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Nati il 12 luglio: Pietro Ivaldi, pittore originario di Ponzone (Al) detto “il muto di Toleto”

Pietro Ivaldi, abile pittore sordomuto, così come viene definito da San Giovanni Bosco nella Storia del Santuario della Madonna della Pieve, nasce a Toleto, frazione di Ponzone, in provincia di Alessandria, nella borgata di Piangamba, il 12 luglio 1810, da Giovanni e Anna Maria Ivaldi. In quegli anni Toleto si presenta come un paese povero, prevalentemente contadino, composto da poche famiglie, gran parte delle quali residenti intorno alla chiesa, con una popolazione che, includendo la località Abasse, racchiude circa 120-140 anime. Da qui il giovanissimo Pietro parte con la famiglia alla volta di Acqui Terme, dove i genitori hanno avviato un’attività commerciale di vendita di formaggi, per poi dirigersi successivamente ad Asti.

Pietro, che fin da giovane mostra una grande inclinazione alla pittura, frequenta e riceve un’educazione artistica decisamente neoclassica. La sua attività artistica inizia con un alunnato negli anni Venti l’Accademia Albertina di Torino, la cui direzione è affidata a Giovanni Battista Biscarra. Qui entra in contatto con i paesaggisti De Gubernatis, Paroletti, D’Azeglio, Righini e Reviglio, da cui saprà mediare quella particolare disposizione alla pittura di paesaggio che lo caratterizzerà per l’intera esistenza. La conoscenza dei vari pittori piemontesi di buon livello e i soggiorni a Roma, Firenze e Venezia contribuiscono poi al completamento della sua cultura scolastica. A Roma ha la possibilità di studiare da vicino le testimonianze dell’antichità e, soprattutto, le opere dei grandi maestri del Rinascimento, certamente ad affascinarlo sono i capolavori di Michelangelo e Raffaello, in modo particolare di quest’ultimo, che, modello di equilibrio, misura e chiarezza, rimarrà per l’Ivaldi un costante punto di riferimento.

“Il trionfo della Fede” realizzato nella parrocchia di Nostra Signora della Pieve di Molare (Al)

I viaggi di Pietro e del fratello Tommaso (1818–1897), valente stuccatore, che collaborerà con lui tutta la vita, sono fondamentali per vedere da vicino le opere dei grandi autori e per trarne ispirazione negli affreschi. Pietro diventa così per la gente del suo tempo fonte di conoscenza e spesso unica occasione di rapporto con i maestri della cultura artistica italiana e internazionale: Botticelli, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Guido Reni, Guercino, Poussin, sono spesso evocati nei suoi dipinti richiamandosi alle opere più note, con quel tanto di fantasia mista a verità in grado di rendere esplicita la dottrina cristiana anche alla povera gente delle campagne, che non conosce la storia sacra e il latino della Messa, o era addirittura analfabeta.

La produzione dei fratelli Ivaldi, e della loro bottega d’arte, è vastissima: a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento Pietro e Tommaso sono sempre in viaggio e lavorano ininterrottamente. Si ricordano tra le altre il Duomo e il santuario della Madonnina ad Acqui, la chiesa parrocchiale di N.S. Assunta di Ovada, la parrocchiale di N.S. della Neve e il santuario di N.S. delle Rocche di Molare, l’oratorio e il santuario Madonna della Pieve di Ponzone e molte altre chiese dei paesi dell’Acquese e dell’Ovadese come Montaldo Bormida, e Trisobbio. Non si può peraltro dimenticare anche la loro produzione nell’Astigiano (Bruno, Mombercelli, Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino, San Giorgio Scarampi, Montemarzo d’Asti), nel Casalese, nel Vercellese e nella Lombardia meridionale (Pieve del Cairo in Lomellina) sino alla Liguria (Sassello, Rossiglione, Celle Ligure, Lavagnola a Savona), e alla vicina Francia. Un sodalizio interrotto solo dalla morte di Pietro, avvenuta il 19 settembre 1885, all’età di 75 anni, nella sua casa di Acqui, dopo essere stato colto da malore a Cavatore, di ritorno da Ciglione, dove i fratelli hanno terminato l’ultima fatica nella chiesa di San Bernardo. Tommaso, alla morte del fratello termina soltanto gli ultimi ritocchi della chiesa di Ciglione, poi non vorrà più dipingere e si ritira a vita privata.

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