Nuovo Parco della Salute, parlano il commissario Zanetta e l’architetto Sambugaro
Per il superamento degli standard attuali verranno garantiti più eccellenza ed appropriatezza, in grado rispondere al meglio ai bisogni dei pazienti adulti e pediatrici nelle emergenze, nella routine, nel post-acuzie e nelle cronicità. Ma l’obiettivo è anche una maggiore integrazione tra ospedale e università.
TORINO. Solitamente benessere e tecnologia vanno di pari passo, e quando è proprio la salute ad avere la priorità, pare non esserci limiti all’innovazione sia dal punto di vista clinico-assistenziale che del “comfort alberghiero”. A questo riguardo se ne è parlato nei giorni scorsi all’Accademia di Medicina, dove l’avv. Gian Paolo Zanetta (commissario della Città della Salute e della Scienza) e Leonello Sambugaro (architetto alla Regione Piemonte) hanno illustrato l’avvenente progetto del Nuovo Parco della Salute, una ambiziosa realtà clinico-ospedaliera che vedrà la luce entro i prossimi cinque-sei anni nell’ampia area torinese zona Lingotto. Si tratta di un complesso ospedaliero unico, comprendente i 4 presidi (oggi presenti nella Città della Salute e della Scienza) con elevati livelli di assistenza, prestazioni e di ricerca particolarmente innovativi.
E pensare oggi ad una situazione complessa in cui le risorse per investimenti non sono molte, è cosa di non poco conto, tant’é che la realizzazione richiede un’azione di paternariato pubblico-privato, e ciò significa che il 30% delle risorse verrà erogato dal pubblico, la differenza il privato che viene coinvolto nel complesso dell’intervento per recuparare risorse che il pubblico non avrebbe, fermo restando la gestione dell’attività allo stesso. Modalità di erogazione che peraltro si sta sviluppando anche nel resto dell’Europa.
«Andremo a costruire un complesso vasto – ha spiegato Zanetta – che riguarda l’erogazione di assistenza, ricerca, didattica, formazione e incubatori fra imprese che lavorearanno nel campo biomedicale e in tutte le altre tecnologie. Concreta sarà la risposta ad un bisogno di salute, ma anche la creazione di un volano economico importante, ossia di un sistema sanitario integrato in quanto vi è la necessità, oltre ad uscire da vecchie mura (il riferimento è all’ospedale Molinette, sorto nel 1936, ndr), di garantire l’eccellenza con elevate qualità operative intensificando l’integrazione tra ospedale e università, ma soprattutto tra assitenza e ricerca. Quindi un ospedale di insegnamento con la possibilità di sviluppare servizi e settori che siano funzionali per la ricerca. Il tutto, ovviamente, nella centralità del paziente, in una logica di coinvolgimento di diverse professionalità verso una Sanità del futuro».
Due saranno gli elementi di punta: il modello organizzativo e il sistema gestionale e manageriale, come pure l’introduzione di un sistema che sia dedicato alla ricerca avanzata e allo sviluppo di tutti quei settori che possono servire al completamento del Parco Sanitario. L’attenzione progettuale riguarda anche gli aspetti urbanistici e geografici in quanto il complesso sarà collocato in un asse comprendente parte di via Nizza sino a calpestare il suolo dell’intera zona Lingotto tanto da mutare la fisionomia della città. Il primo lotto sarà dedicato alla sanità e alla formazione dell’attività clinica su un’area di 127 mila mq. con i previsti 100 posti letto (p.l.) per l’Area critica, 419 p.l. per l’Area chirurgica, 281 p.l. per l’Area medica, 212 p.l. per l’Area di ostetricia e neonatale, e 70 p.l. per i cosiddetti tecnici, mantenendo il complesso del C.T.O. con i suoi 450-500 p.l. Secondo il relatore il numero dei p.l. è ritenuto equo in quanto va visto in modo integrato, che deve essere confrontato con gli attuali 2.300 p.l. dei 4 ospedali della Città della Salute e della Scienza: Molinette, C.T.O., Regina Margherita e Sant’Anna.
«Per quanto riguarda il numero della sale operatorie (S.O.) – ha precisato il manager – saranno di poco meno rispetto alle attuali, così ripartite: 4 dedicate al P.S. di cui 1 per i pazienti pediatrici, 1 sala parto, 2 per l’emergenza, 18 per la chirurgia generale e 6 per la radiologia interventistica, mentre per la parte diurna sono previste altre 10 sale operatorie, di cui 4 per piccoli interventi».
