Nati l’8 agosto: il pilota galliatese Achille Varzi, tra i miti dell’automobilismo del Novecento
Forse ai giovanissimi il nome di Achille Varzi non dice nulla. Ma negli anni che hanno preceduto la seconda guerra mondiale, assieme a Tazio Nuvolari, è stato uno dei miti dell’automobilismo sportivo nazionale ed internazionale. Nato a Galliate, nel Novarese, l’8 agosto 1904 da una famiglia agiata, è il terzo figlio di Menotti Varzi e della moglie Pina Colli Lanzi. Il padre e lo zio (il senatore del regno Ercole Varzi), avevano fondato nel Novarese, la Manifatture Rossari e Varzi, una delle maggiori industrie tessili dell’epoca
Sin da ragazzino Achille ha nelle vene la velocità, il brivido, il rischio. Ma non solo quelli. Anche l’eleganza (e in questo ha preso dallo zio) tant’è che una volta raggiunto l’apice della carriera sceglierà il celebre sarto milanese Pozzi per farsi tagliare e cucire le tute da gara. La sua avventura sportiva comincia sulle due ruote. Motorizzate, ovviamente. Achille comincia a correre in motocicletta nel 1922, per emulare le gesta del fratello maggiore Angioletto, trovandosi ben presto a batterlo regolarmente. Già l’anno dopo si aggiudica il titolo di campione italiano Seniores, giungendo primo sul traguardo di numerose gare, tra le quali anche il prestigioso Circuito del Lario. Dal 1924 gareggia nel campionato assoluto, confrontandosi senza timori reverenziali con Tazio Nuvolari, del quale sarà per tutta la vita amico e avversario irriducibile sui campi di gara. E’ proprio a Mantova, davanti al pubblico di Nuvolari, che Varzi lo sconfigge nell’ultima gara del campionato di velocità 1929, laureandosi campione italiano assoluto della classe 500, con la Sunbeam M90 Racer.
L’approccio al mondo sportivo delle quattro ruote avviene proprio per l’insistenza dell’amico-rivale Nuvolari che, nel 1928, lo convince ad acquistare insieme una Bugatti Tipo 35C per partecipare alla competizioni automobilistiche. Ma come si sa, due galli nello stesso pollaio non resistono a lungo. Passano pochi mesi che Achille lascia la Bugatti a Nuvolari e acquista un’Alfa Romeo P2 prima e poi una Bugatti Tipo 51 con la quale si aggiudica il Gran Premio di Tunisi, il Circuito di Monthléry, il Circuito di Alessandria e la Susa-Moncenisio. Le sue vittorie non passano inosservate ed è lo stesso Enzo Ferrari che nel 1934 gli offre un posto di pilota ufficiale in Alfa Romeo. Di quel periodo sono i tanti confronti diretti con Nuvolari, che danno vita ad una rivalità seguita dal pubblico e dai giornali sportivi. Tra gli episodi più noti, quello avvenuto nella ultime battute della Mille Miglia del 1930, quando sul finire della notte Nuvolari raggiunge Varzi e spegne i fari dell’auto per avvicinarsi senza essere visto e sorpassarlo prendendolo di sorpresa. Non meno celebre e appassionante il duello avvenuto al Gran Premio di Monaco del 1933, caratterizzato da innumerevoli sorpassi reciproci, che vede Varzi precedere Nuvolari sul traguardo. Scherzosamente gli amici finiscono per soprannominarlo “la lepre”.
Nel 1935 Varzi si innamora di Ilse Hubach. E’ bionda, è bellissima ma è anche la moglie di Paul Pietsch, pilota pure lui dell’Auto Union. E’ un primo scandalo. Achille e Ilse sembrano personaggi di una storia di Francis Scott Fitzgerald, consumano milioni e chilometri presi dalla loro passione. Ma il rendimento di Varzi cala. I suoi comportamenti, in pista e fuori, innescano più di un sospetto. La verità è una bomba devastante. Achille sta facendo uso di droga. Morfina. La assume probabilmente, per contrastare una appendicite. Già all’epoca l’intervento di appendicectomia era considerato di routine, ma avrebbe costretto Varzi a rinunciare ad alcune competizioni importanti. Nasce per Varzi un forte stato di dipendenza che gli causa notevoli problemi caratteriali e comportamentali, oltre a un netto calo delle prestazioni in gara, che portano alla rescissione del contratto con l’Auto Union.
Dallo scandalo è tardi per uscirne, per evitare che un’icona dell’Italia fascista si trasformi in una macchia sconveniente. E proprio per questo la vicenda viene ripresa e abilmente romanzata dai giornali scandalistici dell’epoca. Interrotto il rapporto con Ilse, nel 1938, Varzi iniziò un lungo periodo di disintossicazione in una località dell’appennino modenese. Nel frattempo viene messo sotto contratto dall’Alfa Romeo che, in attesa di un suo ritorno alle gare, gli assicurava il non trascurabile stipendio di 6.000 lire al mese. Il 27 luglio 1940 si sposa con la fidanzata di sempre Norma Colombo e pare che lo scoppi della guerra veda definitivamente sfiorire la sua carriera. Ma così non è. Al termine del conflitto, nel 1946, Varzi tornò a correre e si impose sul circuito di Torino, otto anni dopo l’ultima vittoria. Vinse ancora a Bari l’anno successivo. All’inizio del 1948 Achille partecipa alla Temporada Argentina cogliendo un secondo posto nel Gran Premio di Mar del Plata al volante di un’Alfa Romeo 12C. E’ l’ultima importante impresa per l’asso del volante piemontese. L’1 luglio 1948, durante le prove del Gran Premio di Berna, sotto la pioggia, Varzi perde il controllo della sua “Alfetta” e si ribalta, morendo sul colpo. Oggi riposa nel cimitero comunale di Galliate.
Circa 15.000 persone presenziano al suo funerale. Nel saluto d’addio gli amici lo ricordarono con la seguente citazione: «Forse tu eri destinato a morire, Achille, perché nella tua guida c’era quel qualcosa di geniale che fa parte del mistero della natura, e la natura si sforza di eliminare coloro che vi si avvicinano troppo al compimento».
Alcuni giorni prima di morire Achille aveva incontrato per l’ultima volta Nuvolari a Mantova. Tazio aveva chiuso con le corse. E dall’amico-rivale di sempre era arrivato un consiglio spassionato: «Abbiamo fatto il nostro tempo. Anche tu dovresti smettere». Tra i due quel giorno era passato nello sguardo, una volta tanto, un piccolo gesto di intesa e di solidarietà, prima di lasciarsi per sempre, come accade quando il tempo è finito.