Nati il 6 maggio: l’architetto, designer e fotografo torinese Carlo Mollino
Tra i personaggi torinesi più eclettici e creativi del secolo scorso c’è stato sicuramente Carlo Mollino, architetto, designer, fotografo, scrittore. Ma non solo. Anche pilota di aeroplani e di auto da corsa. E bravo anche ad affrontare le discese innevate sugli sci. Nato a Torino il 6 maggio 1905, figlio unico dell’ingegnere Eugenio Molino, completa gli studi, dalle elementari alle superiori, al Collegio San Giuseppe. Nel 1925 si iscrive alla facoltà di Ingegneria e, dopo un anno, si trasferisce alla Regia Scuola Superiore di Architettura dell’Accademia Albertina di Torino, in seguito divenuta facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove si laurea nel luglio del 1931. Ancor prima di laurearsi progetta la casa per vacanza a Forte dei Marmi e riceve il premio “G. Pistono” per l’Architettura. Tra il 1933 e il 1948, mentre lavora nello studio del padre, partecipa a numerosi concorsi. Vince il primo concorso per la sede della Federazione agricoltori di Cuneo, il primo premio al concorso per la Casa del Fascio di Voghera e, in collaborazione con lo scultore Umberto Mastroianni, il primo premio al concorso per il Monumento ai Caduti per la Libertà di Torino (noto anche come Monumento al Partigiano), collocato nel Campo della Gloria del cimitero Generale di Torino.
Tra il 1936 e il 1939 realizza, in collaborazione con l’ingegner Vittorio Baudi di Selve, l’edificio della Società Ippica Torinese, considerato il suo capolavoro, costruito a Torino in corso Dante e demolito nel 1960. Si tratta di un’opera che rompe con il passato e che prende le distanze dall’architettura di regime, rifiutando i dettami del razionalismo e ispirandosi ad Alvar Aalto ed Erich Mendelsohn. Innamorato della montagna, progetta anche alcuni edifici montani, a Cervinia, Sauze d’Oulx e altre località alpine. Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi Architettura, arte e tecnica, nel 1953 vince il concorso a professore ordinario e ottiene la cattedra di Composizione architettonica, che conserva fino alla morte.
Anche l’Auditorium Rai di Torino di via Rossini porta la sua firma (1952), mentre nella prima metà degli Anni Sessanta dirige il gruppo di professionisti incaricati di progettare il quartiere INA-Casa in corso Sebastopoli a Torino. Negli ultimi anni della sua carriera, dal 1965 al 1973, progetta e costruisce i due edifici che lo hanno reso celebre: il palazzo della Camera di Commercio in via Carlo Alberto e il nuovo teatro Regio (ricostruito dopo l’incendio del 1936), inaugurato nel 1973. Poco prima della morte termina i progetti per gli uffici AEM a Torino e partecipa ai concorsi per il Centro direzionale FIAT a Candiolo e per il Club Mediterranèe a Sestrière.
Negli Anni Quaranta Mollino inizia l’attività di progettista di interni e di designer. Gli arredi, sovente prodotti in pezzi unici o in serie limitate, fondono l’utilizzo di tecniche costruttive artigiane con la sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie, come il compensato curvato a strati sovrapposti.
Ma, come detto, Mollino è anche un ottimo sciatore, nonché direttore della Coscuma (commissione delle scuole e dei maestri di sci), nel 1951 scrive il trattato Introduzione al discesismo dalle cui pagine emerge appieno tutta la sua personalità inquieta, fantasiosa, bizzarra che lo porta ad essere anche un ottimo pilota di volo acrobatico, tanto da rappresentare l’Italia in qualche occasione per questa disciplina. Vi è poi la passione per l’automobilismo e per la velocità: con Mario Damonte ed Enrico Nardi, inventa la prima automobile in cui il motore è adattato alla scocca e non viceversa, come si era soliti fare. È la forma, l’efficienza aerodinamica che viene prima. Da qui un sistema innovativo di raffreddamento con un radiatore inventato ad hoc al fine di impedire l’inevitabile rallentamento provocato con l’impatto dell’aria.
L’eclettico torinese lascia il segno anche come fotografo, per la quale è più famoso, essendo molti scatti a soggetto erotico. Nottambulo, tanto da scambiare la notte con il giorno, gira per Torino raccattando amiche da portare nelle proprie abitazioni, dove vengono fotografate con vestiti, oltre la decenza, da lui acquistati. Muore improvvisamente all’età di 68 anni il 27 agosto 1973, quando ancora è in attività, nel suo studio.