Nati il 14 agosto: il musicologo torinese Massimo Mila
E’ considerato uno dei massimi musicologi e critici del Novecento. Ma Massimo Mila è stato molto di più. Grazie alla sua poliedricità, ha lasciato la sua impronta anche in altri campi, dalla letteratura alla pittura, ancora alla montagna di cui è stato per tutta la vita un grande appassionato. Mila nasce a Torino il 14 agosto del 1910. Studia al liceo classico torinese “Massimo D’Azeglio”, dove è allievo di Augusto Monti: in quegli stessi anni passano al “D’Azeglio” anche Cesare Pavese, Leone Ginzburg e Norberto Bobbio. Dà lezioni di latino a Giulio Einaudi, e lo introduce nella “confraternita” degli ex allievi del D’Azeglio (così la chiama Mila) fra i quali ci sono “Ces” o “Paves” o il “Barone” ovvero Cesare Pavese; “Agenzia Tass” o “il barbuto Lion dei Monti Urali”, che è Leone Ginzburg, soprannominato così perché nato in Russia; Norberto Bobbio, detto “Bindi”, e poi anche Vittorio Foa, Giulio Carlo Argan, Ludovico Geymonat; un giovane professore, Franco Antonicelli, e altri.
All’università di Torino, Mila si laurea in Lettere a 21 anni, con una tesi intitolata “Il melodramma di Giuseppe Verdi”. Quella tesi, su interessamento del filosofo napoletano Benedetto Croce, sarà pubblicata nel 1933, con quello stesso titolo, dalla casa editrice Laterza di Bari: è la prima pubblicazione che il giovane musicologo torinese dedica a Verdi, compositore su cui, negli anni successivi, ritornerà innumerevoli volte.
Ancora prima, negli anni dei liceo, Mila si avvicina alla montagna: la sua passione nasce a Coazze, grazie alle spinte della madre e alle prime escursioni sulle cime della Valsangone. Il suo interesse per l’alpinismo lo porterà a frequentare tutti i Gruppi delle Alpi, affrontando salite impegnative che gli apriranno, in seguito, le porte del prestigoso Club Alpino Accademico Italiano. Fra i suoi “maestri d’alpinismo” ci sono anche Renato Chabod. Una passione per la montagna quella di Mila intesa come ricerca costante di nuovi e più impegnativi traguardi che l’avrebbe portato a “collezionare” una lunga serie di “Quattromila”, di qua e al di là delle Alpi, ed anche alcuni “Cinquemila” su vette extraeuropee.
Sempre nell’ambiente studentesco torinese, Mila matura presto in lui l’opposizione al regime fascista. Viene incarcerato una prima volta nel 1929 per attività antifascista. Aderisce al gruppo torinese di “Giustizia e libertà” e, il 15 maggio del 1935 è arrestato per la seconda volta, insieme con i suoi amici Einaudi, Ginzburg, Foa, Antonicelli, Bobbio, Pavese, Carlo Levi e Luigi Salvatorelli. Viene condannato dal Tribunale Speciale a sette anni di reclusione. Nel carcere di Civitavecchia divide la cella con Vittorio Foa, Riccardo Bauer e Ernesto Rossi. Dopo la sua liberazione, avvenuta nel 1940, collabora con Einaudi e la sua casa editrice: qui ha come amici e compagni di lavoro Giaime Pintor, Felice Balbo, Cesare Pavese e Leone Ginzburg. Con l’armistizio dell’8 settembre ’43, si unisce alla Resistenza entrando nelle formazioni di “Giustizia e Libertà” che operano in Canavese e nelle valli di Lanzo; più avanti aderisce al Partito d’Azione.
Dopo la guerra, il Conservatorio di Torino lo chiama ad insegnare Storia della musica, l’Università gli offre nel 1962 l’insegnamento per incarico che ricoprirà fino al 1975. Collaboratore della casa editrice Einaudi, è critico musicale de “L’Unità” di Torino (1946-67) e del settimanale “L’Espresso” (1955-67), e dal 1967 passa al quotidiano “La Stampa”. Membro dell’Accademia di Santa Cecilia dal 1956, svolge anche attività letteraria (traducendo, fra l’altro, opere di Goethe, Schiller, Gotthelf, Hesse, Wiechert, e l’autobiografia di Wagner). Dal 1967 è condirettore della Nuova Rivista Musicale Italiana. Il 26 febbraio 1981 è coinvolto in un gravissimo incidente automobilistico, nel quale perde la vita la moglie. Nel 1985 riceve il Premio internazionale “Feltrinelli” dell’Accademia dei Lincei.
Massimo Mila muore a Torino il 26 dicembre del 1988, all’età di 78 anni. Negli anni seguiti alla sua scomparsa, a Mila è stato intitolato un importante premio letterario internazionale, sono stati dedicati volumi di studi e, il 2 dicembre 2008 presso il Conservatorio di Torino si è tenuta una giornata di studi in suo onore, per iniziativa dell’Amministrazione comunale e dell’Unione culturale Franco Antonicelli, con una tavola rotonda in cui Roberto Aruga, Alberto Cavagnon, Giorgio Pestelli, Andrea Casalegno ed Enzo Restagno hanno discusso sui diversi interessi che hanno connotato la figura di Massimo Mila: musica, antifascismo, letteratura, pittura, e la sua passione per la montagna.