Tornando sul numero dei posti letto, per i quali la platea ha sollevato qualche preplessità, il ralatore ha precisato che saranno sufficienti a garanzia di una migliore occupazione degli stessi; aspetto questo, che è collegato alla creazione di p.l. per le acuzie e per le cronicità. Facendo riferimento all’evento dell’inverno scorso, ha ricordato che con l’afflusso al P.S. delle Molinette per la sindrome influenzale, ci sono stati 142 pazienti dimissibili che non trovavano collocazione sul territorio, e questo ha significato una occupazione di p.l. impropria oltre che costosa, ai quali bisognava dare una risposta diversa da quella ospedaliera. Ciò sta a dimostrare la carenza delle strutture territoriali… «È quindi necesasrio garantire un sistema più articolato – ha concluso Zanetta – in grado di far fronte ai casi di post acuzie e alla cronicità, garantendo un numero di p.l. per la Medicina all’interno del progetto, che sia congruo come per altre discipline e di conseguenza equivalente ad un miglior tasso di effcienza».
Il progetto, come ha ribadito l’architetto Sambugaro, riguarda in primis l’organizzazione e la razionalizzazione dell’assistenza sanitaria, e prevede di concentrare in una nuova struttura le attività ad alta complessità. Tale complesso ospdaliero interessa l’intero territorio regionale che copre l’esteso bacino di utenza e, l’esigenza di questa realizzazione, è data anche dalla necessità di dotare l’Azienda ospdaliera di strutture edilizie ed impiantistiche d’avanguardia, tecnologicamente avanzate e adeguate agli standard attuali per il prossimo futuro in grado di potenziare e valorizzare le attuali eccellenze.
«L’intervento – ha spiegato nel dettaglio il relatore – è progettato per occupare un’area di circa 317 mila mq., e sarà ben servito dal punto di visto dell’accessibilità. L’area interessata è riportata in 193 mila mq. di proprietà della Regione Piemonte, e per circa 124 mila mq. di proprietà delle Ferrovie dello Stato. In concreto il progetto prevede la realizzazione dei 4 poli funzionali in stretta relazione tra loro: il polo per la Sanità e la Formazione clinica con una superficie di 127 mila mq., per una capienza complessiva di 1.040 p.l. distribuiti fra le varie specializzazioni; il polo della Ricerca con una superficie di 10 mila mq. ed un organico di circa mille persone; il polo della Didattica che occuperà un’area di 31 mila mq. per ottomila fruitori; a quello per la “foresteria” o residenziale sarà riservata un’area di 8 mila mq. per una capienza di 220 p.l.; mentre altri 15 mila mq. saranno disponibili per attività di carattere direzionale e commerciale a servizio diretto del complesso».
L’investimento complessivo dei 4 poli è stimato in circa 670 milioni di euro che sono articolati in due lotti: 1) Salute e Ricerca per 570 milioni di euro di cui 273 milioni di euro da parte del sostegno pubblico, e sarà realizzato attraverso un contratto di paternariato pubblico-privato; 2) il Polo della Didattica e Formazione per un investimento di quasi 100 milioni di euro. È pure prevista un’opera di bonifica dell’intera zona interessata in quanto ex area industriale.
«Il paternariato pubblico-privato ipotizzato – ha concluso Sambugaro – prevede l’affidamento in gestione dei servizi di manutenzione connessi alle opere edilizie ed impiantistiche, oltre alla gestione dei servizi relativi all’energia e al calore (inizialmente per 25 anni). Un investimento di questo tipo tiene ovviamente conto del concetto di redditività, e quindi di “riattivare” l’economia piemontese che, purtroppo, è ancora oggi debole…».
Nel progetto sono coinvolti gli enti Regione Piemonte, Città di Torino, Azienda Sanitaria, Università e Ferrovie italiane, che si concluderà entro l’estate, mentre i lavori dovrebbero inziare entro l’inizio del prossimo anno. Nel contempo è pure prevista la “riqualificazione” degli ospedali attuali. Diverse le osservazioni da parte del pubblico, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei posti letto; inoltre non si è fatto cenno alla situazione demografica futura, nella quale vecchie e nuove strutture si direbbe che dovranno convivere. La replica dei relatori è stata che tale indicazione la davano per scontata in quanto implicita nel progetto; ma da qui a progetto ultimato, si vedrà se demografia e posti letto andranno di pari passo con le decantate eccellenza ed appropriatezza delle prestazioni.