Rinasce l’antica Rocca di Arignano che la credenza popolare vorrebbe abitata dai fantasmi
ARIGNANO. Rinasce la Rocca di Arignano, alle porte di Torino. Sono iniziati i lavori che ridaranno vita all’edificio la cui struttura originaria risale al XI secolo. E’ stata una coppia torinese, Luca Veronelli ed Elsa Panini, a innamorarsi del castello, messo in vendita due anni fa. La Rocca sorge nella parte più alta del paesino medievale di Arignano. E’ caratterizzata da un’imponente torre quadrata ornata con i merli tipici del periodo in cui è stata costruita ed è rimasta praticamente immutata dal XV secolo.
«E’ un luogo meraviglioso, non solo per la storia custodita all’interno delle mura, ma per la collocazione alle porte del Monferrato – spiegano Luca ed Elsa -. Anche se da sempre si parla della presenza di un fantasma, per ora nessuna presenza esoterica è stata avvertita. Un aspetto che arricchisce il fascino di un luogo unico in Piemonte. Ad oggi non è mai stata visitabile, intendiamo aprirla alla comunità il prima possibile. La Rocca è patrimonio di tutti intendiamo condividere il progetto con i cittadini di Arignano e poi con tutti gli appassionati di cultura del territorio. Nei prossimi mesi apriremo il cantiere a visite guidate per illustrare l’avanzamento dei lavori».
I lavori di recupero, con l’assistenza della Sovrintendenza ai beni storici del Piemonte, in quanto sulla Rocca esiste un vincolo di patrimonio architettonico, dureranno circa un anno con un investimento di 2,5 milioni. Una volta terminati i lavor verranno attivate una scuola di cucina e una locanda, con la riscoperta di usanze e ricette antiche.
Tra storia e leggenda. La Rocca è per la prima volta citata nell’anno 1047 in un diploma dell’imperatore Enrico III a favore del Capitolo di San Salvatore di Torino, anche se l’attuale costruzione, sulle rovine del precedente, è da attribuirsi alla fine del XIII secolo in concomitanza della più imponente ristrutturazione del territorio chierese avvenuta alla fine della guerra tra il potentissimo marchese Guglielmo VII del Monferrato e la confederazione dei comuni, tra i quali Chieri e Asti, appoggiati da Amedeo V di Savoia. Del complesso iniziale formato da un basso muro di protezione, un palazzo di abitazione e un mastio quadrato, perno per la difesa, sono tuttora visibili una parte del mastio e poco altro. Il castello superiore fu danneggiato pesantemente nel XIV secolo dalle milizie di ventura di Facino Cane; venne poi ristrutturato e ampliato nel secolo successivo, ma ne fu modificato l’impianto difensivo precedente.
La leggenda narra infatti la Rocca fosse apprezzata da Cagliostro, il celebre alchimista che, si dice, abbia lavorato proprio in quella alla formula per realizzare la mitica pietra filosofale, l’artefatto che permetteva di trasformare un metallo vile in oro. Simili frequentazioni, contribuirono ad alimentare l’aura esoterica che ammanta il Piemonte, regione che, secondo gli amanti dell’occulto, si trova sia alla sommità dell’immaginario triangolo della magia bianca (con Praga e Lione) che della magia nera (insieme a San Francisco e Londra). Da qui la fama del castello, il quale, oltre a fenomeni meritevoli della visita di qualche famtasma, nasconderebbe anche un tunnel sotterraneo che condurrebbe direttamente alle leggendarie grotte alchemiche, luogo in cui è custodita proprio la pietra filosofale!