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Nati il 2 dicembre: la pianezzese Maria Bricca, eroina durante l’assedio di Torino del 1706

Battezzata come Maria Chiaberge, figlia di Giuseppe Chiaberge e di Francesca Genova, quella che dalla storia è ricordata come Maria Bricca nasce a Pianezza il 2 dicembre 1684. Quando i soldati francesi occupano e saccheggiano Pianezza, nel 1693, ha poco più di otto anni. L’8 febbraio 1705 sposa Valentino Bricco: lei ha 21 anni, lui 41 ed è vedovo con quattro figli. Riprendendo il cognome del marito, portato nella forma femminile, come s’usa a quei tempi, diviene Maria Bricca, conosciuta anche come La Bricassa. La giovane rimane presto incinta, e partorisce il 16 giugno 1706 il primo figlio: Giuseppe Domenico.

Dalla storia Maria Bricca è ricordata per il contributo dato in occasione dell’assedio francese del 1706. Agli inizi di settembre l’obiettivo del principe Eugenio di Savoia è quello di liberare il castello di Pianezza dalle truppe francesi. E proprio in quei giorni Maria Bricca che vive in una casa adiacente al castello e che ha in uggia i francesi del generale Catinat per le violenze perpetrate sin dal 1693, viene a sapere che nella notte tra il 5 e il 6 settembre i francesi se la sarebbero spassata, con un gran ballo che inevitabilmente avrebbe attenuato la loro vigilanza. Si reca dai comandanti militari dell’esercito confederato imperiale-piemontese, ai quali rivela di conoscere un sotterraneo che giunge nel cuore del castello, offrendosi di accompagnare i soldati, se si fosse deciso di tentare un colpo di mano.

Il castello di Pianezza

Il principe Eugenio comprende che quello è il momento per agire e invia Leopoldo I di Anhalt-Dessau al comando di un numeroso gruppo di Granatieri di Brandeburgo e di soldati sabaudi per conquistare la fortezza. Nella notte dei bagordi francesi, il gruppo, “guidato” da Maria Bricca, passata la Dora Riparia, attraversa il guado nei pressi della Pieve di san Pietro, percorre la galleria (oggi detta “di Maria Bricca”), sale la scala a chiocciola in pietra situata al termine del passaggio e irrompe nel salone delle feste. Molti francesi vengono uccisi sul posto, altrettanti presi come prigionieri e anche il bottino è notevole. Grazie anche alla posizione raggiunta, la mattina dopo l’armata austro-piemontese prende alle spalle i francesi alle porte di Torino e li travolge costringendoli a una fuga precipitosa verso Pinerolo e poi in Francia. Le perdite dei francesi sono ingenti, e il 7 settembre Torino viene liberata.

Anche se passerà qualche tempo prima che l’eroina venga, per così dire, chiamata a simboleggiare, a fianco di Pietro Micca, l’astuzia e il coraggio del popolo piemontese e nonostante alcuni particolari del suo gesto siano romanzati, gli storici tendono ad accettarne la complessiva veridicità. Dopo le vicende dell’assedio, Maria Bricca torna alla propria vita e conduce una comune esistenza da popolana. Muore il 23 dicembre 1733: ha da poco compiuto 49 anni. Qualche mese dopo si spegne anche il marito.

In un manoscritto, rinvenuto nel XIX secolo, un anonimo osservatore francese appunta il ruolo dell’ex impiegata del castello nell’aiutare l’esercito sabaudo a lanciare l’assalto a sorpresa. Da quel manoscritto prenderanno spunto per mitizzarne la figura numerosi scrittori e storici, primo fra tutti Goffredo Casalis, il racconto del quale tenderà ad assumere addirittura toni leggendari.

Nel 1910 il regista Edoardo Bencivenga dedica all’eroina un film: il suo ruolo è interpretato dalla diva del muto Lidia Quaranta. Esattamente un secolo dopo è stato realizzato un cortometraggio su di lei dal titolo Pianezza 1706 – Maria Bricca. Nel 2016 le è stata dedicata una imponente statua marmorea, commissionata allo scultore Gabriele Garbolino Rù, nel centro di Pianezza. A ricordare Maria Bricca vi sono inoltre numerose vie a Torino e nelle località limitrofe. La sua abitazione è ancora conservata, e su uno dei muri perimetrali è incastonata una targa commemorativa in marmo, risalente al 1906.

Piero Abrate

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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