Nati il 29 novembre: lo storico, letterato e politico di Galliate Pietro Custodi
Pietro Custodi nasce a Galliate, in provincia di Novara il 29 novembre 1771. All’età di soli tre anni rimane orfano di padre, per cui fu la madre, con l’aiuto di alcuni parenti, deve allevarlo. Studia dapprima a Novara e poi, trasferitosi a Milano con la madre, nel collegio barnabita di Sant’Alessandro, dal quale passa infine, nel 1790, all’università di Pavia, presso il collegio Borromeo, dove si laurea in giurisprudenza nel 1795. Si dimostra sin da giovanissimo fervente patriota e si oppone all’alleanza con la Francia e all’amministrazione della Repubblica Cisalpina. Nell’agosto del 1798 cura a Milano il giornale Il Tribuno del Popolo, foglio in cui si scaglia contro il governo francese. Anche Napoleone viene trattato con durezza: se ne condanna infatti lo spirito dittatoriale e gli eccessivi poteri autoconferitisi. Dopo tre numeri, Bonaparte decreta la soppressione del Tribuno e l’arresto di Custodi, il quali riesce a fuggire e può riguadagnare Milano a fine ottobre, grazie a una supplica rivolta dalla madre al Corso.
Collabora quindi al Monitore Italiano, dove il suo nome, taciuto nei primi numeri, appare a partire dall’11 marzo. L’8 marzo scrive una Memoria in cui si scaglia contro il patto di alleanza con la Francia, e questo gli vale un nuovo arresto, disposto cinque giorni più tardi dal generale Leclerc. Scarcerato alla fine del mese, riprende a scrivere per il giornale, prima che venga chiuso. Riesce comunque a ottenere alcuni ruoli di rilievo nel napoleonico Regno d’Italia. Ma la sua carriera burocratica non dura a lungo a causa dei suoi trascorsi politici che preoccupavano i suoi superiori. Tra il 1803 e il 1805 vengono pubblicati i 48 volumi degli Scrittori classici italiani di economia politica, redatti interamente dal Custodi. Rientrato quindi nell’ortodossia del regime, come funzionario e come studioso, ha modo di far valere la propria preparazione in materia di finanza e di compiere un’importante carriera, durante la quale occupa la carica di segretario negli uffici della contabilità nazionale, commissario straordinario per il coordinamento delle imposte nei territori ex veneti e segretario nel Ministero delle Finanze. Nel 1817 si trasferisce a Parma come intendente generale delle Finanze, ma non vi restò a lungo. Rientrato in Lombardia si dedica completamente allo studio.
Muore a Galbiate il 15 maggio 1842 e la sua enorme collezione finisce solo in parte alla Biblioteca Ambrosiana mentre il grosso perviene alla Biblioteca nazionale di Parigi. Altri documenti originali
manoscritti vengono acquistati dal Conte Lochis di Bergamo e ceduti, dai suoi eredi, alla Biblioteca
Civica Angelo Mai.
.