Narrò il delitto in un romanzo, si apre l’appello bis per l’aspirante scrittore
TORINO. Si è aperto oggi al tribunale Bruno Caccia il nuovo processo d’appello a Daniele Ughetto Piampaschet (in foto, con la madre all’uscita dal carcere), l’aspirante romanziere della provincia torinese, accusato dell’omicidio di una giovane prostituta nigeriana, sua amica. Il corpo della donna era stato ritrovato nel febbraio 2012 sul greto del Po, proprio come nel suo romanzo “La rosa e il leone”.
La prostituta nigeriana, svanì nel nulla il 28 novembre 2011 e fu ritrovata cadavere nel Po tre mesi più tardi, il 26 febbraio 2012, all’altezza di San Mauro Torinese; apparentemente un suicidio, in realtà colpita, rivela l’autopsia, da venti coltellate. Anthonia e Pampaschet si conoscevano come dimostrano i tabulati telefonici: le comunicazioni si erano interrotte il giorno prima della scomparsa della donna, aveano sostenuto gli inquirenti. Ma l’uomo si è sempre difeso sostenendo che Anthonia fosse stata punita per avere tentato di ribellarsi e uscire dal giro della prostituzione. L’uomo fu arrestato nell’agosto 2012, di ritorno da Londra, dove era stato volontario alle Olimpiadi. Ha trascorso un periodo in carcere, fino all’assoluzione in primo grado, il 9 aprile 2014, per non aver commesso il fatto.
In appello l’istruttoria è stata riaperta e lo scrittore condannato a 25 anni e mezzo per omicidio volontario. Alla base dell’accusa alcune frasi contenute nel romanzo come «La sua uccisione era l’unico modo per preservare intatta la purezza. In questo modo nessuno avrebbe saputo più nulla del mistero di bellezza della piccola Anthonia … Poi l’avrebbe caricata in macchina e l’indomani sera seppellita… L’uccise e la seppellì in un punto solitario in mezzo ai boschi di Giaveno». Secondo l’accusa tali frasi rappresentano «una confessione extragiudiziale»
Per Daniele Ughetto Piampaschet non è in corso alcuna misura cautelare, se non il ritiro del passaporto. Oggi la Procura Generale ha chiesto l’audizione di quattro testimoni conoscenti della vittima, ritenuti inattendibili in primo grado e attendibili in secondo grado, che però potrebbero non essere reperibili, e l’interrogatorio dell’imputato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Tizzani, ha chiesto di risentire i familiari di Piampaschet.