Curiosità

Quell’elegante “Galleria Nazionale” di Via Roma che non c’è più…

Venne demolita negli Anni Trenta del Novecento, durante i lavori di rifacimento della principale contrada torinese. Sorgeva nel quadrilatero compreso tra Via Roma, Via XX Settembre e le attuali Vie Amendola e Buozzi

A chi ha visitato Parigi, sarà sicuramente capitato di percorrere una delle numerose “gallerie” parigine, i cosiddetti  “passages”,  che costituiscono un più rapido collegamento tra gli isolati, spesso con tracciati a elle o in diagonale per accorciare le distanze. I passages, oltre alla possibilità di spostarsi velocemente a piedi nella città riparandosi del vento e della pioggia, offrono poi a turisti e passanti una fitta “galleria” di negozi e vetrine, e l’opportunità di una tappa nelle “terraces” dei cafés (quelle che noi italiani chiamiamo déhors con un termine importato dalla Francia, ma curiosamente usato da Francesi con un significato diverso) che si affacciano all’interno di queste gallerie.

I passages furono costruiti soprattutto durante il Secondo Impero, all’epoca dei massicci interventi urbanistici disposti dal barone Georges Eugène Haussmann, che diedero alla capitale francese il maestoso aspetto che ancor oggi conserva, con larghi boulevards costeggiati da aulici ed eleganti palazzi.

L’idea delle “gallerie” fece moda. Ne sorsero ovunque in Europa a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento e la loro costruzione continuò nei primi decenni del Novecento nelle principali città di ogni Stato, Italia compresa.

Anche Torino non fu da meno. La città arrivò ad averne almeno quattro, di cui due in Via Roma: la vecchia Via Roma, s’intende. Una di queste era la Galleria Nazionale, che proprio sulla principale contrada torinese aveva uno dei suoi accessi principali e che è stata abbattuta tra il 1935 e il 1937 durante i lavori di rifacimento della principale arteria cittadina, nel tratto con i palazzi porticati in stile razionalista.

Uno scorcio della Galleria Nazionale, a Torino, demolita durante i lavori di rifacimento di Via Roma

La Galleria Nazionale si trovava nell’isolato compreso tra la Via XX Settembre, la Via Roma, l’attuale Via Amendola (a quei tempi chiamata Via XXIII Marzo  [1919, n.d.r.], per ricordare la data in cui vennero istituiti i Fasci di combattimento), e l’attuale Via Bruno Buozzi (allora, Via III Gennaio [ 1925, n.d.r.], data in cui Mussolini tenne alla Camera il discorso con cui si assunse la responsabilità “morale” dell’omicidio Matteotti, e che è convenzionalmente considerata come l’inizio della dittatura fascista).

Alta, luminosa, ariosa, la Galleria Nazionale era dotata di una raffinata copertura metallica vetrata, in uno stile molto simile a quello delle citate gallerie parigine. Accoglieva al suo interno uno dei più eleganti e frequentati cinematografi torinesi, e su di essa si affacciavano le vetrine di negozi e boutiques.

I lavori di demolizione della Galleria Nazionale, Via Roma, Torino, Anni Trenta del Novecento

La Galleria Nazionale venne realizzata su progetto di Camillo Riccio (Torino, 1838 | 1899), ingegnere e architetto (firmò i progetti di un’ottantina di edifici pubblici e civili in stile eclettico, oltre ai padiglioni dell’Esposizione Generale di Torino del 1884; dal 1895 assunse anche la carica di assessore comunale ai lavori pubblici). Della demolita e monumentale Galleria Nazionale di via Roma non ci restano che alcune sbiadite fotografie ed i progetti originali di Riccio. Era caratterizzata da una spiccata verticalità e da un’impronta neorinascimentale: il richiamo agli aulici stili del passato era del resto una cifra caratterizzante delle opere dell’eclettismo architettonico allora imperante.

Delle altre eleganti “gallerie” torinesi tuttora esistenti, ricostruite o ereditate dal passato, avremo occasione di parlare in altri articoli su questa testata.

Ma prima di concludere questo articolo, ci tengo a fornire ai Lettori di Piemonte Top News ancora una notizia molto curiosa.

Nel sotterraneo della Galleria Nazionale in Torino, aveva sede il Gran Salone da ballo “Garden”. Sulla Rivista “L’Architettura italiana”, datata 1° Luglio 1932, anno XXVII, venne riportata la notizia di importanti interventi di ammodernamento realizzati all’interno di questo locale interrato, all’epoca uno tra i più in voga tra i danseur torinesi: questi massicci interventi furono sia di natura tecnica che di natura estetica.

Così recitava l’articolo: “Il locale, completamente interrato e privo di aria e luce diretta, mancava nel suo complesso di quelle caratteristiche, sia d’igiene che di proprietà ed eleganza, che una sala di questo livello necessitava… Si provvide alla sistemazione dei servizi di caffetteria e toeletta… dotandoli di speciali accorgimenti per la ventilazione. Al riscaldamento si provvide introducendo nella Sala dell’aria riscaldata da resistenze elettriche… Per l’estrazione dell’aria viziata… è stato creato un impianto di aspirazione inserito nelle lesene decorative: l’aria vi entra da apposite griglie e viene convogliata all’esterno. Un altro cunicolo, sotto pavimento, adduce l’aria calda immessa nella Sala da apposite griglie inserirete nello zoccolo a fil del pavimento.

In quanto all’ambientazione, così prosegue il citato articolo: “Fan parte della decorazione della Sala alcune fontane luminose, eseguite in marmo Alto Arni, con zoccolino in Verde Alpi e coppe in onice. Le lesene sono decorate da altorilievi rappresentanti la danza nelle varie epoche, eseguiti dallo stesso scultore delle fontane, il cav. Ermindo Vignali. In una nicchia a metà sala è stato ricavato il palco per l’orchestra. L’illuminazione, con varie gradazioni colorate, avviene a caduta dalle lampade a soffitto e indirettamente dalle fontane luminose. Nelle griglie di aspirazione sono posizionati i riflettori che illuminano con varie gradazioni di luce e colori gli altorilievi delle lesene. Venne rinnovato inoltre tutto l’arredamento e l’ammobiliamento della Sala.”.

Peccato davvero aver perso tutto questo.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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