Locali storici a Torino: il Caffè Platti dove veniva a leggere Luigi Einaudi e a scrivere Cesare Pavese
TORINO. Entrando al Caffè Platti di Torino si fa un salto indietro nel tempo di oltre un secolo. Precisamente al 1870, quando nell’attuale corso Vittorio Emanuele II angolo corso Re Umberto aprì la liquoreria “Principe Umberto” destinata a diventare un luogo simbolo della città una volta rilevata dai fratelli Ernesto e Pietro Platti. Sotto la nuova denominazione di “Caffè Platti”, il locale divenne infatti testimone del passaggio fra il XIX e XX secolo, secondo stile, mode, tecnologie all’epoca innovativi.
Segnato di fatto tre epoche tra i suoi stucchi e i suoi specchi, qui si assistette all’Unità di Italia, alle due guerre mondiali, al boom industriale. In oltre 150 anni il locale ha visto passare intellettuali, politici, poeti e imprenditori della migliore borghesia sabauda: da Luigi Einaudi, docente universitario e poi secondo Presidente della Repubblica, a Cesare Pavese che incontrava l’editore Giulio Einaudi. E prima ancora il senatore Agnelli, nonno dell’Avvocato. Vi sostava sovente anche Luigi Lavazza, fondatore dell’omonimo marchio e dell’industria del caffè. Per decenni è stato il luogo del rito della cioccolata calda per gli studenti del Liceo D’Azeglio da cui sono uscite molte classi dirigenti di Torino. Proprio di fronte alle vetrine della caffetteria, su una panchina, il 1 novembre 1897, alcuni allievi di quel liceo decisero la nascita della società calcistica della Juventus.
Il locale fu oggetto di un primo restyling all’insegna di quel Liberty che, proprio a Torino, si affermò in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna del 1902. Gli stucchi a soffitto stile Impero, il bancone, le boiserie e le scaffalature a giorno ornate di fregi ed ottoni del locale adibito a confetteria furono ridisegnate nel 1910 dalla ditta Valabrega. Tra il 1910 e gli Anni Trenta, venne poi rimodernata la caffetteria con l’annessa sala da thé.
Oggi come allora gli ambienti si presentano luminosi, dai toni pastello, impreziositi da decori barocchi e spunti déco, vetri e specchi incisi, lampadari e applique, tavolini fine ‘800, in ghisa con piano in marmo, un tempo collocati nel déhors sul viale, e tavoli tondi in marmo rosso di Verona. Nel 1999 e ancora nel 2015 gli ambienti sono stati completamente ristrutturati, compresi cucine e laboratori sotterranei.
Da apprezzare, in particolare, è la pasticceria, che spazia dalle proposte classiche piemontesi (pasticcini mignon, bunet, paste di meliga, gianduiotti) alla storica Torta Platti, la cui ricetta è rigorosamente segreta. Non solo dolci comunque: tutti i giorni a pranzo c’è un ricco buffet, ancora più goloso nella sua versione domenicale, una valida alternativa al brunch. E durante l’estate si può godere di un’atmosfera deliziosamente fané anche nel dehors lungo corso Vittorio.
Dal 2003 il Caffè Platti fa parte dell’autorevole associazione dei Locali Storici d’Italia ed è presente anche nella guida Bar d’Italia del Gambero rosso come locale di eccellenza.
Piero Abrate