Nell’ardita ricostruzione storica che Tacchino effettua sulla base dei miti e delle leggende, si scopre un percorso storico sulla pianura torinese che sino ad ora è stato quasi completamente dimenticato. Peraltro, la storia del territorio torinese del periodo preistorico, protostorico, e antico, almeno sino alla fondazione della colonia romana, è una storia perduta nell’oblio del tempo e nella nullità di fonti scritte e segni inconfutabili rimasti. Solo qualche diafano e isolato resto, come rari graffiti o dolmen e menhir, come ad esempio i graffiti riscontrabili vicino al rifugio del Gravio nelle pendici del parco Orsiera Rocciavrè, in val Susa e Chisone, o il cromlech riscontrabile sul monte Ciabergia d’innanzi alla sacra di San Michele all’inizio della valle Susa, rimangono, come altri segni isolati quasi come ultimo baluardo per ricordarci che una storia perduta e sicuramente complessa del territorio torinese antico vi è stata. E seri studi di archeologi esperti di quell’arcaico periodo, ci dicono come sicuramente la cultura neolitica dei dolmen e dei menhir fosse ampiamente diffusa sul nostro territorio, ma l’inclemenza della storia e del tempo ha quasi praticamente annullato i segni della sua presenza, al contrario per esempio, del territorio bretone.
La cultura orale, dai fatti storici ne ha ricavato miti e leggende sempre
Ma i secoli passano velocemente ed il mito si perde all’interno delle prime esperienze di quella colonia fondata da Cesare nel 58 a.C. attraverso il suo campo militare costruito come base per raggiungere e attraversare il passo del Monginevro per raggiungere le Gallie, verso Ovest, creando quindi una via importante e stabile per il transito da sud verso le Gallie, facendo i conti con quell’unico regno Celto gallico dai Romani tollerato sino all’era di Nerone, nominato come il regno dei Cozii o di Re Cozio, (che poi diede pure il nome alle Alpi Cozie, che nel Monviso trova la sua vetta più alta come Re di Pietra). E nei primi anni della fondazione della colonia Romana troviamo le sue leggende più intriganti, legate a Pilato recluso nelle torri palatine, e a carri di fuoco che portavano a spasso Erode Antipa, poi trasformate in tempi moderni a interpretazioni collegate ai mitici UFO di moderna rappresentazione, sino agli ultimi epici racconti sull’incendio del teatro della colonia, appiccato dalla legione dei Batavi di passaggio tornando dal nord, e poi più tardi nelle stragi compiute nel conflitto tra Costantino e Massenzio nel 312 dopo Cristo. Tutte queste mirabolanti storie si trovano qua e là attualmente, nei racconti di una ipotetica Torino Magica o nelle osservazioni che tendono molto genericamente a dare un volto a questa porzione temporale del territorio torinese, relegandolo più nel concetto di aneddoto che in quello di interpretazione storica.
Danilo Tacchino, Torino. Miti e leggende della fondazione, Neos Edizioni, pagine 192, euro 17,00
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