Montaldo Scarampi, due riconoscimenti per il ristorante Cà del Profeta
Corona Radiosa per il Golosario 2025 di Paolo Massobrio e Marco Gatti, ma anche due forchette sulla Guida Ristoranti del Gambero Rosso 2025: sono questi i due prestigiosi riconoscimenti ottenuti di recente dal ristorante Cà del Profeta di Montaldo Scarampi (At), situato all’interno dell’omonimo relais voluto dal calciatore Anderson Hernanes e oggi guidato dallo chef torinese Antonio Di Leo.
Siamo nel cuore del Monferrato, tra quelle colline dove la proprietà produce anche ottimi vini la cui etichetta riporta lo stesso nome. Aperto nel 2021 Cà del Profeta è un resort che comprende cinque camere, una spa, una piscina, una cantina e, appunto, un ristorante. Un luogo vocato all’accoglienza a tutto tondo, realizzato con pietre e legni locali, elementi di design che rendono gli arredi moderni e accoglienti e dove la parte ristorativa, al piano terra del resort, rappresenta l’anima dell’intero progetto.
Una cucina raffinata e di sostanza, in cui i piatti di Di Leo nascono da ricordi ed emozioni, dalla curiosità e dai viaggi, dall’atavico attaccamento dello chef alle tradizioni e dall’amore per questo lavoro. “La mia è una cucina istintiva – spiega lo chef di Cà del Profeta – che guarda al Piemonte ma non solo. Le radici sono quelle per valorizzare e onorare il luogo in cui siamo, ma i miei piatti sono contaminati da esperienze e stagioni: lavoro con agricoltori locali e carni piemontesi provenienti dall’astigiano. L’attenzione per il territorio del Monferrato e per le sue eccellenze è massima e cerco di portare il meglio di questa ricchezza nei miei piatti, anche se è importante aprire gli occhi su altre culture non focalizzandosi solo su ciò che c’è intorno”.
I Plin tornano a essere un piatto di recupero come da tradizione piemontese e vengono preparati con un taglio povero, la coda di bue, una salsa al midollo, ristretto di cottura della coda, olio al dragoncello. L’attenzione per il mondo vegetale si rispecchia in quella portata che si chiama Contaminazioni e che rappresenta sempre una trilogia di vegetali che varia a seconda delle stagioni. L’autunno guarda alle radici: ecco la scorza nera avvolta in alga nori, salsa ostrica con yuzu e una riduzione al mandarino, il tutto servito su una crema di topinambur e una spolverata di polvere di agrumi. La seconda parte del piatto è una rapa bianca marinata all’orientale con mirin, salsa di soia, lemon grass e lime, quindi servita come un carpaccio con sopra bufala campana, gamberi rossi di Mazara del Vallo e una glassa di salsa ponzu. Il terzo servizio è una tartare di barbabietola cotta a legna e condita con rubra e maionese sopra una bagna cauda realizzata con aglio nero.
Due sono i menù degustazione: La nostra tradizione (quattro portate a 80 euro); Il nostro percorso (otto assaggi a 105 euro) oltre che, in stagione, il menù Tartufo bianco a 75 euro. Ampia la scelta alla carta che comprende grandi classici come la Carne Cruda servita con cavolfiore e nocciole, lo Spaghetto con peperone, alici e briciole di pane o Baccalà beans & beans.