Miti del pallone: Valerio Bacigalupo, un angelo in volo, bello e leggero
TORINO. Sfogliare il bel calendario 2020 “I portieri nella storia granata”, edito dal Toro Club Pianelli, e curato dallo scrittore granata Giancarlo Morino, significa riscoprire un calcio affascinante, fatto di fatica, di sudore, di fair play, di passione e di gloria, così sideralmente distante dal calcio di oggi, ma che tutti rimpiangiamo perché era davvero eroico, candido e bello.
Su Piemonte Top News abbiamo già avuto occasione di incontrare tre grandi campioni granata che indossarono in un passato ormai lontano la maglia numero 1: Censin Bosìa, Pino Maina e Gatto Magico Olivieri.
Questa volta è il turno di un indimenticato e indimenticabile portiere granata, morto con i suoi invincibili compagni di squadra a Superga, uno dei più grandi numeri 1 che abbiano mai difeso la porta del Toro: Valerio Bacigalupo, detto “Baci”.
Valerio Bacigalupo nacque a Vado Ligure (nei pressi di Savona) il 12 marzo 1924. Cresciuto calcisticamente nel mitico Vado, militò anche nella Cairese e nel Savona, e poi nel Genoa 1893. Approdò al Torino a 21 anni, nel 1945, disputando, di fila, tutti i quattro campionati dal 1945/46 fino al 1948/49, quest’ultimo tragicamente interrotto con il fatale impatto di Superga. Il costo del suo cartellino era di 160 mila lire.
Il trasferimento fu fortemente voluto dal presidente del Toro Ferruccio Novo, che lo aveva notato durante un incontro tra una Rappresentativa Ligure e una Rappresentativa Piemontese, insieme ad un giovane terzino spezzino: Sauro Tomà. Bacigalupo esordì in maglia granata in un derby, alla prima giornata di campionato, subendo un calcio di rigore da Silvio Piola, ma le sue doti atletiche dimostrate in gara gli garantirono il posto fisso da titolare nel Torino.
In campo e fuori dal campo, si integrò a perfezione con i compagni di squadra, e in particolare con Rigamonti e con Martelli, con cui formava il cosiddetto “Trio Nizza”, in quanto i tre vivaci ragazzi, tutti scapoli e mattacchioni, abitavano nella stessa pensione della omonima Barriera.
Diventò poi portiere titolare anche della Nazionale, ruolo che fino ad allora era stato brillantemente coperto da Sentimenti IV: l’esordio avvenne nella sfida contro la Cecoslovacchia, disputatasi a Bari il 14 dicembre del 1947, e terminata 3-1 per gli azzurri. Memorabile fu la sua partecipazione alla tournée brasiliana del 1948, dove “Baci” compì fantastiche parate nelle partite amichevoli giocate, facendosi ammirare dagli avversari, dai tifosi e dalla stampa locale.
Di carattere estroverso, Valerio Bacigalupo divenne presto uno dei beniamini dei tifosi, grazie alla sua simpatia innata. A dispetto della sua statura piuttosto modesta per il ruolo che ricopriva, era particolarmente predisposto a parare i tiri alti: aveva uno stile spettacolare, che si traduceva in interventi prodigiosi, grazie alle sue indiscusse doti acrobatiche e atletiche.
Leggendarie, in particolare, le spregiudicate uscite a terra sui piedi degli avversari, ricoprendo di fatto il ruolo di un difensore aggiunto. Bacigalupo perse la vita nella tragedia di Superga. Appena 3 anni prima era uscito indenne da un incidente stradale nei pressi di Savona, nel quale invece morì l’amico che era con lui.
Valerio Bacigalupo riposa nel cimitero di Bossarino (Vado Ligure), in provincia di Savona. A Valerio Bacigalupo è dedicato lo Stadio di Savona. Il suo ricordo è ancor oggi custodito nel cuore di ogni tifoso granata e di ogni autentico sportivo. È per questo che vorrei concludere questo articolo con una mia poesia dedicata a questo grande portiere della storia granata, che avevo scritto alcuni anni fa.
“Baci”
(A Valerio Bacigalupo)
Vola leggero tra i pali Valerio,
con quel suo viso ch’è mai troppo serio;
con balzi elastici, plastici, lievi,
come camoscio su candide nevi.
La sua parata, una solida presa.
Come un regista per la sua difesa:
per i terzini, mediani centrali,
e un occhio attento alle fluide ali.
La maglia nera, ed i guanti di cuoio;
stretta, blindata col nodo scorsoio:
questa la rete di Bacigalupo.
Con gli occhi vispi e lo sguardo da lupo;
fisico tipico da Anni Quaranta:
venticinqu’anni, ma sembran cinquanta.
Capelli neri con la brillantina,
scriminatura un po’ sbarazzina.
Lui è il portiere del Grande Torino
cuore da Toro e cuor di bambino;
Uomo di mare, con la vista acuta,
per gli avversari un’amara cicuta.
Lo chiaman “Baci”, un nome vezzoso;
lui si schermisce, e sorride ritroso;
fa ciao con la man ai fans del Torino,
e strizza l’occhio al buon Valentino.