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“Patoci e Mascarei”, alla scoperta del rinato Carnevale ormeasco

Ad Ormea, in Alta Valle Tanaro, dal 12 al 14 Luglio, una tre giorni di festeggiamenti e una Rassegna di Gruppi popolari in piena estate per rievocare riti, miti e storiche maschere locali

ORMEA. Il capoluogo e le frazioni sparse che ad Ormea fanno corona, in alta Val di Tanaro, grazie ad un progetto dell’Associazione Culturale Ulmeta, con il patrocinio del Comune e in collaborazione con il Nuovo Cinema di Ormea e la locale Sezione CAI, hanno riportato alla luce uno storico Carnevale, che sul finire dagli Anni Cinquanta del Novecento era stato abbandonato e lentamente caduto nell’oblio.

In realtà gli anziani del ridente borgo delle Alpi Marittime e delle sue borgate decentrate (Porcirette Sottane, Chionea, ed altre ancora) non è che lo avessero dimenticato, anzi: il tema del Carnevale ormeasco restava uno degli argomenti su cui i vecchi residenti amavano maggiormente intrattenersi nei racconti ai loro nipoti, rivestendo i ricordi di un’aura di romanticismo e di rimpianto.

La forza del volontariato culturale a volte è sorprendente e spesso supera difficoltà apparentemente insormontabili, grazie alla pervicacia dei soggetti che lo praticano: talvolta neppure le pastoie della burocrazia, la diffidenza e lo scetticismo di molti “bastian-contrari” possono rappresentare un ostacolo determinante per chi crede fermamente nell’importanza delle tradizioni e nel valore della cultura locale.

Così, grazie alla tenacia dei membri della Compagnia degli Aboi ovvero degli Abbà di Ormea (che da sempre hanno tenuto viva la fiamma della memoria storica tramandata dagli anziani, con l’anelito mai sopito di ripristinare prima o poi le antiche tradizioni carnevalesche locali), in collaborazione con la citata Associazione Culturale Urmeta, e con la Sezione CAI di Ormea, lo storico Carnevale – da qualche anno in qua – finalmente, è rinato.

Danze e intrattenimenti in una precedente edizione dello storico Carnevale ormeasco

Il corteo carnevalesco invernale parte dalla frazione Chionea e si snoda lungo un percorso che è stato nominato “La balconata di Ormea” e coinvolge molte frazioni del capoluogo.

Da qualche edizione, ora però c’è anche una sorta di replica estiva dell’evento, in forma di “Rassegna di gruppi popolari”: una coinvolgente kermesse che si tiene in piena estate. E anche questa è una decisione geniale, perché oltre ad imprimere all’evento un registro e una valenza storica, gli conferisce anche una forte attrattiva turistica, che non solo dà lustro e prestigio al Cartellone degli appuntamenti estivi di questa accogliente cittadina alle falde delle Alpi Marittime, ma rappresenta una comoda opportunità anche per chi ha scelto le spiagge della vicina Liguria per trascorrervi le vacanze.

Ma chi sono i personaggi storici del Carnevale ormeasco che ritroveremo nella sfilata estiva? Li elenchiamo subito, nominandoli con i termini originali della parlata locale, che è un misto di piemontese e di ligure, con una marcata presenza – a dire il vero – di vocaboli ed espressioni liguri, persino prevalenti rispetto a quelle piemontesi.

Intanto ricordiamo gli immancabili e già citati Aboi, ovvero gli Abbà, i maestri di cerimonia dei festeggiamenti, che qui si distinguono in Aboi nairi (Abbà neri) e Aboi gionchi (Abbà bianchi).

Gli Aboi neri, o meglio j’Aboi nairi, di solito sono quattro e rappresentano la componente maschile della Compagnia: sono i ballerini e i cantanti che animano il Carnevale e contagiano il pubblico della loro allegria e della loro spensieratezza. Indossano un abito e un copricapo con i bindeli (nastrini colorati) e un grande fiocco colorato sulla schiena.

Dal canto loro, j’Aboi gionchi (Abbà bianchi), nello stesso numero dei nairi, rappresentano le donne. Anch’essi/e ballano e cantano: portano un vestito bianco inghirlandato di fiocchi colorati: sulle loro spalle scende un grande foulard nero con rose rosse e il loro cappello è avvolto in un foulard chiaro.

Un gruppo di Aboi, Ormea (Alta Valle Tanaro)

Il Cavagnau (il portatore di cesta) è invece il personaggio che con una cesta passa tra le case del borgo per la questua, ovvero per raccogliere il denaro per finanziare la festa, ma accetta di buon grado anche prodotti in natura (pane, micche, salumi, tome, robiole, uova e vino) per la mangiata (ribòta) finale che si tiene la sera e conclude i festeggiamenti. Anche lui indossa una particolare livrea (l’vrea): è di colore blu con adorni di nastri colorati, presenti anche sul cappello.

I Patöci sono due personaggi che dispongono di un minaccioso attrezzo molto particolare: a patlaca (una mazza di legno con delle lamelle che agitate producono rumore e che possono essere usate sulla schiena e sui piedi degli astanti per consentire il passaggio del défilé della Compagnia e dei figuranti). Il loro volto è celato da una maschera di pelle di coniglio o di agnello che ne impedisce l’identificazione. Sono vestiti in modo rustico: giacca di fustagno, pantaloni alla zuava, calzettoni rossi e campanacci appesi al cinturone.

Nel corteo seguono I Sunau (i suonatori), di solito sono almeno due, per accompagnare i canti e i balli del gruppo con la fisarmonica o altri strumenti della tradizione popolare. E infine, El signurine: le signorine, che nei balli fanno coppia con gli Aboi.

L’edizione 2024 della kermesse estiva ormeasca durerà tre giorni: da Venerdì 12 a Domenica 14 Luglio. Il titolo della kermesse è “Patoci e Mascarei | Riti, Miti e Maschere”. Il programma prevede presentazione di libri, balli popolari nelle piazze del centro storico, proiezioni di filmati e il Gran Défilé.

Due immagini del Gruppo IJ Danseur dël PIlon di Torino (Gruppo di Danze popolari e tradizionali piemontesi)

Oltre agli storici personaggi ricordati in questo articolo, sfileranno i seguenti gruppi: Ij Danseur dël Pilon (da Torino), I Danzatori di Bram (da Cavour, Torino), I rumpe e streppa (da Finale Ligure, Savona), l’Ensamble Embé (dalla Val d’Aosta) e – naturalmente – J’Aboi, i Patoci e i Sunau di Chionea.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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