La curiosa storia ultrasecolare della “Regin-a ‘d Pòrta Palass”
TORINO. Borgo Dora, il Balon, Porta Palazzo: un pittoresco quartiere torinese, ma soprattutto un mondo a sé, da sempre simbolo di vivacità, dinamismo, commercio, scambi, baratti, affari e… bidoni; ma anche crogiolo di idee, ispirazione per poeti e artisti, confronto di culture, babele di lingue e di colori… C’è chi lo ha frequentato per caso, per pura curiosità, e ha finito per diventarne un frequentatore abituale, affascinato da quel mondo irresistibile, multiculturale, dinamico, irrequieto, sempre in movimento eppure sempre uguale a se stesso, nel quale non vede l’ora di potersi rituffare. E c’è, naturalmente, anche chi ha la fortuna di abitarci.
Ho avuto occasione di intervistare due residenti, che vivono lì da decenni e che mi hanno rivelato aspetti e personaggi di questo Borgo non sempre conosciuti e spesso dimenticati.
Una è Angela Donna, poetessa e scrittrice, insegnante in pensione, che così racconta:
“Non tutti sanno che il Mercato di Porta Palazzo, e i suoi dintorni, sono stati per lunghi anni un piccolo regno, con tanto di sovrana, o meglio di “regina”, eletta democraticamente ogni anno dal popolo. Di fatto questo luogo ancora resta un ‘regno”, anche se il piccolo e umile trono, è rimasto vacante dal 1978. Torino ha decine di primati, lo sanno tutti. E non sto qui ad elencare quelli più noti. Ma ce n’è uno di cui pochi sono a conoscenza. Nel 1889, all’antico e popolare Teatro Scribe (ora scomparso) si tenne il Primo Concorso Internazionale al mondo per l’elezione di una miss. Fu un’austriaca (Jenny Cooper, di Vienna) ad aggiudicarsi la prima fascia; seconda classificata fu una signorina riminese, Costanza Fusconi; il terzo posto del podio venne assegnato a una parigina, tale Rachel Verdier”.
Chiedo ad Angela Donna: “Fu un’iniziativa di successo?”. Così mi risponde:
“Il successo di questa iniziativa fu enorme, e appena tre anni dopo si pensò di eleggere la prima reginetta di bellezza tutta torinese, scelta tra le più belle ragazze del quartiere, che per l’occasione venne inghirlandato a festa. Sui confini furono allestite della arcate con su scritto: “Regno di Porta Palazzo”. Fu una vera kermesse in grande stile, con tanto di baracconi e sfilata di carri allegorici allestiti dai commercianti e dagli ambulanti, che – dopo il défilé di rito nel quartiere – percorrendo Via XX Settembre, Piazza Castello, Via Po, giunsero fino al Valentino.
“Si pensò quindi di ripeterla?”
“L’elezione fu ripetuta ogni anno, tra la fine di agosto e i primi di settembre; le elezioni si tennero persino durante gli anni della Grande Guerra: la Cineteca del Museo Nazionale del Cinema conserva un filmato che mostra le ragazze che nel 1914 parteciparono a questo Concorso di Bellezza. E si andò avanti fino alla 2^ Guerra Mondiale. Dopo l’inevitabile interruzione nel periodo bellico, la kermesse fu ripresa nell’immediato dopoguerra, ma spostata al periodo del Carnevale.
L’elezione della Regina avveniva nelle giornate precedenti il Giovedì grasso, alla presenza delle Istituzioni e delle Autorità cittadine. Non mancavano neppure Gianduja e Giacometta, ed altre maschere del Piemonte. Tra i compiti istituzionali della Regina di Porta Palazzo c’erano le visite benefiche ad ospedali, ospizi e orfanotrofi. Essa passava tra i banchi del mercato e i negozi del quartiere elargendo sorrisi agli ambulanti, ai bottegai e agli astanti compratori.
Si andò avanti così fino al 1978. L’ultima miss, o meglio l’ultima “Regin-a ‘d Pòrta Palass” è stata Luciana Aiassa, che a tutti gli effetti – almeno in teoria – resta tuttora la regina in carica: nessuno l’ha mai detronizzata. Certo una regina con un piccolo reame, ma sempre di una regina si trattava”.
Aggiungo che l’espressione “Regin-a ‘d Pòrta Palass”, tra i vecchi torinesi, era in passato frequentemente usata per identificare chi – con distacco e presunzione – millantava conoscenze e ricchezze materiali o morali, dandosi impropriamente delle arie. Come dire: Regin-a ‘d Pòrta Palass, regina di niente. A volte la genesi delle frasi idiomatiche si sviluppa attraverso storie dimenticate, ma curiose e sorprendenti.
Sergio Donna
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