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Gualino, mecenate e collezionista d’arte con la passione per l’architettura contemporanea

In questa ultima puntata esaminiamo come è nata la prestigiosa Collezione Gualino ospitata alla Galleria Sabauda, così come lo storico “sodalizio” artistico denominato Gruppo dei Sei di Torino

TERZA PARTE

Già si è detto (nella prima parte di questo articolo) come la figura di Gualino, che fu indubbiamente un grande e poliedrico imprenditore, sia stata talvolta un po’ trascurata e dimenticata, se non dalle pagine di Storia industriale, quantomeno dalle Istituzioni. Ad altri importanti protagonisti dell’imprenditoria torinese, più o meno a lui contemporanei, sono state dedicate strade e lapidi (basti pensare a Vincenzo Lancia, a Candido Viberti, a Giovanni Agnelli, ecc.). A lui, no. Ciononostante, il nome “Gualino” rimane a Torino alquanto popolare. E ce n’è ben donde: Riccardo Gualino ha anche donato una prestigiosa e molto vasta Collezione d’Arte privata, ora denominata Collezione Riccardo Gualino, alla Galleria Sabauda di Torino: preziosi dipinti, mobili, tappeti, raffinate ceramiche, sculture di varie epoche, reperti archeologici ed opere d’arte applicata, da lui raccolti in tanti anni di ricerca, sono ora esposti in forma di Casa-Museo in un ambiente specificatamente dedicato alla preziosa raccolta.

Uno scorcio dell’ambiente in cui è esposta la “Collezione Gualino”,
Galleria Sabauda, Torino

Gualino iniziò a raccogliere opere d’arte attorno al 1912, insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice (Casale Monferrato, 1890 | Roma, 1992); la collezione fu originariamente conservata nel Castello di Cereseto Monferrato e poi, dopo la Grande Guerra, trasferita nell’abitazione privata dei Gualino, in via Bernardino Galliari 28, a Torino.

Riccardo Gualino con la moglie Cesarina Gurgo Salice

Fu il critico d’arte Lionello Venturi, amico personale di Gualino, a redigere nel 1926 il vasto catalogo della raccolta gualiniana d’Arte antica. Nella collezione figurano opere di grande valore, come una Venere attribuita a Botticelli o alla sua bottega, un Ritratto di giovane del fiorentino Lorenzo di Credi (1459 | 1537) la Venere con la tartaruga attribuita al manierista Sebastiano del Piombo (1485 | 1547) e diversi “fondi oro”, tra i quali una Maestà nota come Madonna Gualino (attribuita alla cerchia dei maestri Duccio e Cimabue). Lo stesso Venturi indirizzò Gualino anche verso l’acquisto di opere d’Arte Moderna (come pregevoli dipinti dei Macchiaioli) e d’Arte Contemporanea. Gualino commissionò infatti una variante della Quiete a Felice Carena dopo la Biennale di Venezia del 1922 e, dopo quella del 1924, varie opere a Casorati (fra cui due ritratti dello stesso Gualino), ed a Soffici.

Gualino diede testimonianza della sua passione per l’Arte promuovendo e finanziando a proprie spese, presso la propria abitazione di Via Galliari, una prestigiosa Scuola di Pittura, la cui direzione fu affidata a Felice Casorati: la Scuola, un po’ cenacolo, un po’ salotto culturale, diventò presto un magnetico polo d’attrazione per i giovani artisti e intellettuali torinesi dell’epoca: grazie al suo sostegno finanziario, nel 1928 nacque così il cosiddetto Gruppo dei Sei di Torino, con l’intento di rinnovare i canoni della pittura figurativa italiana, in armonia con le nuove avanguardie espressioniste internazionali. Alcune opere della Collezione Privata Gualino, tra cui sette Modigliani, sono state in passato cedute a prestigiosi Musei stranieri (ora esposte a San Paolo del Brasile, a Berna e in Cina).

Gualino e l’Architettura razionalista (“Stile Novecento”)

Palazzo Gualino, o Palazzo Novecento, uno dei più significativi esempi dell’architettura razionalista italiana, si trova al civico 8 di Corso Vittorio Emanuele II. Venne costruito sul terreno precedentemente occupato precedentemente da Villa Gallenga: l’edificio venne progettato nel 1927 dagli architetti Gino Levi-Montalcini e Giuseppe Pagano, su incarico di Gualino, per farne la nuova sede degli Uffici delle sue imprese. Fu realizzato tra il 1928 e il 1930. La veranda dell’ultimo piano, caratterizzata dall’ampia vetrata con vista sul Parco del Valentino, era destinata ad accogliere l’ufficio presidenziale di Riccardo Gualino. Le ampie finestre, l’impiego sistematico del cemento armato, la copertura con un tetto pensile, e la progettazione contestuale di tutti gli arredi d’interno, erano le cifre di una moderna e innovativa filosofia costruttiva.

