Il 30 Maggio 2022 ci ha lasciati l’artista torinese Raul Viglione. Era nato il 19 Gennaio del ’37. Diplomato a Roma all’Accademia Tiberina delle Belle Arti, Viglione può essere considerato un artista non conformista dal momento che le sue opere, sia che ritraggono suggestivi paesaggi piemontesi, sia che ripropongano scorci di una Torino d’antan, silenziosa, ovattata, spesso innevata e quasi surreale, sono d’ispirazione decisamente romantica, tardo ottocentesca, in netto contrasto con l’imperante cultura artistica a lui contemporanea.
Dopo il diploma, perfeziona la sua tecnica pittorica frequentando per dieci anni l’atelier del Maestro paesaggista Mario Gheduzzi (Bologna 1891 | Torino 1970), con particolare attenzione allo studio della paesaggistica olandese, e del suo grande caposcuola Jacob van Ruisdael: Viglione tende a ritrarre la Natura in modo romantico, con una attenzione particolare e scrupolosa ai dettagli.
A partire dagli anni Settanta, Viglione espone in molte città italiane e anche all’estero (a Vienna e a Parigi), acquistando via via una sempre più consolidata affermazione di critica. I paesaggi alpestri del Piemonte e ancor più le strade e le piazze di Torino sono la sua principale fonte d’ispirazione. E in particolare, Viglione riproduce nei suoi quadri una Torino ottocentesca fin de siècle oppure quella dei primi decenni del Novecento, dove non ci sono automobili, ma solo sporadici passanti, o romantiche coppiette che sembrano sussurrarsi parole d’amore. Una Torino avvolta in un silenzio quasi metafisico, anche quando l’Artista ritrae i vivaci mercati rionali, o le contrade del centro storico, lucenti al sole e con corrusche rotaie.
La pittura di Raul Viglione è dunque classicheggiante: lo si potrebbe definire un pittore-poeta, che invece della penna usa il pennello, creando parole-immagini profferite nel silenzio e scorci di realtà verosimile mista a un lirismo che incanta e seduce.
Con particolare riferimento alle opere paesaggistiche di Viglione, così commentava il critico d’arte Angelo Mistrangelo: “l’Artista si è creato un linguaggio che gli permette di esprimersi con sicurezza. Nelle sue tele rivivono scene di una natura amica, di un paesaggio colto con felice interpretazione”. E a questo proposito, lo stesso Viglione così commentava: “Amo profondamente la Natura: la sento vivere e vorrei riuscire in qualche modo a difenderla attraverso le mie tele”.
Ma è stato il grande amore la sua cara Torino “la vera ed insostituibile fonte di ispirazione” per l’Artista: “Torino – commenta ancora Mistrangelo – rappresenta l’occasione per un’indagine pittorica dalle romantiche cadenze, per una visione nostalgica permeata da silenzi e pacate atmosfere”. Un amore che si è tradotto in decine di tele riproducenti una Torino d’antan, una Torino affascinante, magnetica, “ferma nel tempo”, forse più ideale che reale, ma estremamente romantica e appetibile, in cui tutti i torinesi vorrebbero poter vivere.
Sergio Donna | 9 Giugno 2022
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