Nati il 15 settembre: Giuseppe Borsalino, l’uomo che cambiò la vita con un cappello
Il suo nome fa parte di quella schiera di imprenditori che, partendo da una esperienza di mestiere, sono riusciti a creare una moderna e vasta organizzazione di fabbrica per la produzione di manufatti su scala industriale, in un’epoca in cui proprio la dimensione artigianale di gran parte delle imprese esistenti costituiva un ostacolo quasi insormontabile all’introduzione delle macchine utensili. Nome (o meglio cognome) che è diventato sinonimo di eleganza, stile e di inconfondibile classe. Giuseppe Borsalino è forse uno di quegli imprenditori che in Piemonte si ricordano con affetto, così com’è stato per pochi altri che si possono contare sulle dita di una mano, tra i quali Pietro Ferrero da Alba e Camillo Olivetti da Ivrea, Riccardo Gualino da Biella.
Giuseppe Borsalino nasce a Pecetto di Valenza (Al), sulle colline del Monferrato, il 15 settembre 1834. Figlio di Renzo, un inserviente comunale, e di Rosa Veglio si dimostra sin da bambino poco incline agli studi. Così a 13 anni lascia la famiglia per trasferirsi ad Alessandria dove lavora per quattro anni come apprendista cappellaio, settore nel quale continua ad operare anche una volta trasferitosi in Francia (1950), prima a Marsiglia, poi a Bordeaux e fine a Parigi dove lavora alla produzione di fini cappelli in castoro delle ditta Berteil.
Acquisita notevole capacità, ma soprattutto il “certificato” di cui i cappellai hanno bisogno per aprire un atelier, dopo sei anni torna in Italia. Sposa Angela Prati, cognata del fratello Lazzaro, mediatore, in società con il quale installa una modesta follatura, in via Schiavina, che impiega dieci operai e produce circa dieci cappelli al giorno. Una produzione scarna per sperare di far conoscere il nome Borsalino fuori dal Piemonte. Così nel 1860 dà un deciso impulso alla produzione artigianale acquistando in Gran Bretagna una serie di macchine industriali. L’anno seguente, l’impresa Borsalino Giuseppe e Fratello occupa 60 operai e produce 120 cappelli al giorno; nel 1876 il numero degli operai sale a 180 e la produzione giornaliera a 410 pezzi. Nel 1874 l’imprenditore apre a Genova un’altra fabbrica per la produzione di cappelli a cilindro, che gestisce fino al 1883, mentre un altro stabilimento, a Verona, tra il 1880 e il 1888 produce cappelli di tipo più comune per l’esportazione.
Le ragioni dello sviluppo della ditta, vanno ricercate nella costante attenzione di Giuseppe alle scelte tecnico-organizzative all’interno dell’impresa, così come nello studio dei mercati e nella acquisizione della clientela. Le esportazioni costituiscono una parte sempre più importante del fatturato complessivo e il marchio “Borsalino” si assicura un crescente prestigio a livello mondiale segnalandosi nelle principali esposizioni (Universale di Parigi, 1867; Barcellona, 1888; del Centro-America, Guatemala, 1897). Alla fine del secolo la ditta non è soltanto presente sui mercati europei, nord-americani e sud-americani, ma si è rapidamente introdotta nel mercato australiano, dal quale si rifornisce anche di materia prima. Verso il 1896 impiegava 1.000 operai e produceva 1.360 cappelli al giorno; nel 1900 la produzione totale ammonta a circa 750 mila pezzi, di cui ben 450 mila furono esportati.
Borsalino è un imprenditore illuminato in tutti i sensi. Memore della povertà e dei sacrifici patiti, dimostra di avere a cuore i diritti dei suoi operai, in un’epoca in cui la tutela dei lavoratori non è ancora una priorità. E di fatto anticipa la legislazione, istituendo la cassa pensione, infortuni e malattia, ma anche un educatorio per i figli dei dipendenti. E non solo. Ad Alessandria finanziò anche la costruzione dell’acquedotto e delle fognature per rendere più moderna la città.
L’imprenditore muore nel 1900 ad Alessandria, proprio nell’anno in cui l’azienda ha ottenuto il Gran Prix all’esposizione universale parigina, un importante attestato di qualità che contribuisce a diffondere la fama del marchio in tutto il mondo. Alla direzione della Borsalino subentra il figlio Teresio con cui l’azienda otterrà un’ulteriore crescita, tanto che nel corso del Novecento, ad indossare un Borsalino saranno decine di registi, attori,compositori e scrittori, persino politici e capi di Stato. Non c’è uomo che conta che non indosserà un Borsalino, nome diventato negli anni sinonimo di cappello, proprio come lo sono la bombetta, il turbante o il basco. Da Humphrey Bogart in Casablanca a Mastroianni in 8 e 1/2, passando per Umberto Eco, Giulio Andreotti e Francesco Cossiga: è sufficiente il loro nome per farsi un’idea del successo di questo brand piemontese.
A Giuseppe Borsalino sono state dedicate vie in diverse città italiane, a partire da Alessandria e Roma ed un monumento in piazza Italia a Pecetto di Valenza. La documentazione prodotta durante il suo periodo di attività nel suo cappellificio (1857-1900), è conservata nel fondo Borsalino Giuseppe e fratello Spa della Biblioteca civica di Alessandria.