Le riviste di architettura dell’epoca lo considerarono il prototipo della nascente corrente del Razionalismo italiano. L’edificio fu utilizzato dalle aziende di Gualino fino al 1932, quando l’imprenditore venne arrestato per bancarotta ed inviato al confino, e le sue imprese dichiarate fallite, poste sotto sequestro e messe all’asta. L’immobile fu poi ceduto alla Fiat e divenne sede degli Uffici personali del Senatore Agnelli, e più tardi, di quelli dell’avvocato Giovanni Agnelli e di Umberto Agnelli.

Palazzo Gualino, Corso Vittorio Emanuele II n° 8, Torino

Negli Anni Novanta del Novecento, Palazzo Gualino passò al Comune di Torino che lo utilizzò per insediarvi alcuni Uffici. A partire dagli anni Duemila, entrò a far parte del Fondo Città di Torino: il Comune vi eseguì lavori di restauro e di manutenzione straordinaria, trasformandone in parte la destinazione ad uso residenziale. Nel 2012 il Comune di Torino cedette l’edificio a proprietari privati, che intendevano ristrutturarlo per accogliervi appartamenti di prestigio, e realizzare negli interrati una vasta autorimessa. Il progetto fu firmato dell’architetto torinese Armando Baietto. Il cantiere si interruppe però tra il 2013 e il 2016 per il fallimento dell’impresa incaricata della ristrutturazione. I lavori vennero ripresi dall’IPI, che aveva rilevato la proprietà dell’edificio, e furono ultimati nel 2019: l’immobile, che ora comprende 30 unità immobiliari e tre piani interrati con 40 box, ha assunto il nome di Palazzo Novecento, ma continua ad essere chiamato Palazzo Gualino da molti Torinesi.

Villa Gualino

Il “nome” Gualino continua dunque a risuonare ancora molto di frequente tra i Torinesi, per quanto forse non sempre molti si rendano conto della persona cui, citandola, fanno davvero riferimento: la rievocano ad esempio quando nominano la conosciutissima “Villa Gualino”, che sulla collina costituisce un punto cospicuo particolarmente evidente per la città.

Uno scorcio di “Villa Gualino”, sulla Collina Torinese, Parco di San Vito

La “Villa” si trova all’interno del Parco di San Vito ed è in linea d’aria alquanto vicina all’aulica Piazza Vittorio. Fu commissionata nell’anno 1929 dal finanziere biellese Riccardo Gualino e realizzata dagli architetti romani Andrea, Clemente e Michele Busiri Vici. Fu disegnata secondo geometrie quasi espressioniste (l’espressionismo fu un movimento culturale d’avanguardia cui aderirono i già citati Sei di Torino): nel progetto originario era costituita da un corpo centrale poligonale di tre piani (cui si connettevano due ali di un piano destinate a ospitare un Teatro e uno Spazio museale). Fu poi adattata a Colonia elioterapica, con varianti progettate dagli architetti torinesi Ferruccio Grassi, Mario Passanti e Paolo Perona e dall’ingegner Luigi Ferroglio. La rampa elicoidale presente nel volume centrale (successivamente demolita) fu utilizzata per collegare il piano terreno con le camerate ai piani superiori, che prendevano ampiamente luce dalle finestre orizzontali. Sul tetto-terrazza, fu realizzato un grande belvedere vetrato. Negli Anni Ottanta del Novecento l’edificio fu acquisito dalla Regione Piemonte che vi accolse (in comodato d’uso trentennale) la Sede della Fondazione Europea per la Formazione, oltre ad un Centro congressi con annesse adeguate strutture turistico-ricettive. Oggi nei cinque edifici (A, B, C, D, E) che compongono Villa Gualino (con una superficie coperta complessiva di 8.160 metri quadri) hanno trovato sede numerose istituzioni scientifiche che si dedicano ad attività di ricerca, di interscambio scientifico-culturale e di formazione ad alto livello.

Ad esclusione del fabbricato B, gli immobili sono vincolati paesaggisticamente, mentre l’intero complesso è sottoposto a vincolo idrogeologico.

Sergio Donna

– Fine –

Bibliografia:
Claudio Bermond, Riccardo Gualino finanziere e imprenditore, Centro Studi Piemontesi, Torino, 2006
Sergio Donna, Luigia Casati, Giovanna Sorrentino, Una Storia di Cioccolato | C’era una volta la Venchi Unica, Ël Torèt – Monginevro Cultura, Torino, 2024


La prima parte dell’articolo è consultabile cliccando QUI.
La seconda parte dell’articolo è consultabile cliccando QUI.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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