Alla scoperta di un mosaico della Domus Romana nel cuore del Quadrilatero torinese
In via delle Orfane, rievoca il mito di Atteòne che, dopo essere stato trasformato in cervo per aver colto Artémide mentre si bagnava nuda nell’acqua di una fonte silvestre, fu sbranato da una muta di cani
Un mosaico di pregevole fattura è stato recentemente scoperto a Torino nella cosiddetta “Domus Romana, venuta alla luce nel Quadrilatero Romano in Via delle Orfane, al civico 20, nel corso dei lavori di ristrutturazione e riedificazione di un’area che già nel XVI secolo accoglieva un Convento Agostiniano (adiacente alla Chiesa di Sant’Agostino), che nel corso del tempo cadde in fatiscente abbandono.
Il mosaico, a pavimento, rievoca il mito di Atteòne, che per aver osato contemplare il corpo nudo della pudica Artémide mentre si bagnava nella fonte della selva della valle Gargafia, venne trasformato in cervo, e fu prontamente azzannato e ucciso dalla muta dei suoi stessi 50 cani da caccia, che lo scambiarono per una preda.
L’edificio di Via delle Orfane, denominato il “Quadrato” e che all’interno conserva le vestigia della Domus, esternamente è tornato all’originare splendore; internamente è stato radicalmente ristrutturato e razionalmente riedificato ed ora accoglie un relais urbano e un Centro Medico internazionale. Di fronte all’aulica facciata del palazzo (nella quale è stata incastonata un’opera dell’artista torinese Richi Ferrero, riproducente la testa di un toro scalpitante e denominata T’ORO), si apre ora la Piazzetta detta della Visitazione, a due passi dalla Chiesa di Santa Chiara e da quella della SS. Annunziata. La suggestiva piazzetta si presenta come un raccolto spazio pubblico, che separa il “Quadrato” e la “Domus” dal lato orientale del prospiciente Ufficio d’Igiene, che vi si affaccia dal suo lato orientale (quest’edificio, rivestito in marmo travertino, venne costruito in stile razionalista nel periodo fascista).
Ed ora soffermiamoci un attimo sulle caratteristiche della Domus romana: venne verosimilmente costruita tra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo d.C., e si sviluppava attorno a una vasta corte centrale. A Nord disponeva di un vano termale con riscaldamento a pavimento, con annesso locale caldaia e spogliatoio; sul lato Est (quello rivolto verso la collina), erano accolte tre ampie sale di rappresentanza, di cui una era sicuramente adibita ai banchetti, con funzione di triclinium; le stanze si affacciavano su un peristilio porticato con colonne in mattoni rivestite di stucco scanalato. Il lay out degli ambienti, privi di locali adibiti alle cucine e alle camere da letto, lascia pensare che la Domus dovesse essere stata utilizzata come edificio atto a raccogliere riunioni di pubblica utilità o amministrative, o di natura professionale.
La Domus venne abbandonata già tra il IV e il V secolo d.C., e l’area venne adibita a cimitero: vi sono state scoperte 13 tombe risalenti all’VIII secolo. Nell’angolo nordorientale della corte, è stato scoperto il forno in cui venne fusa una campana bronzea, destinata probabilmente alla vicina Chiesa di Sant’Agostino, la cui costruzione risale al X secolo.
Davvero le vestigia dell’antica Augusta Taurinorum non finiscono di stupirci. Certo altre affascinanti scoperte potranno venire alla luce in futuro, nel corso di lavori di recupero degli edifici del Quadrilatero, rivelando segreti rimasti sepolti da secoli.
Sergio Donna | 2 Aprile 2022
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