Nati il 18 maggio: il sindacalista e politico torinese Sergio Garavini
Sergio Garavini nasce a Torino il 18 maggio 1926, figlio di Ida Rina Ferraris e del noto industriale torinese Eusebio, fondatore della Diatto-Garavini e della Carrozzeria Garavini. Nel capoluogo piemontese frequenta il Liceo Gioberti. Appena diciassettenne partecipa alla Resistenza torinese nel 1944, nei gruppi studenteschi. Dopo la morte del padre, interrompe gli studi in Ingegneria al Politecnico di Torino e, nel 1948, decide di lasciare la conduzione dell’azienda di famiglia al fratello Aldo e di abbracciare la carriera politica, iscrivendosi al Partito Comunista Italiano e alla CGIL. Nello stesso anno si sposa con Maria Teresa detta “Sesa”, sorella del dirigente comunista Antonio Tatò.
Dopo la sconfitta della CGIL nelle elezioni sindacali alla FIAT del 1955, non ancora trentenne viene nominato segretario provinciale della FIOM. E’ eletto anche consigliere comunale del capoluogo piemontese nelle liste comuniste e poi, dopo essere entrato nel sindacato, diviene in breve tempo segretario regionale della CGIL, segretario dei tessili, segretario dei metalmeccanici (FIOM) e segretario confederale.
In ambito sindacale, chiede ed ottiene la contrattazione articolata sulle qualifiche e sull’organizzazione del lavoro. Punta inoltre alla costruzione del sindacato dei consigli e di nuove piattaforme sociali, quali ad esempio l’egualitarismo, la salute in fabbrica, il controllo dei ritmi, che divengono i protagonisti della stagione di rivolta operaia degli Anni Sessanta, in particolare nel biennio 1968-1969.
Nel sindacato, promuove sempre la centralità della contrattazione e l’autonomia, stretto nel conflitto interno tra le posizioni estremiste di Fausto Bertinotti e quelle di Sergio Cofferati. La sua visione è quella basata su una reale democrazia sindacale, promuovendo idee nuove quali lo sciopero a singhiozzo e la consultazione permanente: da Segretario Nazionale della FIOM – CGIL, nel 1988 lancia il primo referendum nazionale sindacale, mai visto prima in Italia, che pretese vincolante per decidere la firma o meno della CGIL al nuovo CCNL dei Metalmeccanici.
E’ l’unico membro del Comitato Federale del PCI di Torino a votare, nel 1956, contro l’appoggio del PCI all’invasione sovietica dell’Ungheria. Infatti è convinto che il PCI debba sganciarsi dalla sudditanza sovietica. Sostiene Rossana Rossanda durante la scissione del gruppo del Manifesto, ma non vuole mai abbandonare il suo partito. La sua battaglia principale negli anni Settanta ed Ottanta, politica e sindacale insieme, è quella di criticare la “Svolta dell’Eur” e di agire contro la liquidazione della scala mobile. Diviene per la prima volta deputato nel giugno del 1987, per poi essere confermato cinque anni più tardi. Dal 1989 al 1992 è “ministro” di infrastrutture e trasporti del governo ombra del PCI.
Successivamente non aderisce alla “svolta della Bolognina” di Achille Occhetto e non partecipa al progetto PDS. Insieme ad Armando Cossutta, Rino Serri, Nichi Vendola, Lucio Libertini ed altri fonda il 15 dicembre 1991 il Partito della Rifondazione Comunista, di cui è segretario nazionale fino al 27 giugno 1993. Nel 1995 Garavini vota insieme ad altri 12, tra cui Nichi Vendola, la fiducia al governo Dini, a cui si deve la modifica in peius delle pensioni dei lavoratori, sostenuto dalla coalizione di centro sinistra per impedire il ritorno al governo di Silvio Berlusconi.
Nella sua lunga carriera scrive numerose opere di carattere politico, storico e sindacale. La sua ultima opera è Ripensare l’illusione. Una prospettiva dalla fine del secolo del 1993. In precedenza firma Gli anni duri della Fiat (1982) e Le ragioni di un comunista. Scritti e riflessioni sullo scioglimento del PCI e sulla nascita di una nuova forza comunista in Italia (1991). Si spegne a Roma nel settembre 2001.