglia e solo l’indomani fu possibile rendersi conto dell’accanimento con cui si era combattuto: oltre 5.000 i morti e i feriti francesi tra i quali ben 7 generali, compreso il comandante in capo, 9 colonnelli e 430 ufficiali. Contenute, invece, le perdite piemontesi: 77 caduti e una cinquantina di feriti. L’entità delle perdite, soprattutto di ufficiali, non consentì ai Francesi di ritentare l’attacco nei giorni successivi ed il 22 luglio. i resti dell’armata del Moncenisio ripassava le Alpi e rientrava in Francia, battuta dal piccolo esercito Piemontese.

La guerra si concluse l’anno successivo con la pace di Acquisgrana. Il Piemonte ottenne compensi che gli consentirono di dilatare i suoi confini sino al lago Maggiore e al Ticino raggiungendo una configurazione territoriale che doveva mantenere sino al 1859. Federico Il di Prussia ebbe a dire che se fosse stato lui re di Sardegna, disponendo di soldati così valorosi, non avrebbe tardato molto a diventare re d’Italia.

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