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San Giorio di Susa, gli affreschi trecenteschi della cappella di San Lorenzo

Con l’inizio della stagione autunnale, il sistema di aperture automatizzate “Chiese a porte aperte”, rientrante nel progetto “Città e Cattedrali”, che consente al pubblico di visitare in completa autonomia numerosi siti di arte sacra presenti in Piemonte e Valle d’Aosta, si arricchisce di nuovi tasselli, ampliando progressivamente la lista di chiese accessibili scaricando sul proprio smartphone l’omonima applicazione.

San Giorio
L’ingresso della cappella di San Lorenzo.

Tra gli ultimi siti inseriti nell’elenco, vi è la cappella di San Lorenzo, chiamata localmente (secondo una definizione impropria) la “cappella del Conte”, situata nel cuore dell’abitato medievale di San Giorio di Susa, su un lieve rialzo roccioso che domina il sottostante tratto di Via Francigena valsusina. 

La costruzione della cappella, eretta nel 1328, si deve all’iniziativa dei signori del luogo, i Bertrandi, famiglia originaria di Montmélian in Savoia, che, come altre famiglie savoiarde, si era insediata in epoca medievale in Valle di Susa seguendo i conti di Savoia nella loro politica di acquisizioni territoriali.

Committente della cappella e dei preziosi affreschi che la ornano fu Lorenzetto Bertrandi, castellano di San Giorio in nome di Giovanni Bertrandi, con l’ausilio della moglie, Guglielmina, e il contributo di due personalità ecclesiastiche, l’abate di San Giusto di Susa, Martino Giusti, e il prevosto di San Giorio, Raimondo Bertrandi. E’ probabile che i due religiosi abbiano fornito al committente la necessaria consulenza teologica per la realizzazione del vasto e articolato programma iconografico che caratterizza il ciclo pittorico, in origine esteso non solo all’interno della chiesa, ma anche all’esterno, creando un effetto visivo di notevole impatto, a beneficio dei viandanti in transito lungo questo tratto della Via Francigena valsusina.  

Intento del committente era di fondare una cappella votiva che, oltre ad essere luogo di sepoltura per i membri della famiglia, fosse destinata alla preghiera costante per le anime degli antenati Bertrandi, e che, nel contempo, celebrasse, attraverso la bellezza degli affreschi, la posizione sociale e politica raggiunta dalla famiglia dopo il suo trasferimento in Valle di Susa.

San Giorio
Cappella di San Lorenzo – la scena della Crocifissione affrescata sulla parete di fondo della scarsella (tipo di abside a pianta rettangolare anziché semicircolare). Al vertice dell’arcata compare la figura della Eleousa, la Madonna della Tenerezza, che stringe a sé il figlio.

Dedicata a San Lorenzo, patrono celeste del committente, Lorenzetto Bertrandi, la cappella sorge su un affioramento roccioso che, già in tempi antichi, era probabilmente sede di culti pre-cristiani, come attestato dalle coppelle ancora visibili sulla roccia, forme geometriche concave, somiglianti a coppe o scodelle, incise dall’uomo per scopi cultuali o magico-rituali.

La chiesa conserva, su volta e pareti interne, il ciclo di affreschi eseguito nel decennio 1330/1340 da artisti di area franco-piemontese rimasti anonimi, mentre all’esterno si osservano, sul retro, pochi elementi pittorici superstiti, in cui si riconosce la scena dell’Adorazione dei Magi e un grande San Cristoforo, testimonianza iconografica strettamente connessa al passaggio di pellegrini lungo la Via Francigena.  

Tema portante del ciclo pittorico è la salvezza delle anime dei defunti, che viene trattato attraverso la contrapposizione tra il destino di dannazione eterna riservato ai peccatori impenitenti e, dall’altro lato, il sacrificio estremo del Cristo, morto in croce per la redenzione dell’umanità, e l’esempio edificante di fedeltà cristiana rappresentato dalla vita di San Lorenzo e dal suo martirio.

Cappella di San Lorenzo – l’elegante figura di Giovanni Betrandi con le mani giunte in preghiera e scortato da tre soldati.

Oltre agli episodi della vita del Cristo e di San Lorenzo, e ad altri temi agiografici e biblici come Sant’Orsola e le Undicimila Vergini e la Cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, sulla parete sud della cappella troviamo una grandiosa rappresentazione della scena dell’Incontro dei tre vivi e dei tre morti, schema iconografico ricorrente nell’arte medievale, con finalità moralistiche e pedagogiche.

La scena presenta l’incontro fra tre cavalieri, impegnati in una battuta di caccia con cani e falconi, pratica tipica delle classi aristocratiche, e tre defunti usciti dal sepolcro, in differenti stati di decomposizione, che, fungendo essi stessi da monito e da “memento mori”, esortano i primi a redimersi adottando uno stile di vita coerente con i dettami cristiani. Tra i due gruppi s’inserisce una figura monacale, identificata in San Macario che, reggendo un cartiglio con una scritta non più leggibile, invita i cavalieri, riccamente abbigliati, ad osservare i tre defunti, traendone insegnamenti morali.

Come è stato sottolineato dagli studiosi, gli affreschi della cappella di San Lorenzo rivelano “influenze padane d’impronta giottesca evidenti nella Crocifissione, integrandole con i caratteri della pittura nordica e transalpina, fiamminga, borgognona, provenzale, evidenti ad esempio nella particolare attenzione al contesto naturale e paesaggistico e nella resa realistica di argomenti macabri. Tale commistione di stili e influenze è tipica di un’area come la Valle di Susa, ormai saldamente incardinata nello Stato Sabaudo e caratterizzata, specialmente nel tardo Medioevo, dalla circolazione di artisti, modelli e opere di provenienza varia (M. Garufi e A. M. Ludovici in “Il borgo medievale di San Giorio di Susa”).

San Giorio
Cappella di San Lorenzo – il Martirio del Santo.

Sempre nel paese di San Giorio merita una sosta la cappella dedicata a San Sebastiano, situata ai margini dell’abitato in direzione di Bussoleno, che conserva sulla facciata alcuni interessanti resti del ciclo affrescato da cui in origine era ornata, attribuito dagli studiosi alla bottega tardo-quattrocentesca dei fratelli Bartolomeo e Sebastiano Serra. Si riconosce un San Giorgio che combatte il drago in armatura di foggia quattrocentesca, affiancato da due figure di santi di non facile lettura, forse San Giacomo e Sant’Antonio Abate.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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