Personaggi

Nati il 30 ottobre: l’ingegnere e architetto torinese Annibale Rigotti

Annibale Rigotti nasce a Torino il 30 ottobre 1870 in una famiglia di modeste condizioni, ma vicina all’ambiente artistico. Il padre Pietro è infatti bibliotecario dell’Accademia Albertina di belle arti e attivo organizzatore delle iniziative sociali del Circolo degli artisti. Si iscrive dodicenne ai corsi preparatori dell’Accademia, concludendo nel 1886 il primo ciclo e ricevendo diversi riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro per l’architettura. Frequenta poi il triennio della Scuola superiore di architettura, allievo, tra gli altri, di Crescentino Caselli, a sua volta portatore dei principi razionalisti e sperimentali di Alessandro Antonelli: a chiusura del ciclo viene premiato in occasione del concorso annuale. Nello stesso periodo frequenta tra il 1887 e il 1889 i corsi di ornato presso il Regio Museo industriale di Torino, ottenendo la patente di maestro di disegno, in assenza di un curriculum di studi esclusivamente dedicato all’architettura.

La sua carriera scolastica si chiude con il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento e con una serie di premi in denaro e borse di studio, tra cui anche il diritto di usufruire di spazi nei locali dell’Accademia stessa. Insegna Disegno all’Istituto Tecnico “G. Sommeiller” di Torino (1898-1923) e al Liceo Scientifico Galileo Ferraris, dal 1923. Intanto, collabora con Raimondo D’Aronco per l’Esposizione Agricolo-Industriale Ottomana di Costantinopoli e per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino (1901-02). Con Caselli realizza il Palazzo Civico di Cagliari, cui segue una vicenda giudiziaria legata all’assegnazione della paternità del progetto, rivendicata da Rigotti e a lui definitivamente assegnatagli grazie ad una perizia super partes dell’architetto Ernesto Basile.

Intanto, grazie ai buoni rapporti, politici e commerciali con il Siam, molti architetti, ingegneri e tecnici italiani, in particolare torinesi e diplomati all’Accademia Albertina, si stabiliscono già a fine Ottocento a Bangkok per realizzare grandi opere pubbliche e private ed infrastrutture; Rigotti è tra questi (con Mario Tamagno, Alfredo Rigazzi, Oreste Tavella, Ercole Manfredi e altri).

Molto vicino alle sperimentazioni viennesi nell’ambito della scuola di Otto Wagner, di cui si considera una sorta di allievo “esterno”, la sua formazione mitteleuropea dà risultati apprezzabili già a partire dal progetto per il Concorso Canonica del 1899, vicino a realizzazioni di Joseph Maria Olbrich e Max Fabiani. E’ amico, tra gli altri, dell’architetto modernista boemo Jan Kotěra. Partecipa con convinzione ed interesse a numerosi concorsi, nazionali ed internazionali, dove può dispiegare senza troppi condizionamenti le sue idee. Amico di intellettuali e artisti tra i quali Pellizza da Volpedo, Giovanni Cena, Edmondo De Amicis, Cesare Ferro e Felice Casorati, Rigotti coltiva e promuove sempre l’integrazione tra il mondo dell’arte e quello dell’architettura, secondo un indirizzo di pensiero, di origini viennesi, che è alla base dell’attività critica del suo allievo Alberto Sartoris.

Il Palazzo Civico di Cagliari

Tra i lavori dei primi anni del Novecento, ci sono villa Falcioni a Domodossola (1903), villa Vitale a Levanto (1904) e la palazzina Baravalle a Torino (1906), tutti chiaramente riconducibili alla Secessione viennese, nei modi di disposizione volumetrica e in quelli decorativi, nell’accuratezza dei dettagli superficiali e nella ricorrenza di elementi geometrici che pervadono ogni porzione dell’edificio, funzionale o decorativa. Interessante negli anni 1903-06 è anche il progetto, realizzato in seguito a concorso, della sistemazione dell’aula della Mole Antonelliana, destinata ad accogliere il Museo del Risorgimento.

Altri concorsi caratterizzano gli anni a venire (cattedrale della Spezia, 1929; piano regolatore di Pisa, 1930; sede dell’Istituto San Paolo a Torino, 1930; mercati generali di Torino, 1930-32; ponte dell’Accademia, Venezia, 1932), toccando così tutti i temi centrali della cultura architettonica del Ventennio: piani urbanistici, sedi istituzionali, edifici religiosi, utilizzo delle nuove tecnologie. Almeno uno dei concorsi va a buon fine, e precisamente quello per la via Roma nuova a Torino (1932), nel quale Rigotti si aggiudica il progetto per l’isolato San Vincenzo, richiesto dalla Società Lane Borgosesia e a destinazione mista commerciale-residenziale.

Successivamente, affiancato dal figlio Giorgio (1905-2000), prosegue nell’assidua frequentazione dei concorsi insieme all’edificazione di piccole opere, soprattutto edicole funerarie, di cui diviene uno specialista, giungendo infine a progettare una serie di edifici alti compresi nel nuovo insediamento a destinazione operaia Le Vallette a Torino (1957), dove un tardo neorealismo nell’uso dei materiali e dello spirito di comunità si combina con la tecnologia del calcestruzzo armato. Prosegue l’attività fino al 1962. Muore a Torino l’8 marzo 1968.

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