Nati il 6 novembre: Francesco Gallo, architetto monregalese vissuto tra XVII e XVIII secolo
Tra i grandi architetti piemontesi vissuti a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo un posto di rilievo spetta al monregalese Francesco Gallo. Nato il 4 novembre 1672 in una una casa dei portici sottani di Piazza a Mondovì, è figlio del capitano Francesco, morto nell’agosto dello stesso anno e di Bona Maria Ferrero, zia di Carlo Vincenzo Ferrero d’Ormea, l’alto dignitario sabaudo sempre attento ai suoi progressi professionali. Il 4 luglio 1693 Francesco si arruola nell’esercito sabaudo; benché non frequenti studi regolari, l’esperienza militare gli frutta una discreta conoscenza dell’ingegneria, che in seguito gli varrà incarichi nel campo topografico e nelle opere di fortificazione: il progetto delle caserme nella cittadella di Mondovì (1703), i rilievi del forte di Ceva (1706) e il collaudo di opere al forte della Brunetta presso Susa (1729).
Congedato per ferite nella battaglia della Marsaglia, fa ritorno a Mondovì, dove inizia la carriera professionale. Gli esordi, che lo vedono spesso impegnato a servizio della Mensa Vescovile, sono caratterizzati da interventi architettonici e collaudi, eseguiti a stretto contatto con Antonio Bertola e con il cuneese Pancrazio Mosso. Del 1701 è l’incarico che gli vale la fama: la copertura con una vasta cupola ad imposta ellittica del Santuario di Vicoforte, portata a termine tra il 1721 e il 1739. Sulla scia dell’impegnativo progetto gli sono commesse le prime fabbriche importanti: le parrocchiali di Frabosa Soprana, di Carrù e di Sant’Ambrogio a Cuneo (1703) e le chiese di Santa Chiara e della Misericordia a Mondovì (1708).
Un’accelerazione nel suo impegno professionale si registra nel 1717 e per un decennio circa è impegnato a fondo nel rinnovamento edilizio di tutto il Cuneese sud-occidentale. Contemporaneamente, sviluppa un’incessante attività di supervisore e collaudatore di lavori, sia per la Camera dei Conti che per le Comunità e soprattutto di cartografo per il Regio Servizio. Importante è, fra gli anni 1727-34, la missione topografica nelle aree di confine contese, con la Repubblica di Genova. Concentra poi l’attività nella città natale, dove, tra il 1734 e il 1748, progetta la chiesa di San Filippo Neri, l’Ospedale di Santa Croce, il seminario e la cattedrale di San Donato.
La fama raggiunta ne fa un professionista molto richiesto: benché costretto per vecchiaia a seguire le opere trasportato in cassetta, nel 1740-41 progetta gli edifici del secondo piazzale del santuario di Oropa, la parrocchiale di Alice Castello, il restauro del castello di Masino e l’altar maggiore della cattedrale di Vercelli. Muore a Mondovì il 20 giugno 1750 e viene sepolto nella tomba di famiglia nel convento di Nostra Donna, nell’omonima chiesa da lui stesso riedificata sul precedente edificio gotico. Quando il convento viene saccheggiato da Napoleone Bonaparte – e utilizzato prima come stalla e poi adattato a liceo classico – la sua tomba finisce per essere smantellata insieme a molte altre e i suoi resti scompaiono.