Mestieri praticamente scomparsi in Piemonte: il “sòcolé” (fabbricante o riparatore di zoccoli)
In Piemonte, il sòcolé (o sòclé, a seconda dell’area regionale) era un artigiano che si occupava di fabbricare e riparare gli zoccoli, calzature di legno tipiche della tradizione montanara e contadina, talvolta utilizzate dai popolani delle città. Si tratta di un mestiere antico, che affonda le sue radici nel Medioevo, e che ha resistito fino alla prima metà del Novecento, quando gli zoccoli sono stati sostituiti dalle scarpe. Oggi lo zoccolaio è un mestiere quasi scomparso, che sopravvive solo in poche località, dove viene praticato come hobby o come testimonianza di una tradizione da salvaguardare e valorizzare. Questo mestiere richiedeva capacità, pazienza e creatività, ma anche fatica e umiltà. Lo zoccolaio lavorava spesso in una bottega, ma il più delle volte si spostava di paese in paese, portando con sé gli attrezzi e i materiali necessari, così come facevano gli altri artigiani ambulanti. Il lavoro per la realizzazione degli zoccoli avveniva solitamente nella stalla, d’inverno, al caldo, appoggiati su un ceppo di legno privo di radici e corteccia. La sua figura era ben vista e rispettata in ambito sociale, tant’è che sovente partecipava alle feste e alle sagre, raccontando storie e aneddoti.
I sòco (dal latino socculum), indossati dagli uomini, erano una sorta di scarponcelli con suola di legno e tomaio in pelle nera, dotati di legacci. Le sòcole venivano calzate dalle donne e si presentavano come robuste ciabatte, aperte posteriormente, sempre con suola in legno e tomaia in pelle nera, ma senza legacci. In alcune zone del Piemonte veniva anche usato il sabot, zoccole ricavati direttamente nel legno, la cui produzione é tipica valdostana, della Val d’Ayas, ma presto diffusasi anche nel Canavese, poi nel Monferrato e nel Vercellese.
Il tempo di realizzazione dipendeva di una coppia di sòco dalla qualità del legno, dalla difficoltà della forma e dalla bravura dello zoccolaio: in media, si poteva impiegare da mezz’ora a un’ora per ogni paio. Si iniziava dalla suola, ricavata in pezzi di legno lunghi circa 35 cm che venivano portati a misura del piede (occorrevano un paio di ore), quindi utilizzando modelli già pronti, si tagliava la pelle del vitello e si realizzava il tomaio, poi inchiodato sulla suola. Si fissava un listello di ferro o di rame sulla punta, per evitare che lo zoccolo si rompesse quando veniva battuto per staccare la neve. Anche la suola veniva chiodata, talvolta, per non scivolare sul ghiaccio.
Per costruire uno zoccolo si utilizzava principalmente il legno di pioppo (bianco o nero), di faggio, di ontano (e in questo caso oltre alla bellezza estetica del legno rosso vi era anche la più lunga durata data la maggior resistenza all’usura) o di salice (più duttile, senza vena e facile a lavorarsi a coltello). Ovviamente, per produrre gli zoccoli, lo zoccolaio aveva bisogno di alcuni attrezzi specifici, come il coltello, la raspa, la tenaglia, la mazza e l’incudine. Come prima cosa tagliava il legno scelto in pezzi della forma e della dimensione dello zoccolo, poi con il coltello scavava la parte interna dello zoccolo, seguendo la forma del piede, con la raspa levigava la parte esterna dello zoccolo, dandogli una forma arrotondata, con la tenaglia tagliava via le parti in eccesso e con la mazza e l’incudine fissava dei chiodi nella suola per renderla più resistente. Infine, con ago e filo cuciva la tomaia alla suola di legno.
In taluni casi lo zoccolaio lavorava in coppia: uno si occupava della parte interna e l’altro della parte esterna. Una coppia affiatata poteva realizzare anche fino a dodici paia di zoccoli al giorni che venivano poi venduti o scambiati con altri prodotti.
Gli zoccoli erano molto importanti d’inverno perché offrivano diversi vantaggi rispetto alle altre calzature in quanto il legno non solo era un materiale isolante, che manteneva i piedi al caldo anche nelle giornate più fredde, ma era anche impermeabile, poiché proteggeva i piedi dall’acqua e dalla neve e infine era resistente, in quanto durava a lungo senza rovinarsi. Peraltro, il legno era un materiale facilmente reperibile e poco costoso (lo zoccolaio poteva infatti ricavare il legno dai rami degli alberi, dai resti delle costruzioni o dai mobili vecchi), ma anche perché gli zoccoli erano facili da riparare (bastava sostituire la tomaia o la suola quando si consumavano). Gli zoccoli erano quindi una calzatura ideale per l’inverno, che garantiva comfort, praticità e risparmio: per questo motivo erano molto usati dai contadini, dai pastori, dai boscaioli e da tutti coloro che lavoravano all’aperto o in ambienti umidi.
Considerando che gli zoccoli rappresentavano un segno di appartenenza sociale e culturale, a volte chi li indossava decideva di farli decorare a seconda del proprio gusto. Venivano utilizzati, pertanto, la pittura l’intaglio oppure venivano aggiunti elementi decorativi, quali fiocchi, nastri, bottoni fissati con ago e filo, colla o chiodi.
Piero Abrate