Nati il 3 settembre: la disegnatrice e grafica eporediese Brunetta Moretti Mateldi
I suoi disegni sempre ironici e pungenti li firmava Brunetta e per tutti, parenti e amici era semplicemente Brunetta. Bruna Moretti nasce il 3 settembre 1904 da Antonio e da Clotilde Tandelli, a Ivrea, dove il padre, di origine veneta e militare di carriera, è stato trasferito. A Ivrea frequenta il liceo artistico per trasferirsi poi a Torino dove studia all’Accademia Albertina e per un certo anche a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Determinante è l’incontrò Filiberto Mateldi, pittore e illustratore romano, animatore del teatro futurista di Marinetti, ma soprattutto disegnatore satirico colto e mondano, che sposa nel 1930. Intanto, Brunetta si è avvicinata al mondo della moda, esordendo come illustratrice sulla Gazzetta del Popolo. Nel 1929 realizza disegni e vignette per Lidel, rivista femminile d’élite che si occupava di mondanità e cultura e da quel momento iniziò a collaborare con i periodici più importanti: La Lettura, mensile de Il Corriere della Sera, e Il Balilla (1931), I Tessili Nuovi e La Donna (1933), Mammina e Novellino (1935), Scena Illustrata e Il Dramma (1938), Il Corriere dei Piccoli (1939). Nel 1936 entra in pubblicità lavorando con la Gi.Vi. Emme, la Olivetti e la Campari. Prima del secondo conflitto mondiale viene chiamata da Valentino Bompiani a eseguire le tavole fuori testo per la collana I libri d’acciaio.
Il marito, da tempo malato, muore nel 1942. Nei difficili anni che seguono, Brunetta diviene la principale illustratrice del periodico Bellezza. Mensile dell’alta moda e di vita italiana. Disegna con precisione inappuntabile i modelli dei grandi stilisti allora in voga in modo che le donne possano copiarli o farseli copiare dalla sarta. Nel dopoguerra realizza i suoi disegni per le pagine de Il Corriere della Sera e collaborò alle campagne pubblicitarie più significative del periodo creando manifesti, marchi, pagine pubblicitarie. I suoi disegni, sintetici, dinamici, incisivi, molto ironici, rivelavano un grande eclettismo e uno stile inconfondibile. Dotata di un acuto spirito d’osservazione, quando soggiorna a Parigi, nel 1947, frequenta assiduamente non solo gli atelier, ma anche gallerie d’arte e musei. Questo le consente di variare continuamente il proprio stile e di guardare il mondo che è chiamata a rappresentare con occhio critico.
Nel 1956 la notorietà acquisita le consente di allestire una mostra personale a Milano, presso la galleria Apollinaire, dove espose non i figurini di moda che l’avevano resa celebre, ma disegni, guazzi e oli dedicati ai gatti, sua seconda passione. Contemporaneamente inizia una lunga collaborazione con L’Espresso, destinata a durare fino al 1976: insieme a Camilla Cederna cura la rubrica settimanale Il lato debole, che descriveva con ironia «mode e modi, tic, frizzi, usi e costumi, nevrosi del momento».
Nel 1957 la galleria “L’Obelisco” di Roma espone suoi dipinti con scene notturne dedicate a Roma stessa, Venezia, Parigi (che continuava a frequentare con assiduità) e Londra; un anno dopo è invitata, unica grafica italiana, a disegnare per la rivista newyorkese Harper’s Bazaar, allora diretta da Diana Vreeland che già nel 1932 le aveva proposto di collaborare a Vogue, incarico che Brunetta aveva dovuto rifiutare a causa della malattia del marito.
Dal 1963 al 1971 cura la pagina che Il Corriere della Sera dedicava alla donna, registrando fedelmente i grandi cambiamenti di quel decennio, consapevole che la moda non era mai stata così rivoluzionaria. Arrivano anche i primi riconoscimenti ufficiali: il londinese Sunday Mirror la inserisce tra le Eighteen of the world’s most powerful women (1962) e nel 1969 vince il Premio illustrazione e premio giornalistico Irene Brin bandito dal settimanale Epoca. Nel 1980 ricevette l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano.
Nel 1969 esposne presso la galleria Gian Ferrari di Milano e da allora le sue mostre personali si moltiplicano: ancora a Milano, nel 1977 e nel 1980 la libreria Einaudi accolse rispettivamente Brunetta oltre la moda e Amore, esposizione di quadri a tema erotico. Nel 1981 pubblica una selezione degli ormai numerosissimi disegni, schizzi, bozzetti eseguiti in oltre cinquant’anni di attività, dal titolo quanto mai evocativo Il vizio di vestire, e donò al Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma 1224 disegni, quasi tutti realizzati per Il lato debole dell’Espresso.
Muore a Milano il il primo giorno del 1989. Parlando di sè qualche mese prima aveva detto: «Le mie mani, la mia mente non sono mai state inattive. Ho molto letto, studiato, guardato, ascoltato. Io sono fatta di poesia e pazienza».
La scrittrice Paola Biribanti ha dedicato all’artista eporediese una monografia uscita qualche mese fa dal titolo “L’ironia è di moda. Brunetta Mateldi Moretti, artista eclettica dell’eleganza” edita da Carocci.