Nati il 26 giugno: l’esilarante attore astigiano Carlo Artuffo
Carlo Artuffo, a distanza di oltre 60 anni dalla scomparsa, è ancora nel ricordo di tanti. La sua vita si consuma tra i piccoli teatri di provincia, le prime vaudeville, le riviste, la radio, il cinema e anche un po’ di televisione. E’ uno dei precursori del cabaret, inventando personaggi che appartengono alla realtà contadina e acquistano una teatralità e un’ironia tutta particolare, soprattutto perché composti nel dialetto del basso Monferrato, come sottolinea Massimo Scaglione nel suo volume dedicato ad Artuffo: “L’origine dell’umorismo piemontese è decisamente di campagna e territorialmente del Monferrato astigiano. Già la parlata, che va pronunciata ‘grassa’ non per volgarità, ma perché espressione di un continuo dubitare, è frutto di una mistura (vedi già allione) di dialetto monferrino, francese e astigiano. Artuffo è il magistrale interprete dell’uso di questo linguaggio, in cui dubbio e certezza danno le cadenze, la inevitabile ‘saggezza popolare’ non tromboneggia, ma controlla la realtà con un unico, nobile e altissimo scopo: far ridere”.
Carlo Artuffo nasce ad Asti il 26 giugno 1885, da una famiglia di modesta condizione sociale. Inizia giovanissimo a esibirsi nella sua città natale. Nel contempo si esercita nella pittura, dipingendo quadri raffiguranti “Madonne”. La sua improvvisa notorietà nel teatro avviene per puro caso. Scoperto da Mario Casaleggio, con lui costituisce un binomio trionfale per il teatro torinese, fissando il centro operativo nel teatro Rossini di via Po, dove si esibisce a lungo anche sua figlia Nina.
Il suo repertorio è occupato in gran parte dalla commedia in lingua piemontese. Trai suoi successi: i monologhi Ij pompista del me pais (I pompieri del mio paese) e Dammi quella litra (Dammi quella lettera). Compare anche in mezza dozzina di film a cavallo degli Anni Trenta e Quaranta: da Pietro Micca per la Regia di Aldo Vergano (1938) a Tre fratelli in gamba di Alberto Salvi (1939), da L’ultimo combattimento di Piero Ballerini (1941) a Margherita fra i tre di Ivo Perilli (1942).
Artuffo trascorre un periodo della sua vita a Trofarello e muore l’11 giugno del 1958. Riposa nel cimitero del piccolo centro del Torinese. Nel 1988, in occasione dei 30 anni dalla morte, il comune di Trofarello gli ha dedicato una via.