Nati il 22 maggio: Carlo Barletti, fisico ovadese del Settecento
Carlo Battista Barletti nasce a Rocca Grimalda, piccolo centro dell’Ovadese, in provincia di Alessandria, il 22 maggio 1735 da Antonio e Domenica Barletti. Nel 1751 entra a far parte come novizio della casa degli Scolopi di Paverano fino a quando nel 1752 pronuncia i voti. Compiuto il corso degli studi ecclesiastici, a vent’anni inizia a insegnare grammatica e retorica nelle scuole scolopie, ma non cessa di studiare per proprio conto la fisica fino a quando, nel 1760, ottiene di potersi dedicare all’insegnamento di questa disciplina, dapprima a Chiavari poi ad Albenga, Savona, Milano. Nel 1771 scrive la sua prima opera scientifica intitolata Nuove esperienze elettriche, mentre l’anno successivo pubblica i Physica specimina ed è chiamato dall’Università di Pavia a ricoprire la cattedra di Fisica Sperimentale.
Nel 1773-1774 collabora all’Encyclopèdie pubblicata a Yverdon da F.B. De Felice. Nel 1776 scriove i Dubbj e pensieri, in forma di una lettera all’abate F. Fontana e una seconda lettera ad Alessandro Volta, allora professore di fisica a Como. E’ del 1780, invece, la pubblicazione dell’opuscolo Analisi di un nuovo fenomeno del fulmine, nel quale si sofferma a esaminare gli effetti provocati da un fulmine, che ha colpito la banderuola della Chiesa dei Santi Siro e Sepolcro a Cremona. Dall’esame dei margini dei fori causati dal fulmine, che appaiono rivelati in opposti sensi, Barletti conclude che correnti di opposta elettricità hanno colpito simultaneamente la banderuola da parti opposte e da ciò egli trae una conferma dell’ipotesi simmeriana.
Nel 1778 per le condizioni della sua salute viene sdoppiata la cattedra e al Barletti viene affidata quella di fisica generale, mentre quella di fisica sperimentale è assegnata ad Alessandro Volta, legato a lui da una cordiale amicizia, testimoniata, come detto, da stretti e importanti rapporti epistolari. Quattro anni più tardi ottiene il riconoscimento come uno dei “quaranta Italiani di un merito maturo, e per opere date in luce ed applaudite universalmente riconosciuto”, che ne fanno parte.
Il Barletti, come altri suoi colleghi ferventi di amor patrio credono nell’azione liberatrice di Napoleone. Per tale motivo subisce da parte degli austriaci processi e persecuzioni e per sette mesi anche il carcere. Mentre si istruisce un nuovo processo, trasportato dalle carceri nella Casa dei Padri della Missione dove ha sede la commissione di polizia, muore di sincope. E’ il 25 febbraio 1800.
Oggi, a Ovada e a Acqui Terme a lui sono intitolati due istituti superiori statali.