Oggetti usati, se li hai venduti su una di queste piattaforme scatta la multa | Stanno risalendo a tutti i proprietari

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Vendite on-line: l’Agenzia delle Entrate intensifica i controlli. Sotto la lente finiscono Vinted e Wallapop
Negli ultimi anni, piattaforme come Vinted e Wallapop sono diventate un vero e proprio Eldorado per chi desidera dare nuova vita agli oggetti usati, svuotare gli armadi e, perché no, guadagnare qualche soldo extra.
La facilità d’uso e la possibilità di dare nuova vita a oggetti altrimenti inutilizzati hanno attratto milioni di utenti. Tuttavia, con l’implementazione della direttiva europea DAC7 nel 2021, recepita dall’Italia, sono cambiate le regole.
L’era della vendita online di oggetti usati in totale anonimato e senza regole sembra volgere al termine. In particolare la verifica si concentra sulla comunicazione dei dati relativi a queste transazioni all’Agenzia delle Entrate.
L’Agenzia delle Entrate ha acceso i riflettori su questo settore e sta risalendo ai proprietari delle transazioni più significative. Questo ha generato preoccupazioni tra gli utenti riguardo al rischio di sanzioni per evasione fiscale.
Cosa prevede la direttiva DAC7?
La DAC7 impone alle piattaforme digitali di comunicare alle autorità fiscali i dati dei venditori che superano determinate soglie annuali: Più di 30 vendite in un anno solare oppure guadagni superiori a 2.000 euro nell’arco di un anno. Quando una di queste soglie viene superata, la piattaforma è tenuta a trasmettere all’Agenzia delle Entrate informazioni come nome, cognome, indirizzo, codice fiscale e l’ammontare delle vendite effettuate.
Secondo la direttiva é fondamentale infatti, distinguere tra la vendita occasionale di oggetti personali usati e un’attività commerciale vera e propria. La normativa DAC7 mira a tracciare questa linea evidenziando i redditi derivanti da attività di vendita online, contrastando l’evasione fiscale nel commercio elettronico.
Cosa rischiano i venditori online?
L’Agenzia delle Entrate sembra quindi concentrarsi su quei venditori che superano determinate soglie, considerate indicative di un’attività commerciale abituale e come tale soggetta a tassazione e agli obblighi fiscali previsti per le attività commerciali (inclusa la necessità di aprire una partita IVA). La mancata ottemperanza a tali obblighi può portare a sanzioni pecuniarie significative, che variano a seconda della gravità della violazione.
Le sanzioni possono variare da centinaia a migliaia di euro e, nei casi più gravi, configurarsi come reati di evasione fiscale. Oltre alle multe, chi non dichiara i propri guadagni rischia anche di vedersi contestare gli anni precedenti, con la richiesta di versare le imposte evase maggiorate di interessi. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare un commercialista o un esperto fiscale per valutare la propria situazione specifica ed evitare spiacevoli sorprese.