TORINO. Esiste un’associazione per la montagnaterapia nominata Ami Onlus, che ha lo scopo di applicare l’approccio metodologico della montagnaterapia, attraverso attività di promozione della salute, di prevenzione e di riabilitazione, sia in età evolutiva, per le diverse problematiche dell’area della disabilità o di quella psico-sociale, sia con adulti ancora in ambito psico-sociale, psichiatrico, cardiologico e delle dipendenze. E le testimonianze dei benefici arrivano proprio dalle persone: «Io non so come agisca la montagnaterapia, ma so che funziona, aumenta l’autostima e la fiducia in sé stessi. Forse il segreto è la forza del gruppo: fare le cose in compagnia. L’unica cosa che vorrei aggiungere è che a me ha dato molto di più di quanto potessi immaginare», scrive V.S.
In generale le attività montagnaterapiche sono progettate e svolte grazie al Servizio Sanitario Nazionale, o in contesti socio-sanitari accreditati, in collaborazione con il Club Alpino Italiano e altri Enti, o associazioni accreditate del settore. “La montagna che aiuta”, ad esempio, è un gruppo di soci del Cai Torino che, per le proprie competenze e nell’ambito dell’attività istituzionale, collabora con Asl ed enti vari alla realizzazione di esperienze che utilizzano lo strumento terapeutico della montagna.
«L’obiettivo – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente Alberto Valmaggia – è mettere insieme tutte le esperienze per arrivare entro gennaio a redigere la carta etica della montagna, uno strumento facile con poche regole chiare, precise e utili».
La foto in alto è di Michela Rivelli
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