Nati il 28 febbraio: Francesco Rolando, eroe della Grande guerra e Medaglia d’oro al valor militare
Francesco Rolando nasce a Susa (To) il 27 febbraio 1889, figlio di Giorgio e Antonella Allasio. Dopo aver completato gli studi presso il Liceo classico Vincenzo Gioberti di Torino, nel 1909 è chiamato a prestare servizio militare presso il Regio Esercito, arruolato come Allievo ufficiale di complemento ed assegnato in forza al 4º Reggimento bersaglieri. Divenuto sottotenente di complemento nel settembre 1910, rimane in servizio con lo scoppio della guerra italo-turca (novembre 1911), passando gli esami per l’ammissione in servizio permanente effettivo presso il 9º Reggimento bersaglieri. Nel corso del 1913 parte per la Libia, assegnato al I Battaglione volontari libici e partecipando alle grandi operazioni di polizia coloniale. Promosso tenente nel 1914, diviene capitano nel 1915, posto al comando di una compagnia del II Battaglione libico.
Nel febbraio 1917 rientra in Italia, assegnato al 17º Reggimento bersaglieri, di cui assume il comando del LXV Battaglione a partire dal mese di luglio. Si distingue nei duri combattimenti in Carnia, sul Carso, sul massiccio dell’Hermada, e nel corso dell’undicesima battaglia dell’Isonzo. Durante la fasi di ripiegamento della 3ª Armata verso la linea del Piave, conseguente all’esito infausto della battaglia di Caporetto, al comando del LXIX Battaglione del 18º Reggimento bersaglieri, raggiunge il ponte di Madrisio, sul fiume Tagliamento, proteggendolo dagli attacchi avversari. Il 6 novembre, con le truppe della retroguardia del XII Corpo d’armata, partecipa a duri combattimenti contro l’avanguardia delle forze nemiche.
Cade in combattimento nella notte del 16 novembre, a Molino della Sega. Per onorarne il coraggio è decretata la concessione della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Questa la motivazione: “Comandante di un battaglione, seppe con l’esempio e con la parola preparare le sue truppe all’azione. Avuto l’ordine di attaccare, con intelligente perizia disponeva le sue truppe, guidandole di persona. Avvertito che in un punto il nemico ostacolava violentemente l’avanzata, vi accorreva, e, da solo, sotto fuoco intenso, sprezzante di ogni pericolo, si spingeva audacemente verso l’avversario per riconoscere l’efficienza delle sue difese, finché investito da raffiche di mitragliatrici, rimaneva ferito. Trasportato al posto di medicazione, dopo ricevute le cure, volle ad ogni costo tornare al suo battaglione, recandosi ove più violento era il combattimento. Per vincere l’ultima disperata resistenza del nemico, gridando parole vibranti di entusiasmo, con balzo leonino si slanciò in avanti, primo fra tutti, trascinando i suoi bersaglieri all’urto violento contro l’avversario che veniva travolto. Colpito in fronte, cadeva da eroe, col grido di ‘Savoia!’ sulle labbra. Fulgido esempio di eroismo e di alta virtù militare. Molino della Sega, Piave, 16 novembre 1917”.
Seppellita in un cimitero di guerra, sette anni dopo la sua salma viene riesumata e trasferita nel cimitero di Susa, dove si trova tuttora. Il suo paese natale gli ha intitolato una via, mentre il comune di Breda di Piave ha collocato una targa che riporta la motivazione del conferimento della Medaglia d’oro, posta sul luogo che era stato riconquistato in quella drammatica notte tra il 16 e il 17 novembre 1917