l’ulivo e il mediterraneo

c’è un albero dalla storia antica che è ben radicato nei paesi che si affacciano sul mediterraneo. è l’ulivo. c’è (c’è stato), tra quelli della riviera ligure, un’artista che ne ha condiviso la loro millenaria durezza in un ostinato silenzio. scarella1 il suo nome. l’ho conosciuto nel lontano 1971 a diano marina. galleria la giara2. venivamo da mondi distanti. lui pane e olio, io toast e coca-cola. lui dai violenti colori senza compromessi, io dal concettuale bianco-nero. ma tutti e due contro il mercato dell’arte. non tutto. quello squallido. quello asservito al commercio. falso e facile denaro.

l’ulivo non è una pianta facile. è una di quelle che sa crescere, nonostante tutto, vestendo un tronco contorto, orgoglioso e forte che ha sofferto mille imprevisti tormenti. solitario, contro tutto e tutti, non è disponibile ad alcun compromesso. sebbene i suoi rami siano simbolo di pace, mi resta ancora oggi difficile cogliere in lui quella serenità nella quale sperava chi aveva vissuto la guerra. ciò nonostante, anche se sempre chiuso in sé stesso, dà vita a numerosi frutti. ma solo per chi li raccoglie con un paziente e faticoso lavoro. sono certo di non sbagliare dicendo che scarella, per quanto ho avuto modo di poter entrare nel suo mondo ostinatamente colorato, fosse anche lui così. sì, come l’ulivo. il suo albero. il vicino di casa che aveva incominciato a conoscere restaurando l’antico soffitto della chiesa parrocchiale di cristo re ad imperia.

lì iniziò a cavare dal cuore di quel legno le forme che via via intravvedeva. un legno adatto a ritrarre la sofferenza di una deposizione, scolpita con spietata durezza, commovente nella sua drammaticità e che io, miscredente, continuo a contemplare per ricordarmi della umana malvagità. di religione, come di società, non si era mai parlato. la nostra amicizia non prevedeva deroghe dal discorso artistico. unico argomento nelle nostre lunghe discussioni.

già, lui e l’ulivo. scarella che con lo scorrere degli anni è passato da questo legno, alla sua impronta, al paesaggio di dove cresce, ai suoi colori ed infine alla sua essenza. a volte spietata. così passo dopo passo lasciò la sua immagine per ritrarne l’ostinata e contorta vita. l’informale gli era diventato d’obbligo. inevitabile. la durezza del colore, che a volte ricorda van gogh, la sua disposizione sulla tela per forme ortogonali, che vanno da mondrian a klee, e gli sgocciolamenti alla pollock, raccontano di storie sofferte e contorte come i tronchi degli ulivi della sua terra. non so, e non mi interessano, il suo amore e il suo odio verso di loro. di questo non ne abbiamo mai parlato. ma è proprio questo albero, così come mi leggo in scarella, che ancora oggi mi interroga come segno di contraddizione. nei paesaggi può rappresentare un simbolo di pace per l’intera area del mediterraneo. poco importa se dipinto nella sua imperia.

in qualsiasi altro paese l’ulivo è sempre sé stesso. ma è quando diventa via via più astratto che questa pace s’infrange. scarella sembra volermi far leggere, prima nelle rassicuranti geometrie, anche se spesso i colori non promettono niente di buono, poi nei suoi vorticosi dripping, un mare che dovrebbe portare verso la vita e non la naufraga morte. ma questo è un altro discorso che forse in lui ha avuto origine nel fazzoletto rosso che, come partigiano, immagino portasse al collo durante la resistenza3. ma io non sono uno storico critico d’arte. da vecchio sessantottesco (il sessantottino mi sta stretto) non ho mai amato esserlo e ancora non lo amo esserlo. non ho alcuna verità da portare agli altri. ciò che porto sono solo scampoli di racconti. racconti come quelli che le tele di scarella sono lì a ricordarci. a noi, spettatori, non resta che dare loro una trama. in silenzio.

                                                                                                  mino rosso 

1 Scarella – (Luciano Bianchi) Pittore (Imperia, 7 dicembre 1922 – 17 maggio 2017). Per maggiori informazioni si rimanda a:

2 La giara – LA GIARA Manifestazione Artistica Diano Marina. Palazzo del Parco – Diano Marina, ora Museo Civico del Lucus Bormani – corso Garibaldi 60 – ingresso mostre viale Giacomo Matteotti. Nel palazzo ha sede anche la Sala Mostre-Pinacoteca Margherita Drago presso la biblioteca civica Angiolo Silvio Novaro.

3 A Luciano Bianchi era stato assegnato il Certificato al Patriota per aver “combattuto per l’onore e la libertà” durante la liberazione dal nazifascismo.

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